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Spagna: risultati, scenari e effetti del voto di ieri
La nota politica di Riccardo Pennisi (Aspenia) sulle elezioni di ieri
La Spagna ha votato e il risultato è sorprendente. 6 cose da sapere.
6 COSE DA SAPERE DOPO LE ELEZIONI IN SPAGNA
1) Il PP, la destra tradizionale, è stato il più votato (32,8%). Eppure il partito di Feijóo è lo sconfitto politico del voto. Per due motivi: a) aveva chiesto che il “sanchismo”, la formula di sinistra-sinistra con cui il capo del partito socialista Sànchez ha governato negli ultimi quattro anni, fosse spazzato via, “rottamato” dagli elettori. Ma non è successo: il PSOE, con il 31,8%, ottiene un ottimo risultato, quasi un pareggio. b) I 136 seggi del PP sono molto lontani dalla maggioranza assoluta, cioè 176 scranni al Congreso de los Diputados.
2) Il PP non potrà governare neanche in alleanza con Vox, la formazione di estrema destra che aveva ricevuto il sostegno esplicito del capo del governo italiano nei giorni scorsi. I due partiti infatti sommano 169 deputati, 7 in meno del necessario. Il partito di Abascal perde 2,7 punti, e 19 seggi, rispetto al 2019. La soluzione gradita a Giorgia Meloni e a molti altri esponenti della destra europea, che era stata data quasi per certa dai sondaggi della vigilia, è sfumata.
3) Il PSOE, che aveva preso il rischio di indire il voto anticipato dopo la sconfitta alle amministrative di maggio – per risparmiarsi sei mesi di graticola in vista delle elezioni previste per dicembre – ha vinto la sua scommessa. Non solo ha ricevuto quasi un milione di voti in più rispetto al 2019, ma ha anche ottenuto buoni risultati nelle regioni dove l’egemonia della destra sembrava radicarsi, dove il PP stava testando le sue alleanze con Vox: Andalusia, Extremadura, Comunità Valenciana.
4) La nuova coalizione di sinistra Sumar, un po’ l’erede della scomparsa Podemos, ha ottenuto il 12,3%, ossia due punti e mezzo in più delle scorse politiche. Guidata dalla ministra del Lavoro Yolanda Dìaz, Sumar è sopravvissuta a una sequela quasi mortale di scissioni e litigi interni, sfociati in un disastro elettorale alle amministrative di due mesi fa. Ed è riuscita a tallonare Vox, seppure senza superarla. Un successo.
5) Decisivo nel successo socialista il risultato della Catalogna. Si è detto che le spinte indipendentiste avessero spinto il resto del Paese verso le proposte anti-autonomiste della destra. Ma, guarda un po’, la vendetta contro l’indipendentismo promessa da Vox (più sfumata per il PP) ha spinto i catalani a votare in massa i socialisti (+20% sui popolari nella regione), visti come unica garanzia per la loro autonomia.
6) Prospettive. Il PP potrebbe governare solo con un accordo di larghe intese con il PSOE, che quasi sicuramente non ci sarà. Sànchez avrebbe una maggioranza, se si accordasse però – oltre che con Sumar – con i 14 deputati catalani e gli 11 baschi provenienti da quattro partiti differenti, tre dei quali indipendentisti. Uno scenario complesso, ma non impossibile, visto che l’unica alternativa sarebbe allora quella di una ripetizione elettorale dal risultato imprevedibile – di cui non sarebbe facile prendersi la responsabilità.
🇪🇦 Elezioni in #Spagna, scrutinio al 100% (e variazione con il 2019):
PP 136 seggi (+47)
PSOE 122 (+2)
Vox 33 (-19)
Sumar 31 (-7 rispetto a UP+MP)
ERC 7 (-6)
JuntsxCat 7 (-1)
EH Bildu 6 (+1)
EAJ-PNV 5 (-1)
BNG 1 (0)
CC 1 (-1)
UPN 1 (-1)Maggioranza assoluta: 176 seggi su 350
— YouTrend (@you_trend) July 24, 2023
GLI SCENARI
1) Vittoria della destra convenzionale (il Partito Popolare, PP) con maggioranza assoluta, o quasi. Alberto Núñez Feijóo diventerebbe capo del governo senza bisogno dell’appoggio dell’estrema destra di Vox, che si trasformerebbe in stampella dei governi regionali e poco più. A livello nazionale, potrebbe cercare accordi con i nazionalisti di centro-destra dei Paesi Baschi e della Catalogna. La sinistra, sia i socialisti (PSOE) che i radicali di Sumar (l’evoluzione di Podemos), non toccherebbe palla per quattro anni.
2) Vittoria del PP, ma molto lontana dalla maggioranza assoluta. A quel punto si aprirebbero tre strade
-2a) Larghe intese con il partito socialista, che accetterebbe in nome dell’esclusione dell’estrema destra dal governo. Sarebbe però una specie di “cattura” dei socialisti da parte dei popolari, perché il PSOE accetterebbe questa opzione soltanto se uscisse dalle urne molto indebolito. Vox resterebbe fuori dall’esecutivo, ma sarebbe il PP a dettare legge.
-2b) Se il PSOE ottenesse un buon risultato pur perdendo, infatti, preferirebbe che i popolari cadessero prigionieri di Vox, fossero insomma succubi dell’alleanza con l’estrema destra per governare. Questo – pensano i socialisti – li porterebbe al disastro, e un PSOE in buona forma, forma da misurare alle Europee dell’anno prossimo, ad esempio, potrebbe presto tornare al governo.
-2c) C’è un modo però per cui il partito di Sanchez potrebbe decidere di andare lo stesso alle larghe intese con i popolari, pur con un buon risultato. Accadrebbe in caso di forti pressioni europee in questa direzione, certamente da parte della Cancelleria di Berlino, come mossa politico-istituzionale volta a contrastare le manovre verso una maggioranza di destra al prossimo parlamento europeo.
3) Nessuno riesce a costituire una maggioranza di governo. Scenario niente affatto remoto, porterebbe a una ripetizione elettorale, come già avvenuto nel novembre 2019 (dopo lo stallo di aprile 2019), e nel giugno 2016 dopo il pareggio di dicembre 2015.
4) Le due forze di sinistra (PSOE e Sumar) vanno entrambe bene e riescono a ricostruire la coalizione di governo di sinistra-sinistra che ha governato la Spagna negli ultimi quattro anni.