L’Europa come può liberarsi dalla dipendenza energetica, trasformandosi nella terra promessa delle energie rinnovabili? Ecco Eneropa. L’analisi di Riccardo Pennisi
Più che un’utopia, una necessità geopolitica. Per l’Europa, quella di liberarsi dalla dipendenza energetica, trasformandosi nella terra promessa delle energie rinnovabili: Eneropa.
Vero che di gas e petrolio russo ne compriamo ormai poco: ma prendiamo gli idrocarburi dagli sceicchi, da vari Paesi africani o centroasiatici, dagli Stati Uniti… dal punto di vista dell’autonomia energetica, nessun passo avanti. Da quello “morale”, nemmeno. Quando consumiamo energia, in effetti, dovremmo sempre chiederci come impiegherà i nostri soldi chi ce la vende. Spoiler: di solito non ci compra le pastarelle per la nonna. Tra i Paesi del Golfo, il Qatar è il primo fornitore di gas all’Italia. Domanda: negli ultimi anni, a quale organizzazione ha versato 30 milioni di dollari il Qatar, ogni mese? Inizia per H, finisce per S… Pensateci, mentre accendete il fuoco per la pasta. Non che prima fossimo tanto più furbi: con i nostri soldi, Putin ci ha preparato sotto il naso l’invasione dell’Ucraina.
Ecco allora la mappa di un’Europa completamente autosufficiente e rinnovabile con le sue diverse regioni specializzate in differenti energie pulite.
Un’evoluzione che comporterebbe la diminuzione delle emissioni di CO2 dell’80% entro il 2050, secondo uno studio commissionato dall’Europe Climate Foundation; certo, servirebbero grandi investimenti, dovremmo smettere magari di incentivare con miliardi di euro l’acquisto di auto private (panico!)
Va anche sottolineato, abituati come siamo alle cattive notizie, che la quota di consumo energetico proveniente da rinnovabili continua ad aumentare in Europa. In particolare dal solare: più conveniente perché c’è più sole, perché il prezzo degli idrocarburi soffre l’instabilità internazionale, perché la produzione di pannelli solari in Cina è sempre più economica. Le emissioni di CO2 in Europa stanno diminuendo anche per questo.
Queste le parti costitutive di Eneropa, come riportato sul sito bigthik.com:
Solaria
Dove: le parti meridionali del Portogallo, Spagna, Francia e Italia, oltre alla Grecia.
Cosa: mentre l’energia eolica ha più senso nel nord Europa, l’energia solare è la soluzione ovvia per il soleggiato sud del continente.
Gli stati delle maree
Dove: Irlanda, parte occidentale della Gran Bretagna e coste atlantiche di Francia e Spagna.
Cosa: Utilizzando l’energia cinetica delle maree oceaniche per alimentare le turbine, gli Stati delle maree hanno perfezionato un metodo a basso costo e a basso impatto per raccogliere energia dal mare.
Le Isole del Vento
Dove: la parte orientale della Gran Bretagna, la costa francese della Manica, le zone costiere di Belgio, Paesi Bassi, Germania, Norvegia, Svezia, Finlandia e Stati baltici, oltre all’intera Danimarca.
Cosa: queste sono le parti più turbolente del continente, quindi ha senso tempestare queste parti di turbine eoliche.
Idropia
Dove: Questa utopia dell’energia idroelettrica è composta da quattro stati diversi: Idropia settentrionale (Norvegia e una parte della Svezia), Idropia centrale (le regioni alpine di Svizzera, Germania e Austria, più l’Italia settentrionale), Idropia occidentale (una striscia di territorio che va dal Portogallo settentrionale e dalla Spagna alla Francia centro-meridionale) e l’Idropia orientale (Romania, Moldavia, Bulgaria e Turchia europea).
Cosa: Ad unire queste regioni disparate è il loro potenziale di generare elettricità utilizzando l’energia idroelettrica, in particolare creando dighe sui fiumi che scorrono dalle loro montagne al mare.
Geotermia
Dove: dal confine settentrionale della Francia attraverso la Germania settentrionale e la Polonia fino all’interno del Baltico, oltre a gran parte della Finlandia e della Svezia.
Geotermia potenziata
Dove: dalla Francia centrale all’Ungheria, toccando lungo il percorso parti del Belgio, della Germania e dell’Austria.
Cosa: l’Islanda genera circa il 27% della sua energia da fonti geotermiche profonde da 1 a 2 km (da 0,6 a 1,2 miglia), ma non tutti vivono su una zona vulcanicamente attiva. Entrambe le geotermalie nell’Europa continentale dovranno scavare buche profonde da 6 a 10 km (da 3,7 a 7,5 miglia) per estrarre il calore interno della Terra.
La Repubblica per la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCSR)
Dove: Polonia meridionale e Slovacchia.
Cosa: essendo il suo nome un ovvio riferimento alla buona vecchia Unione Sovietica e alle sue industrie pesanti – scrive il sito bigthink.com -, la CCSR è specializzata nella cattura e nello stoccaggio delle emissioni di carbonio rilasciate dagli impianti energetici ancora abbondanti della regione alimentati da petrolio, gas e soprattutto carbone.
Biomassburg
Dove: la Jugoslavia riunificata, con l’Albania inserita per una maggiore fratellanza e unità. (Che cosa potrebbe andare storto? – si chiede bigthink.com)
Cosa: questa regione è specializzata nella conversione della biomassa – colture, letame, rifiuti alimentari e qualsiasi materia organica, in realtà – in energia bruciando il materiale nelle centrali elettriche o convertendolo in biocarburanti.
Vrania
Dove: Francia centro-settentrionale. Sospettiamo che “Vrania” sia solo un modo carino di scrivere male “Urania”.
Cosa: si può discutere se l’energia nucleare sia “sostenibile”, ma almeno non genera emissioni di gas serra. La politica energetica della Francia è indiscutibilmente pro-atomica: le sue centrali nucleari producono il 63% della sua energia.
Una rete integrata farebbe poi circolare tra le varie parti d’Europa l’energia prodotta nelle diverse località, per garantirne uso e fornitura eguale e costante. Come una specie di metrò.