skip to Main Content

Fatti e polemiche dai palazzi europei

Dalla Commissione di Bruxelles in fieri a Brexit e non solo. Ecco novità e approfondimenti sui fatti che surriscaldano i palazzi Ue nel Taccuino europeo a cura di Andrea Mainardi

BILANCIO 2020, CRESCONO RISORSE PER CLIMA, DIGITALIZZAZIONE E GIOVANI

Accordo raggiunto sul bilancio per l’Unione europea 2020. Il Parlamento europeo ha concordato con gli Stati membri un aumento di 850 milioni rispetto alla proposta della Commissione per finanziare la lotta al riscaldamento globale, per la digitalizzazione e i programmi Erasmus. Sono state necessarie tre settimane di difficili trattative per raggiungere questo accordo, il che fornisce un’indicazione delle posizioni che gli Stati membri assumeranno sui negoziati in corso per il bilancio pluriennale dell’Ue per il periodo 2021-2027. L’accordo porta il livello complessivo degli impegni a 168,7 miliardi di euro e il livello dei pagamenti a 153,5 miliardi per il bilancio 2020.

ANCORA UN OK PER URSULA POI COMMISSIONE AL VIA

Con un mese di ritardo rispetto alla tabella di marcia dovuto al veto ai primi candidati di Romania, Ungheria e Francia, mercoledì 27 il Parlamento europeo voterà la squadra dei 26 commissari di Ursula von der Leyen. Una lista a 27 (von der Leyen è già stata eletta in estate), mancante del commissario britannico, dopo il rifiuto di Londra a indicare un suo candidato prima delle elezioni politiche del 12 dicembre. Diniego che ha provocato l’apertura di una procedura di infrazione verso la Gran Bretagna. Se sarà – come previsto – disco verde a Strasburgo, la nuova Commissione potrà entrare in carica a inizio dicembre.

REBUS DEMOCRAZIA PARLAMENTARE

La versione di Weber
Se von der Leyen può ragionevolmente confidare di far passare la sua squadra nella plenaria di mercoledì, il Parlamento non ha dimenticato la sua promessa di “dare più peso alla democrazia parlamentare”. Il leader del gruppo Ppe Manfred Weber, affila le armi: è giunto il momento, scrive in un editoriale. Per Weber il Parlamento europeo dovrebbe insistere su un vero diritto di iniziativa legislativa, qualcosa di cui tutti i parlamenti nazionali godono. Aggiunge: “Ciò non richiede modifiche del trattato, ma solo che il neoeletto presidente della Commissione si impegni a mettere in atto qualsiasi decisione presa con un voto di maggioranza in Parlamento”. Il popolare ha anche promesso che spingerà affinché sia il Parlamento a stabilire l’agenda.

Nuovo asse franco-tedesco
Weber non è il solo a volere rivedere pesi e contrappesi nell’Unione. Germania e Francia hanno proposto un progetto per una Conferenza sul futuro dell’Europa. L’obiettivo è di rivedere quasi tutti gli aspetti del funzionamento dell’Ue, per rendere il blocco “più unito e sovrano”. Il progetto propone che i leader europei tengano una prima discussione sulla Conferenza al loro vertice a Bruxelles il mese prossimo, per dare il via ad un’iniziativa incentrata sul “funzionamento democratico dell’Ue”, in particolare “per quanto riguarda le elezioni e le designazioni in posizioni chiave”. L’iter si snoda per due anni. Ovvero in coincidenza con la presidenza Ue tedesca (seconda metà 2020) e francese (prima metà 2022).

HABEMUS TUSK

Il presidente uscente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, è stato eletto presidente del Partito popolare europeo riunito a congresso a Zagabria. Unico candidato, ha ottenuto 491 sì, su un totale di 540 votanti. Al momento il Ppe è il partito che controlla il maggior numero di seggi al Parlamento europeo – 182 su 751 – ed esprime più capi di stato o di governo nel Consiglio europeo, 9 su 28. L’incarico di presidente del partito prevede soprattutto un lavoro di coordinamento fra i parlamentari europei e i governi nazionali controllati dai Popolari, ed è considerato uno dei più influenti negli ambienti europei. Tusk ha rilanciato parte del suo intervento via Twitter. Il nocciolo: in nessuna circostanza possiamo dare la gestione della sicurezza e dell’ordine ai populisti politici, ai manipolatori e agli autocrati, che portano le persone a credere che la libertà non possa conciliarsi con la sicurezza.

Aveva aggiunto: “Sono profondamente convinto che solo coloro che vogliono e sono in grado di dare alle persone un senso di sicurezza e protezione, preservando allo stesso tempo le loro libertà e diritti, abbiano il mandato di candidarsi per il potere”.

A margine, il neo presidente ha chiarito a chi gli chiedeva se in futuro la Lega di Matteo Salvini potrebbe aderire al Ppe: “Ho tanta immaginazione però ci sono dei limiti”.

Tra gli impegni del Ppe la questione dell’allargamento Ue
Appena eletto a capo del Partito popolare europeo, Tusk dovrà affrontare tra l’altro la questione dell’allargamento dell’Unione europea. I negoziati di adesione con l’Albania e la Macedonia del Nord sono bloccati dopo che Francia, Danimarca e Paesi Bassi hanno rifiutato di avviare il processo. Da Zagabria è arrivato l’invito a rilanciare la discussione il più rapidamente possibile. “È una questione di fiducia, abbiamo promesso alcune cose ai paesi e non abbiamo fatto l’ultima mossa”, ha affermato la deputata portoghese Lidia Pereira. Sulla strada di una possibile adesione all’Ue, i Balcani occidentali possono contare su un forte alleato, gli Stati Uniti. Washington non ha mancato di criticare la decisione degli Stati membri di non proseguire i negoziati.

SUGAR TAX, IL PENDOLARISMO DEI NORVEGESI IN FUGA DAL CARO ZUCCHERO

Sarà che si va verso il Natale e in Scandinavia è buio e freddo. Così, dato che in Norvegia il conforto di una caramella rischia di costare parecchio, aumenta il pendolarismo verso la Svezia, in cerca di candies meno tassate. Lo riporta il The Guardian. Nel centro commerciale a nord di Charlottenberg, nella Svezia sud-occidentale, a soli quattro miglia dalla Norvegia e a meno di 90 minuti di auto da Oslo, c’è un supermercato di caramelle grande quanto mezzo campo da calcio. Snack, bevande zuccherose e ciocciolatini costano quasi la metà rispetto al paese confinante. E più economici sono anche alcol e tabacco. Lo scorso anno le tasse sui dolciumi sono aumentate a 37 corone al chilo. Il consumo di dolciumi in Norvegia, che era triplicato da 5 kg a persona all’anno nel 1960 a 15 kg nel 2008, è sceso a poco più di 12 kg l’anno scorso, mentre le vendite di bevande zuccherate sono diminuite da 93 litri a persona alla fine degli anni ’90 a 47 litri. Tutta salute? Intanto aumentano i viaggi oltre confine a caccia di caramelle. Un giro d’affari nel 2018 di circa 1,3 miliardi di sterline, in crescita del 10 percento rispetto all’anno precedente.

5G, CONTINUA LO SCONTRO IN GERMANIA. E GLI USA SI ARRABBIANO

La Germania di Angela Merkel non si decide sulla scelta della cancelliera di non escludere nessuna azienda dalla gara per il 5G. Huawei compresa. In Parlamento è passata una mozione interna al partito di maggioranza che intende dare al Bundestag il potere di veto in materia. Nel frattempo il ministro dell’Economia Peter Altmaier ha tirato dritto, descrivendo gli Stati Uniti come “inaffidabili”. Il fraseggio ha scatenato l’ira dell’ambasciatore americano a Berlino, Richard Grenell. Ha definito il giudizio “un insulto alle migliaia di truppe americane che contribuiscono a garantire la sicurezza della Germania e ai milioni di americani impegnati in una forte alleanza occidentale”. Nelle sue osservazioni, il ministro aveva fatto riferimento allo spionaggio in Germania da parte della National Security Agency degli Usa. La posizione di Altmaier è un ulteriore sintomo della frattura tra Germania e Stati Uniti tra controversie commerciali e mancato rifinanziamento degli impegni di spesa per la Nato. E insieme, un imbarazzo per molti, proprio mentre Pechino continua senza troppi scrupoli azioni di repressione a Hong Kong e nello Xinjiang.

Altmaier non è l’unico a fare confronti tra Stati Uniti e Cina. Per Dieter Kempf, presidente della Federazione tedesca delle industrie, non c’è motivo di trattare società cinesi diverse da quelle americane: “L’importante è essere sicuri che il fornitore del 5G sia affidabile indipendentemente da dove proviene”.

BREXIT, BORIS SCRIVE A BABBO NATALE

Pronti per l’Avvento? Abete, candele e agrifoglio per la corona da mettere in tavola: domenica si comincia. BoJo ha già scritto la sua lettera a Babbo Natale: tutto quello che desidera sotto l’albero è la Brexit. Festività impegnative per Queen Lilibet. Oltre al tradizionale messaggio tv, Elisabetta II dovrà tornare a Westminster per inaugurare il nuovo Parlamento che uscirà dalle urne il 12 dicembre. Le hanno già fissato il viaggio da Buckingham Palace per il 19 dicembre. Probabile seccatura per la sovrana che tradizionalmente passa le feste in quel di Sandringham, nel Norfolk.

Il nuovo Parlamento al lavoro fino alla Vigilia
I sudditi si interrogano: andrà a benedire l’apertura dei lavori in carrozza come da protocollo o sceglierà il profilo basso della Rolls Royce? In fondo era uscita già in ottobre, quando Boris Johnson ha chiuso e riaperto la sessione parlamentare. Terminate le cerimonie, si voterà l’ok il 20 o al massimo il 23. Appena in tempo per liberare Lords e Commons per le ultime spese della Vigilia da Harrods.

PROGRAMMI A CONFRONTO

Tories: go, go
Supponendo la vittoria di BoJo alle elezioni, lo scopo dei Tories – rivelato programmaticamente domenica – è un solenne “get Brexit done, unleash Britain’s potential”, che suona come uno auspicato scatenamento del potenziale della Gran Bretagna una volta liberata dal dramma. Quindi: voto prima di Natale in Parlamento e uscita concordata con l’Unione il 31 gennaio.

Corbyn e il referendum
I laburisti, con Jeremy Corbyn, cercando di galvanizzare il sostegno sia dei leavers che dei remainers promettono di negoziare entro tre mesi con la Ue un nuovo accordo sulla Brexit – di tipo più morbido di quello di Johnson – e offrire agli elettori la possibilità di scegliere tra il nuovo patto e un secondo referendum per rimanere o uscire.

Il no secco dei liberaldemocratici
La leader dei liberal democratici Jo Swinson punta a fermare immediatamente la Brexit il giorno dopo una vittoria elettorale.

Tutti i dettagli e le differenze dei programmi dei tre leader sono riassunti qui).

Per tutti gli europei, prima di archiviare tra un mesetto il calendario 2019, forse l’ultimo o forse no, della Gran Bretagna nell’Unione, qualche anniversario da celebrare. Cinquant’anni fa uscivano Tommy degli Who, Space oddity di David Bowie e Abbey road dei Beatles. Quarant’anni fa The Wall dei Pink Floyd e, il 14 dicembre 1979, London calling dei Clash. A Londra ci hanno allestito una mostra – al Museum of London. Tra i pezzi, anche il basso spezzato sul palco da Paul Simonon; quello della copertina dell’album. E il 2019 è anche il quarantesimo anniversario dell’ingresso al 10 di Downing Street di Margaret Thatcher. Insomma: tanta roba.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top