Dubbi sulla destinazione dei fondi di coesione alla difesa, il battibecco tra la magistratura contabile e i rappresentanti della commissione Ue
Destinare parte dei fondi della politica di coesione al settore della difesa potrebbe mettere a rischio principi fondamentali come trasparenza, tutela ambientale e riduzione delle disuguaglianze tra regioni. E’ questo l’allarme lanciato dalla Corte dei conti europea sulle modifiche proposte dalla Commissione Ue al bilancio 2021-2027. Non solo. Nonostante si riconosca l’urgenza imposta dallo scenario geopolitico, la Corte evidenzia anche il pericolo di un aumento della burocrazia e la mancanza di una chiara valutazione d’impatto.
PNRR: ATTUAZIONE LENTA E RISULTATI INSODDISFACENTI
La magistratura contabile dell’Unione europea in un report ha tracciato un bilancio critico sull’andamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, definendone i risultati “limitati” e segnalando “ritardi” nell’attuazione. Gli auditor Ivana Maletić e Jorg Petrovič hanno evidenziato carenze significative nei controlli – spesso demandati ai singoli Stati – e un sistema poco trasparente in termini di costi, beneficiari finali e risultati effettivamente raggiunti. Secondo la Corte andrebbe evitato in futuro l’utilizzo di strumenti simili se non accompagnati da regole chiare e un solido legame tra fondi erogati e performance.
CRITICHE SUL METODO DI CONTROLLO E SCARSA TRASPARENZA
Nel dettaglio la Corte contesta al Recovery Fund di non essere uno strumento basato sulle performance: mancano dati affidabili sui costi reali, le condizioni di pagamento non sono ben definite e vi è un quadro incompleto dei destinatari finali. Inoltre, i fondi spesso non sono proporzionati ai progressi fatti dagli Stati membri. A fine 2024, pur avendo già impegnato 650 miliardi di euro sui 723,8 miliardi totali previsti, l’effettivo assorbimento dei fondi risultava irregolare: solo l’85% delle richieste di pagamento previste era stato presentato. Tra le maggiori criticità la Corte evidenzia anche il rischio di sovrapposizione con altri strumenti Ue e una debolezza dei sistemi di verifica.
CHI DIFENDE IL RECOVERY
Non si è fatta attendere la risposta della Commissione europea, che ha accolto con favore la revisione ma ha contestato le principali osservazioni della Corte. “Il Pnrr è chiaramente uno strumento finanziario basato sulla performance” ha precisato l’esecutivo Ue, sottolineando che i pagamenti sono legati a traguardi e obiettivi specifici. La Commissione ritiene infondata l’idea che il sistema non consideri la performance, attribuendo il disaccordo a “differenze interpretative di concetti giuridici”.
A difesa è intervenuto anche il vicepresidente della Commissione Ue, Raffaele Fitto: “È uno strumento potente che guida la crescita economica con investimenti concreti, incentivando le riforme strutturali in settori chiave come occupazione e istruzione”. Sulla stessa linea il commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, che ha parlato di “un risultato significativo”, ricordando il ruolo decisivo del Pnrr nel sostenere la ripresa europea dopo la pandemia e nell’alimentare un volume senza precedenti di investimenti.