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Forse ci siamo, la tregua tra Ucraina e Russia è possibile

Primi segnali di apertura per un negoziato. Zelensky ammette: “Crimea e Donbass non sono più riconquistabili”. Donald Trump spinge per una pace a inizio anno e chiede un piano all’Europa. Come uscirne per non far sembrare la decisione una resa a Putin?

Che qualcosa stia cambiando sullo scenario ucraino lo si è capito con le parole di Volodymyr Zelensky: “Crimea e Donbass non sono più riconquistabili”. Di fatto può iniziare da qui il tentativo di arrivare ad una tregua con Mosca che il presidente ucraino ha iniziato a valutare per due motivi: il pressing di Donald Trump e le difficoltà politiche interne al suo Paese. Per questo Repubblica titola in prima pagina “La svolta di Zelensky” mentre la Stampa usa la parola “Pace in Ucraina” e amaramente il Fatto Quotidiano sintetizza: “Abbiamo perso la guerra” pubblicando una foto del leader ucraino.

ZELENSKY APPESO ALLA LINEA AMERICANA

Si parte da un dato, scrive Giuseppe Sarcina nel suo retroscena per il Corriere della Sera: “gli ucraini devono prepararsi a cedere almeno una parte di quel 20% del suolo nazionale conquistato con la forza dai russi”. Zelensky ne ha preso atto, anche se poi bisognerà capire che cosa si debba intendere per “Donbass”. Tutto il territorio occupato tra il 2022 e il 2024 o solo i due distretti di Donetsk e Lugansk controllati da Mosca fin dal 2014? “Il presidente ucraino scruta anche i sondaggi – annota Sarcina – Secondo l’ultima rilevazione condotta da Gallup, il più autorevole istituto di ricerca americano, il 52% degli ucraini è favorevole a «una qualche concessione territoriale» pur di chiudere rapidamente il conflitto (dati raccolti nell’ottobre 2024). Zelensky confida, comunque, di poter concordare una formula transitoria, in modo da riaprire il negoziato sul destino almeno del Donbass tra qualche anno, sperando in un cambio di regime al Cremlino”.

A TAVOLA DA RUTTE: “TRUMP CHIEDE ALL’UE UN PIANO”

Il compito di tracciare le prime linee della trattativa se l’è assunto il segretario generale della Nato, Mark Rutte che ha organizzato una cena informale a Bruxelles, nella sua residenza privata  si sono allora seduti i leader di Italia, Germania, Polonia, Francia, Olanda e Danimarca. Il capo dell’Alleanza Atlantica  ha ricevuto una sorta di mandato ufficioso da Donald Trump. “Tutto, infatti, nasce nel faccia a faccia del mese scorso in Florida – scrive Claudio Tito, corrispondente di Repubblica da Bruxelles – Il messaggio del futuro inquilino della Casa Bianca è stato chiaro: serve la pace in Ucraina, non ci sono soluzioni preconfezionate ma l’Europa deve dire cosa può mettere al centro del negoziato. Quale possa essere il suo contributo”.

SE GLI USA SI SFILANO, UE DA SOLA NON PUO’ SOSTENERE KIEV

Che la situazione sia delicata è chiaro a tutti. Gianni Maria del Re, corrispondente per Avvenire da Bruxelles lo mette nero su bianco: “Gli europei fanno, allarmati, i conti di come fare a sostituire i fondi militari Usa (al momento 61,4 miliardi di dollari) a Kiev se Trump si sfila. In gioco però ci sono anche altri aspetti delicati, a cominciare dalle «garanzie di sicurezza » che Zelensky vuole solo per poter parlare di negoziati di pace con Mosca. Infine, la questione di eventuali peace-keeper europei nel caso di un accordo di pace. La Francia li vuole, l’Italia è disponibile, contraria la Polonia, la Germania frena. Prima, ha detto Olaf Scholz, «l’Ucraina deve definire da sé i suoi obiettivi in relazione a una pace che non sia una pace dettata».

FINE DELLA GUERRA? ANCORA UN MIRAGGIO

Già perché il problema è anche come far sembrare la tregua non una resa e soprattutto in tutto questo manca la visione di Putin che non è detto si sieda a negoziare. Per questo Nathalie Tocci sulla Stampa sottolinea che “la fine della guerra è ancora un miraggio”.  Semmai bisognerebbe chiedersi come continuare a difendere Kiev se viene meno l’impegno degli Usa. “Che sia in uno scenario in cui Trump e Vladimir Putin arrivino a un cessate il fuoco (quanto meno instabile) oppure in uno di guerra protratta, la domanda resta. Serviranno in entrambi i casi decine di migliaia di soldati, nonché munizioni, missili, sistemi di difesa aeree e vere garanzie di sicurezza da parte dell’Europa anche nelle più rosee delle ipotesi. L’Ucraina continuerà a difendersi come può. Dato che questa verità di fondo non cambia, che ci piaccia o no, non è solo giusto ma è anche nel nostro interesse che lo faccia con il nostro pieno sostegno”.

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