Gergely Karácsony ha consentito la manifestazione LGBTQ+ nonostante il divieto del premier ungherese
Budapest capitale della manifestazione LGBTQ+, tra le più partecipate nella storia dell’Ungheria. Secondo gli organizzatori quasi 200mila persone hanno sfilato per le strade della prima città ungherese per il Pride, sfidando il divieto imposto dal governo di Viktor Orbán. La manifestazione, dichiarata ufficialmente “evento municipale”, è stata resa possibile grazie al sostegno esplicito del sindaco Gergely Karácsony, che ha trasformato il corteo in un atto di resistenza civile contro le politiche repressive del governo.
LA RISPOSTA IRONICA DEL SINDACO: “GRAZIE ORBAN”
In un post su Facebook, Karácsony ha ironizzato sull’effetto boomerang della repressione governativa: “Grazie, Viktor Orbán, per aver promosso una società più tollerante”. Una battuta dal sapore amaro, considerando che la mobilitazione è nata in reazione diretta a una serie di leggi fortemente discriminatorie. Negli ultimi mesi il governo ungherese ha modificato la Costituzione per vietare ufficialmente la marcia del Pride, giustificando la decisione con la necessità di “proteggere i minori”. Il tentativo di cancellare l’evento ha sortito l’effetto opposto, provocando una massiccia partecipazione e l’attenzione di media, attivisti e politici da tutta Europa, inclusa una nutrita delegazione italiana.
CHI E’ GERGELY KARACSONY
Karácsony, 50 anni, è sindaco di Budapest dal 2019, riconfermato nel 2024 per un secondo mandato con una vittoria risicata. Leader del piccolo partito ecologista di centrosinistra Dialogo per l’Ungheria (Párbeszéd), affiliato ai Verdi europei, è diventato uno dei volti più noti dell’opposizione progressista in Ungheria. La sua popolarità non deriva solo dalle posizioni politiche, ma anche dalla sua capacità di sfidare apertamente il governo di Orbán su temi cruciali per la democrazia, i diritti civili e l’Europa.
Le divergenze con il governo di Orbán sono profonde e continue. Karácsony ha preso parte regolarmente ad eventi LGBTQ+, ha esposto la bandiera arcobaleno e quella ucraina all’ingresso del municipio e ha sostenuto l’accoglienza dei rifugiati ucraini. Orbán, al contrario, ha rafforzato nel tempo la sua alleanza con forze ultraconservatrici, promuovendo una retorica anti-diversità e filorussa. Secondo la stampa indipendente e diversi analisti, la riuscita del Pride rappresenta una chiara sconfitta politica per il premier, con un sondaggio dell’istituto Publicus che mostra i due terzi degli ungheresi favorevoli allo svolgimento della marcia.
Karácsony non si è limitato alle dichiarazioni di principio. Nel 2021, per protestare contro la decisione del governo di ospitare un campus universitario cinese a Budapest, ha cambiato il nome a diverse strade della capitale per denunciare le violazioni dei diritti umani in Cina. Nonostante la crescente popolarità, Karácsony ha escluso, per ora, una sua candidatura alle elezioni parlamentari del 2026. Ha dichiarato di voler sostenere Peter Magyar, ex alleato di Orbán e ora principale oppositore del premier, leader del nuovo partito Tisza, oggi primo nei sondaggi. La sua decisione di sostenere il Pride in aperta sfida al divieto governativo ha trasformato una marcia in una dichiarazione politica.