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L’occupazione di Gaza spacca Israele: chi frena e chi spinge

Il premier israeliano Netanyahu vuole occupare la Striscia di Gaza, l’IDF protesta e l’Onu chiede la dismissione della Gaza Umanitarian Foundation 

L’annuncio è arrivato nella serata di lunedì 4 agosto: Netanyahu vuole il controllo totale della Striscia di Gaza e l’annessione di alcune parti. Già adesso Israele occupa il 75% del territorio della Striscia attraverso zone cuscinetto e corridoi militari che attraversano l’enclave palestinese.

NETANYAHU E USA SPINGONO PER L’OCCUPAZIONE DI GAZA

“È necessario completare la sconfitta del nemico a Gaza, liberare tutti i nostri ostaggi e garantire che la Striscia non rappresenti più una minaccia per Israele. Non rinunciamo a nessuno di questi obiettivi” lo ha dichiarato il premier israeliano Benyamin Netanyahu durante una visita alla base di reclutamento e selezione di Tel HaShomer, incontrando i nuovi soldati. La decisione deve però passare per il Gabinetto di Guerra. Tuttavia, il premier israeliano non può non passare dall’approvazione dell’alleato statunitense. Secondo il quotidiano Yedioth Ahronoth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump avrebbe concesso al primo ministro israeliano il via libera per intensificare le operazioni.

I DUBBI DEI MILITARI: IL PIANO DI OCCUPAZIONE DI GAZA METTE A RISCHIO LA VITA DEGLI OSTAGGI 

Il Capo di Stato Maggiore dell’esercito, Eyal Zamir è in aperto dissenso rispetto al piano di occupazione di Gaza. Infatti, oggi si sarebbe dovuta tenere una riunione del governo israeliano ma è stata rinviata a causa delle tensioni sulla fattibilità del piano. Secondo alti ufficiali militari ed ex comandanti il piano avrebbe messo in pericolo la vita degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, inoltre l’operazione avrebbe rischiato un ulteriore isolamento internazionale di Israele e avrebbe costretto i soldati israeliani a gestire una popolazione in cui erano ancora presenti combattenti di Hamas.

IL 70% DEGLI ISRAELIANI CONTRARIA A ESTENDERE IL CONFLITTO

Non sono solo i militari a contrastare l’occupazione di Gaza. Un sondaggio diffuso dal Times of Israel rileva che oltre il 70% della popolazione israeliana è favorevole a porre fine alla guerra a patto che si arrivi a un accordo che preveda la liberazione degli ostaggi ed è contraria a un’estensione del conflitto. I dubbi degli israeliani sono alimentati dalla mancanza di un chiaro obiettivo nell’esecutivo israeliano e della strada per aggiungerlo.

LE FAMIGLIE DEGLI OSTAGGI CONTRARIE AI PIANI DI OCCUPAZIONE DI GAZA

Come riportato dal Corriere della Sera, i genitori degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas hanno espresso ferma contrarietà al piano di occupazione della Striscia di Gaza annunciata dal premier Benjamin Netanyahu. “Un’azione per occupare Gaza metterebbe in pericolo mio figlio Nimrod”, ha dichiarato a Ynet Yehuda Cohen, padre dell’ostaggio Nimrod Cohen. Secondo lui, occupare Gaza è “un’azione terribile e omicida. Tutte le storie di una “presunta” minaccia ad Hamas le vediamo da due anni”, ha denunciato Cohen, aggiungendo che lui e la sua famiglia “si sentono impotenti. Mia moglie Vicki era ieri alla Knesset. Il parlamentare Amit Levy le ha detto che se andiamo verso un accordo completo li uccideranno. Queste sono persone che ucciderebbero la propria madre pur di rimanere nella cerchia di Netanyahu, sono persone del Likud”.

Le famiglie degli ostaggi hanno anche infranto un tabù, hanno acconsentito alla pubblicazione e diffusione di immagini e video che ritraggono i loro cari, detenuti da Hamas, in condizioni di grave malnutrizione. Il gesto serve a dare una scossa a quella parte di opinione pubblica distratta o più preoccupata di vincere la guerra che di salvare dei concittadini. Una scelta non apprezzata dai deputati fedeli di Netanyahu. “Simcha Rothman e Tali Gottlieb, hanno contestato alle famiglie l’«errore» della diffusione dei video degli ostaggi ridotti a «scheletri viventi» – riporta il Corriere della Sera -. «Dovete tacere» ha detto uno dei due. Le famiglie hanno reagito. «Qualsiasi persona sana e sensibile che osserva in che condizioni sono ridotti gli ostaggi capisce che devono tornare a casa subito. A differenza di voi che avete scelto di chiudere gli occhi, il popolo di Israele ha visto come stanno i due ostaggi e a grande maggioranza chiede che tornino tutti e 50 a casa e che i combattimenti finiscano»”.

LE CONSEGUENZE DELL’OCCUPAZIONE DI GAZA SULLA POPOLAZIONE

Se venisse implementata l’occupazione totale, le conseguenze per la popolazione civile palestinese sarebbero devastanti, poiché l’esercito israeliano dovrebbe avviare combattimenti in aree che finora sono state relativamente risparmiate e dove si è rifugiata la maggior parte dei  2,1 milioni di abitanti. Nelle ultime 24 ore l’idf ha colpito oltre 30 obiettivi nel sud della Striscia tra cui “edifici utilizzati da Hamas per sferrare attacchi contro le truppe nella zona”. A Gaza almeno 8 morti per fame nelle ultime 24 ore. Il bilancio è di 188 le vittime di malnutrizione e carestia tra cui 94 bambini.

IL CONSIGLIO DELL’ONU

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è riunito in una sessione speciale per discutere dei 50 ostaggi ancora detenuti da Hamas a Gaza, su richiesta del ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar dopo la diffusione dei video dei due ostaggi di Hamas in penose condizioni di salute e denutriti. I membri voteranno una risoluzione che chiede un cessate il fuoco e un accesso umanitario illimitato a Gaza. A parlare ci sarà anche Ilay David, il fratello maggiore dell’ostaggio Evyatar, collegato da remoto che ha accusato Hamas di aver utilizzato gli ostaggi come “esperimenti sulla fame” e ha invitato il governo di Israele e i leader mondiali a ottenere il rilascio degli ostaggi “con qualsiasi mezzo necessario”.

ONU: SMANTELLARE GAZA HUMANITARIAN FOUNDATION, CONDOTTA INQUIETANTE

Esperti Onu chiedono lo smantellamento immediato della Gaza Humanitarian Foundation che gestisce gli aiuti definendola “un esempio profondamente inquietante di come il soccorso umanitario possa essere sfruttato per fini militari e geopolitici occulti, in grave violazione del diritto internazionale”. “Stiamo lasciando uno Stato accusato di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità a occuparsi del sostentamento della popolazione colpita dal genocidio, senza alcuna supervisione e con totale impunità. Questa ipocrisia manifesta è inquietante. Garantire l’accesso a cibo, acqua, medicine e servizi essenziali non è una questione di carità è un dovere giuridico”, spiegano gli esperti delle Nazioni Unite.

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