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Il Covid è nato in laboratorio? Cosa hanno scoperto gli USA?

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Arrivato sulla scrivania di Biden (ora assorbito dall’Afghanistan) il report sulle origini del Coronavirus e per l’inquilino della Casa Bianca non ci sono buone notizie: gli americani non hanno trovato prove che il Covid sia nato in laboratorio. “Colpa della Cina, che non ha collaborato”, fanno trapelare

Un po’ come quando andavano alla ricerca delle armi chimiche di Saddam Hussein, certi della loro esistenza, anche questa volta gli americani, dopo aver lanciato accuse roboanti, tornano a casa con un pugno di mosche in mano. L’indagine d’intelligence chiesta dal presidente americano Joe Biden tre mesi fa sull’origine del Covid-19 è arrivata sotto forma di rapporto classificato sulla scrivania del presidente, ma sarebbe “interlocutoria”, “senza una conclusione” certa. Allo stato attuale, fanno trapelare dalla Casa Bianca, è impossibile dire se il Covid sia nato in laboratorio e fuggito (lasciato andare?) oppure se abbia origini naturali, come la totalità delle infezioni causate dal virus che colpiscono l’uomo. Se Biden sperava insomma di sfruttare il report per lanciare nuove accuse alla Cina e distrarre l’opinione pubblica statunitense da quanto sta accadendo in Afghanistan, dovrà ricredersi.

Ma gli USA non demordono, e se da un lato confermano di essere arrivati a un vicolo cieco, dall’altro non mancano di attaccare, ancora, Pechino: la colpa del cul de sac è tutta della scarsità di informazioni rilasciate dalla Cina, secondo quanto scrive il Washington Post, che cita indiscrezioni rivelate da alcuni funzionari americani informati. Secondo la testata statunitense, il rapporto non ha potuto concludere se il coronavirus originario della malattia sia “saltato” dall’animale all’uomo o se sia “sfuggito” a un laboratorio di massima sicurezza di Wuhan, come alcuni sospettano. Il rapporto, scrive sempre il Washington Post, dovrebbe essere declassificato nei prossimi giorni.

Secondo un altro rapporto fresco di pubblicazione, lo studio/Prospective “The animal origin of SARS-CoV-2” uscito su Science ed elaborato da Spyros Lytras, Joseph Hughe e David L. Robertson cdell’università di Glasgow, da Wei Xia della South China Agricultural University e da Xiaowei Jiang della Xi’an Jiaotong–Liverpool University, «I dati disponibili indicano che la trasmissione da animale a uomo associato con animali vivi infetti è la probabile causa maggiore della pandemia di Covid-19».

Contrariamente agli americani, gli scienziati ribadiscono che «Non esistono prove per la creazione della SARS-CoV-2 in un laboratorio di ricerca». E spiegano: «Fin dalla sua comparsa, il campionamento ha rivelato che i coronavirus geneticamente vicini al SARS-CoV-2 circolano nei pipistrelli ferro di cavallo, che sono ampiamente diffusi in Cina e nel sud-est asiatico. Sebbene sia possibile che uno spillover del virus si sia verificato attraverso il contatto diretto tra pipistrello a ferro di cavallo e uomo, i primi casi di SARS-CoV-2 rilevati nel dicembre 2019 sono stati associati ai mercati umidi di Wuhan».

Il primo indiziato torna a essere insomma il mercato umido di Wuhan: «Le prove suggeriscono un ruolo centrale per gli animali ospiti intermedi vivi, tra cui zibetti, volpi, visoni e cani procioni, tutti sensibili ai coronavirus dei pipistrelli, sono stati in vendita nei mercati di Wuhan, incluso il mercato di Huanan, per tutto il 2019, come fonte primaria del progenitore SARS-CoV-2 a cui gli esseri umani sono stati esposti, come nel caso dell’origine dell’epidemia di SARS (sindrome respiratoria acuta grave) nel 2002».

Ma come la ricerca voluta da Biden è arrivata a un punto morto, anche questa non dà certezze e non esclude totalmente che il Covid non arrivi da provette di laboratorio: «Per scoprire l’esatta fonte animale della pandemia di COVID-19, dobbiamo continuare a campionare e intervistare le persone collegate alle fonti di fauna selvatica che sono state vendute nei mercati di Wuhan a ottobre e novembre 2019. Per noi, c’è un urgente bisogno di aumentare la sorveglianza per i coronavirus nell’interfaccia uomo-animale per ridurre al minimo la minaccia di varianti consolidate e in evoluzione che eludono i vaccini e per fermare futuri eventi di spillover».

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