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Il dado è tratto, Israele invade il Libano mentre l’Iran è al bivio tra vendetta e tregua

Hamas

I nostri quotidiani si soffermano tutti sul conflitto in corso. Israele è entrata in territorio libanese con «azioni mirate». Si sono registrati bombardamenti nel centro di Beirut. Per il momento Hezbollah non risponde al fuoco e Teheran è al bivio tra intervento e tregua. Al sicuro i soldati italiani, il ministro della Difesa, Crosetto: “Non si coinvolgano i caschi blu”

Si infiamma la situazione in Medio Oriente, come era prevedibile Israele non si ferma e “invade il Libano” come titola la Stampa e anche se questa invasione è “limitata” come scrive in prima pagina il Corriere della Sera resta il fatto che nonostante il presidente Biden, come titola il Fatto Quotidiano avesse chiesto la tregua, “Bibi invade il Libano” infischiandosene delle richieste della Casa Bianca e, questo, dovrebbe far riflettere tutti che siamo vicini al punto del non ritorno.

IL DADO E’ TRATTO, ISRAELE E LA SUA “GUERRA SANTA”

E’ quello che sostiene nel suo editoriale per la Stampa Stefano Stefanini l’analista “il dado è tratto. L’ingresso delle truppe di terra israeliane nel Libano meridionale, che da ieri sera sembra definitivamente avviato, vuol dire una cosa sola: Gerusalemme è arrivata alla conclusione strategica che la minaccia rappresentata da Hezbollah va estirpata. Non solo intimidita, decapitata, degradata come già fatto nell’ultima settimana. Non basta. Hezbollah come milizia armata va tolta di mezzo quanto meno dalla fascia del Libano a Sud del fiume Litani”. E ancora: “La guerra a Hezbollah rientra in un calcolo strategico più complesso. Attaccando frontalmente il Partito di Dio in Libano Israele vuol rompere l’accerchiamento pazientemente realizzato dall’arco di resistenza sciita sotto regia di Teheran, comprendente Hamas (non sciita ma finanziato ed equipaggiato dall’Iran) a Sud, ma soprattutto «l’arco di resistenza» delle milizie pro-iraniane che va dagli Houthi in Yemen – che infatti hanno appena subito una pesante rappresaglia iraniana – a varie milizie in Iraq e Siria, fino alla punta di diamante, Hezbollah in Libano”.

STATI UNITI IN IMBARAZZO, SITUAZIONE SFUGGITA DI MANO

In tutto questo resta da decifrare il ruolo degli Stati Uniti e del presidente Joe Biden. Perchè quest’ultimo come riporta il Messaggero era convinto che si potesse arrivare ad una tregua ed invece è partito l’attacco di terra di Netanyahu.  Nel corso di intense discussioni nel weekend, Washington ha ammonito che un’invasione non farebbe che aumentare l’appoggio per l’Hezbollah da parte dei libanesi. Ma questa strategia come scrive il Corriere della Sera non ha funzionato, anzi riporta Viviana Mazza “gli americani cercano di evitare l’intervento dell’Iran”. “Le forze Usa in Iraq, Siria e Giordania rimangono in allerta – scrive la corrispondente da New York per il quotidiano milanese –  L’amministrazione Biden ha fatto arrivare tramite un Paese terzo l’avvertimento a Teheran che se attaccasse direttamente Israele, sarebbe più difficile per gli Usa «trattenere» lo Stato ebraico e la risposta sarebbe più dura che ad aprile”.

SOLDATI ITALIANI AL SICURO, CROSETTO: “NON COINVOLGERE I CASCHI BLU”

C’è anche il capitolo che riguarda i nostri soldati presenti nelle missioni in Libano. Mentre il premier Giorgia Meloni ha chiesto più volte di “stabilizzare il confine e subito la de-escalation” è il ministro degli Esteri, Antonio Tajani a rassicurare, come riporta il Giornale che “le regole di ingaggio non cambiano”, quindi nessuna “partecipazione” da parte dei nostri militari. Attualmente i militari impiegati con l’Onu in Libano sono 1.200 e se non fosse chiaro, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha ribadito un concetto chiaro a Israele: “Non coinvolgere i caschi blu”.

ATTENZIONE ALL’ASSE RUSSIA-IRAN

In tutto questo c’è da considerare un fatto non da poco e lo riporta nella sua nota su Avvenire la giornalista Marta Ottaviani. “Il presidente russo, Vladimir Putin, è pronto ad andare in aiuto dell’alleato iraniano, anche perché l’indebolimento di Hezbollah colpisce pesantemente anche gli interessi di Mosca in Medio Oriente e il suo raggio di azione sugli equilibri della regione. Ieri a Teheran è arrivato il primo ministro Mikhail Mishustin, con un seguito di alcuni importanti imprenditori e dirigenti russi. L’obiettivo è quello di aumentare la sinergia fra i due Paesi, nella speranza di sembrare forti almeno in due”.

 

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