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Il piano dell’Italia per Gaza tra aiuti, truppe ONU e formazione

L’Italia si prepara a giocare un ruolo attivo nella ricostruzione della Striscia di Gaza con un piano articolato di interventi: dal supporto umanitario all’invio di truppe sotto mandato ONU, passando per sanità, infrastrutture e formazione universitaria 

Questa mattina, davanti alla Camera dei deputati, il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani ha delineato la visione dell’Italia per il futuro di Gaza, con un discorso che ha tenuto insieme la preoccupazione per la crisi umanitaria e la soddisfazione per il ruolo giocato dall’Italia negli equilibri diplomatici: “Tante, troppe vittime innocenti e tanti sopravvissuti chiedono cibo, cure mediche e soprattutto sicurezza e speranza per il futuro della loro terra. Oggi questa e’ la grande speranza che si affaccia: quel futuro potrebbe essere finalmente a portata di mano. (…) Il governo italiano ha sostenuto questo difficile percorso fin dall’inizio, collaborando con pazienza e concretezza a due obiettivi molto chiari : mantenere vivo il dialogo tra le parti e alleviare, per quanto possibile, le sofferenze della popolazione civile palestinese. Rivendico oggi con orgoglio la nostra azione. Abbiamo potuto svolgere un ruolo attivo perché in questi mesi abbiamo preservato canali di dialogo sia con Israele sia con l’autorità nazionale palestinese. Sono pochissimi i paesi che possono dire di aver fatto altrettanto. Abbiamo costruito ponti, a dispetto di chi voleva tagliarli. E’ cosi che si lavora per la pace, giorno dopo giorno, con una paziente opera di tessitura. Senza sventolare bandiere e senza cedere al clamore e ai proclami. La presenza del presidente del consiglio Meloni, lunedì a Sharm en Sheik per la firma degli accordi di pace, testimonia che il nostro paese ha svolto un ruolo riconosciuto ed apprezzato da tutti i nostri partner, a partire dagli Stati Uniti (…) e me avevano dato atto anche i ministri degli Esteri dei paesi arabi”

TRUPPE ITALIANE SOLO CON MANDATO ONU

Uno dei passaggi centrali della cosiddetta “fase due” del piano di pace ideato da Trump riguarda proprio la smilitarizzazione di Hamas e la stabilizzazione della Striscia di Gaza, obiettivi da raggiungere con il supporto di una forza internazionale. L’Italia ha confermato la propria disponibilità a contribuire all’invio di truppe, ma esclusivamente nel quadro di un mandato ufficiale delle Nazioni Unite e con l’approvazione preventiva del Parlamento.

“FOOD FOR GAZA”: IL CUORE DELL’IMPEGNO UMANITARIO ITALIANO

L’Italia è già attiva sul fronte della cooperazione con diversi progetti in corso, tra cui il “Supporting the Gaza Recovery, Reconstruction, and Development (GRRD) Planning Project”, avviato nel 2024 in collaborazione con l’UNDP, l’Autorità Palestinese e il contributo dell’Università di Venezia.

Per quanto riguarda gli aiuti alimentari, il progetto “Food for Gaza” è oggi il pilastro centrale dell’impegno umanitario italiano e ha permesso la raccolta e l’invio di centinaia di tonnellate di viveri e beni di prima necessità destinati alla popolazione della Striscia. Lanciata l’11 marzo 2024 a Roma proprio da Antonio Tajani, l’iniziativa ha ottenuto il pieno sostegno sia di Israele che dell’Autorità Nazionale Palestinese. 

SANITÀ E INFRASTRUTTURE

La ricostruzione passerà anche da sanità e infrastrutture. L’Italia contribuirà con la costruzione di nuovi ospedali e l’invio di medici specializzati, macchinari e tecnologie, valorizzando l’eccellenza italiana nel campo della protesica e della telemedicina. È prevista inoltre una collaborazione con strutture ospedaliere in Egitto e Giordania per la formazione di personale locale, in un’ottica di sostenibilità a lungo termine che si inserisce perfettamente nel solco del Piano Mattei. “Insegnare a pescare, e non solo fornire il pesce” è la filosofia operativa promossa da Roma.

UNIVERSITÀ E FORMAZIONE. L’ITALIA INVESTE NEL FUTURO DI GAZA

Un altro fronte d’azione fondamentale riguarda la formazione. Grazie alla collaborazione con il Ministero dell’Università, è già arrivato in Italia un primo gruppo di studenti palestinesi, accompagnati dalla ministra Bernini, e il 23 ottobre è previsto l’arrivo di un secondo gruppo, pronti a frequentare corsi nelle università italiane. Tajani sottolinea l’importanza di un sostegno trasversale, capace di essere interdisciplinare, che non trascuri gli aspetti fondamentali dell’educazione necessari per ricostruire una società civile in grado di aprire un dialogo interno.

 “Anche questo è un modo concreto per contribuire a formare la futura classe dirigente: per una Palestina libera, prospera, sovrana e pacifica. Una Palestina che, in tali condizioni, l’Italia è pronta a riconoscere senza ulteriori attese, ma che avrà bisogno di una leadership forte, trasparente e preparata. A questo proposito stiamo lavorando in stretto raccordo anche con il ministro Zangrillo per mettere a punto iniziative di formazione mirata per l’Autorità nazionale palestinese, come ad esempio un programma di scambio di diplomatici.” Insomma, investire nella formazione è un passo fondamentale per costruire pace e stabilità a Gaza, e l’Italia lo ha capito bene.

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