Skip to content

Il Texas fa causa a GM. Ecco perché la privacy inguaierá altri produttori

GM

Il Texas fa causa a GM per presunta violazione della privacy dei guidatori. Una causa storica, perché per la prima volta uno Stato porta in Tribunale una casa auto per i dati. Ecco perché potrebbe non essere l’ultima

Il Texas porta GM in Tribunale per difendere la privacy dei cittadini. Una causa che può fare storia, poiché per la prima volta uno Stato si appella alla giustizia per presunte violazioni della privacy commesse da una casa automobilistica. Gli altri produttori restano alla finestra: potrebbe essere la prima ma non l’ultima causa.

GM, LA PRIMA CAUSA PER PRIVACY

Il Procuratore Generale del Texas, Ken Paxton, ha fatto causa a General Motors per presunte vendite dei dati sulla posizione degli utenti. L’accusa sostiene che la società abbia violato I diritti di milioni di texani. Precisamente, i dati raccolti sarebbero arrivati da più di 1,8 milioni di texani e 14 milioni di veicoli.

Infatti, secondo il Procuratore Generale del Texas, GM avrebbe utilizzato driver ingannevoli per capire i loro dati riguardo la posizione della vettura e degli spostamenti. Nello specifico, la compagnia automobilistica cinese avrebbe utilizzato “Driving Scores” per valutare se più di 1,8 milioni di piloti texani avessero “cattive” abitudini alla guida come accelerare, frenare troppo velocemente, sterzare bruscamente in curva, non usare le cinture e guidare a tarda notte, secondo il Procuratore Generale del Texas.

GM, CHE FINE HANNO FATTO I DATI DEI TEXANI?

Le preziose informazioni carpite senza il consenso dei guidatori sarebbero poi state vendute ad alcune compagnie assicurative, secondo il Procuratore Generale del Texas. Le imprese, a loro volta, avrebbero utilizzati I dati per assegnare punteggi di rischio ai conducenti. Informazioni che hanno influenzato i tassi di assicurazione dei proprietari di auto GM, senza che ne fossero a conoscenza.

“General Motors ha ingannevolmente raccolto punteggi di dati dai consumatori sulle loro abitudini di guida, monetizzato quei dati vendendoli ad altri attori commerciali e permesso a quegli attori di utilizzare i dati ottenuti male per prendere decisioni avverse quando si tratta con quegli stessi consumatori,” si legge nel documento presentato in Tribunale, secondo quanto riporta Reuters.

Secondo il Procuratore Generale la tecnologia sarebbe stata installata sulla maggior parte dei veicoli GM a partire dall’anno modello 2015.

“Stiamo discutendo con l’ufficio del procuratore generale e stiamo esaminando la denuncia. Condividiamo il desiderio di proteggere la privacy dei consumatori”, ha scritto GM in una dichiarazione.

PRIMA MA NON ULTIMA

Si tratta della prima causa statale contro un produttore di automobili per le vendite di privacy dei dati, ma potrebbe non essere l’ultima. Infatti, a giugno Paxton ha aperto un’indagine su diverse aziende automobilistiche per quanto riguarda la raccolta e la vendita di dati dei conducenti, sollevando non poche preoccupazioni tra i proprietari.

Infatti, le automobili raccolgono una grande quantità di dati sui conducenti, tra cui la loro posizione, i contatti e i modelli di guida. Dati che possono essere utilizzati per decidere se aumentare i premi, annullare le politiche o negare la copertura. La pentola è stata scoperchiata e nuove cause potrebbero essere in arrivo.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su