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In Turchia Erdogan perde Ankara e Instanbul

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Le conseguenze delle amministrative turche per il presidente Erdogan nel Geopolitical Weekly del Cesi

Alle elezioni amministrative turche del 31 marzo, l’Alleanza Nazionale formata dal Partito Popolare Repubblicano (CHP) e dal Partito Buono (IYI) ha ottenuto importanti successi contro il Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) del Presidente Recep Tayyip Erdoğan ad Ankara e a Istanbul, città rilevanti dal punto di vista socio-economico, simbolico e strategico.

NELLA CAPITALE VINCE IL PARTITO POPOLARE REPUBBLICANO

Nella capitale, il CHP è tornato alla vittoria dopo 25 anni grazie al candidato Mansur Yava che, con un passato nel Partito del Movimento Nazionalista (MHP), è riuscito a drenare voti dall’alleato di governo dell’AKP. In più, quest’ultimo è crollato anche in importanti centri costieri quali Smirne, Antalya, Adana e Mersin. Ancora più significativo appare il risultato ottenuto a Istanbul. Il candidato di Erdoğan, Binali Yildirim, ex Primo Ministro e Presidente del Parlamento, era largamente favorito, ma alla fine è stato battuto dal repubblicano Ekrem Imamoglu per soli 25mila voti. Il partito del Presidente turco ha chiesto e ottenuto il riconteggio delle schede nei distretti contestati, sperando in un ribaltamento del risultato.

L’AKP PRIMO PARTITO MA CON PESANTI SCONFITTE IN DUE REGIONI SIGNIFICATIVE

Benché, a livello nazionale, l’AKP abbia comunque ottenuto la maggioranza dei suffragi, salvaguardando così il proprio status di primo partito, le sconfitte patite restano alquanto significative per due ragioni. Prima di tutto Istanbul, con i suoi 15 milioni di abitanti e circa un terzo del PIL nazionale, è piuttosto rappresentativa delle dinamiche di consenso del Paese. In secondo luogo, si tratta della città in cui Erdoğan, col mandato di sindaco conquistato nel 1994, iniziò la sua ascesa politica, e dove le clientele politiche dell’AKP sono tradizionalmente forti.

UN MALUMORE CRESCENTE E TRASVERSALE

Nel complesso, le elezioni del 31 marzo sembrano aver dato sfogo ad un malumore crescente e piuttosto trasversale, imperniato probabilmente sul deterioramento dell’economia nazionale, duramente colpita nell’ultimo anno dalla svalutazione della lira turca, da una forte inflazione, e dalla conseguente riduzione degli investimenti infrastrutturali che l’avevano finora sostenuta. In questo senso, per limitare l’erosione dei consensi per l’AKP, il Presidente non sembra poter fare affidamento su un aumento oculato della spesa pubblica, strumento cui ha fatto ricorso più volte in passato. Inoltre, non si può escludere che un eventuale avvitamento della crisi economico-politica e il timore di un’ulteriore perdita di consensi possa inasprire le tensioni interne all’AKP sullo sfondo di una lotta per la successione ad Erdoğan ai vertici del partito.

 

Articolo pubblicato su cesi-italia.org

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