Il leader di Hamas Abu Marzouk ha annunciato l’istituzione di un comitato di gestione di Gaza insieme all’Anp (l’Autorità nazionale palestinese). Ma la proposta deve ricevere i due semafori verdi da Usa e Israele
È trascorso quasi un mese dall’inizio del cessate il fuoco a Gaza e dalla firma dell’accordo di pace a Sharm el Sheik ma le sorti della Striscia restano un’incognita. Oggi il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha incontrato in Vaticano papa Leone XIV e domani sono previsti i colloqui con il presidente della Repubblica Mattarella e la premier Meloni.
Gli Stati Uniti nel frattempo hanno presentato una bozza di risoluzione Onu a sostegno del piano di Trump, che prevede una forza internazionale a Gaza. Coinvolti Egitto, Qatar, Emirati, Arabia Saudita e Turchia.
Intanto Hamas e l’Anp avrebbero raggiunto un accordo sull’istituzione di un comitato temporaneo che gestirà la Striscia di Gaza, la cui presidenza dovrebbe spettare a un ministro dell’Anp. Ma l’intesa deve essere approvata da Usa e Israele, che finora non hanno risposto.
IL COMITATO DI GESTIONE DI GAZA: COS’È E QUALE RUOLO AVREBBE
Tra le responsabilità del comitato ci sarà la supervisione dei valichi di frontiera e delle forze di sicurezza nella Striscia, lo ha detto lo stesso Marzouk ad Al Jazeera.
Secondo la proposta, il nuovo organismo sarà composto da una decina di membri che resteranno in carica fino alla “stabilizzazione” dell’area. “È una struttura temporanea e senza appartenenze politiche, con l’Egitto che avrà l’ultima parola nella selezione dei suoi membri”, ha dichiarato Abu Marzouk.
In realtà né Hamas né l’Anp vogliono cedere la sovranità politica e tra i schieramenti non mancano accuse e scontri. Questa frattura mette a rischio il via libera alla formazione del comitato.
Tra i possibili nomi per la presidenza del comitato c’è quello del dottor Majed Abu Ramadan, attuale ministro alla Salute nel governo del premier dell’Anp (che Israele avrebbe respinto) e quello di Mohammad Mustafa, ex sindaco di Gaza.
IL PIANO DI PACE DI WASHINGTON ALL’ONU
Gli Stati Uniti hanno condiviso con i 10 membri eletti del consiglio di Sicurezza Onu, una bozza di risoluzione sul piano di pace di Trump. Tra i punti chiave il disarmo di Hamas, il dispiegamento di una Forza Internazionale di Sicurezza (ISF) e la creazione del “Consiglio per la Pace”, un organo di amministrazione temporanea per Gaza che dovrebbe essere presieduto dallo stesso presidente statunitense.
La Casa Bianca appare decisa ad avviare la cosiddetta «fase due» dell’accordo di tregua tra Israele e Hamas. «La risoluzione accoglie il Board of Peace e la Forza Internazionale di Stabilizzazione. Questo include anche la continuazione degli aiuti umanitari e il rilascio di tutti gli ostaggi, aprendo la strada a una Gaza più sicura e prospera» ha detto l’ambasciatore americano all’Onu Michael Waltz.
GUTERRES: GARANZIE INTERNAZIONALI
Intervistato da Al Jazeera, il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres ha sottolineato come qualsiasi forza di stabilizzazione dispiegata nella Striscia di Gaza debba avere «piena legittimità internazionale». Ha sottolineato inoltre che la tregua raggiunta nell’enclave palestinese dopo «terribili sofferenze e carestia» rimane delicata e necessita di garanzie internazionali.
LA TREGUA MAI RISPETTATA
La tregua annunciata a Sharm a ottobre non regge. Le violazioni israeliane del cessate il fuoco sono iniziate fin da subito. Il 14 ottobre l’esercito israeliano ha ucciso almeno sei palestinesi che si stavano avvicinando alla yellow line, il confine oltre il quale le truppe si sarebbero ritirate secondo i termini dell’accordo. Il giorno successivo hanno ucciso almeno sette palestinesi con un’escalation al 19 ottobre (42 morti palestinesi) dopo l’uccisione di due soldati israeliani. Marzouk ha affermato che Israele rifiuta di consentire alle forze Onu di operare nelle aree sotto il suo controllo nella Striscia, contraddicendo la bozza di pace degli Usa.
Oggi l’Idf ha ucciso almeno 2 persone sulla “Linea Gialla” e ha iniziato bombardamenti nel Libano meridionale, nella zona di Tiro. Hamas ha consegnato un nuovo corpo di un ostaggio straniero rapito il 7 ottobre, mas non sembra disposta a procedere al disarmo come richiesto dal piano di pace. “Se verrà disarmato ci saranno altre armi e altri gruppi come in Iraq quando l’esercito iracheno fu sciolto: ne emersero Al Qaida e l’Isis” ha detto Abu Marzouk.

