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Israele-Libano, i colloqui e la disputa sui confini marittimi

Beirut Libano

Il 14 ottobre, Israele e Libano hanno inaugurato i colloqui per la delimitazione del confine marittimo. L’articolo di Anthea Favoriti

Il 14 ottobre, Israele e Libano hanno inaugurato i colloqui per la delimitazione del confine marittimo, sinora oggetto di una lunga diatriba. I negoziati, mediati dagli Stati Uniti e sotto l’egida delle Nazioni Unite, si sono tenuti presso la base 1-32A di Ras Naqoura di UNIFIL, a ridosso della Linea Blu che separa i due Paesi. L’obiettivo delle trattative è trovare una soluzione alla dibattuta questione della definizione delle rispettive zone economiche esclusive (ZEE). Al centro della disputa vi è un tratto marittimo di circa 860 km2 ricco di giacimenti di idrocarburi, sul quale entrambi i Paesi rivendicano la propria sovranità.

Dopo anni di mediazioni fallite, questa volta Washington confida nella possibilità di raggiungere un accordo che possa agire da traino rispetto alle altre questioni insolute tra Tel Aviv e Beirut. Sullo sfondo, la buona riuscita delle trattative porterebbe l’Amministrazione Trump e il governo israeliano a trovarsi di fronte ad un’irripetibile opportunità strategica, ossia quella di rafforzare i legami con le componenti politiche libanesi più moderate e di aumentare il loro peso politico interno, riducendo così il ruolo di Hezbollah e dei suoi sponsor iraniani. Tuttavia, Beirut ha voluto ribadire che il ciclo di negoziati si concentrerà perlopiù su questioni economiche e che non costituirà un preludio a futuri accordi di normalizzazione fra gli attori coinvolti.

Da tempo, la ricerca di una soluzione condivisa alla disputa sui confini marittimi tra Libano e Israele ha sempre dovuto confrontarsi sia con l’assenza di un dialogo fra i due Paesi sia con frammentazioni interne al governo libanese stesso, diviso fra sostenitori di un accordo ed oppositori. In ogni caso, il Paese dei Cedri si è trovato costretto a dover iniziare l’avvio di una trattativa che riguardasse lo sfruttamento di una potenziale fonte di ricchezza nazionale nella speranza di poter risollevare le sorti della propria disastrata economia.

Sebbene l’avvio dei negoziati sembrerebbe rappresentare l’inizio di un nuovo capitolo nei rapporti tra i governi dei due Paesi, non pare tuttavia plausibile che questo sia in grado di costituire il primo tassello di un più ampio processo di stabilizzazione della regione. Di fatto, entrambe le parti hanno sottolineato più volte come il dialogo sia solamente il tentativo di chiarire una disputa tecnica che ha impedito agli attori coinvolti il pieno sviluppo del proprio comparto energetico per decenni e non l’inizio di un pieno riconoscimento sul piano diplomatico.

Articolo pubblicato su cesi-italia.org

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