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Green Deal

L’addio di Timmermans scuote l’Ue e mette a rischio il Green Deal. Come cambia?

Le dimissioni dell’ex commissario dell’Ue Timmermans preoccupano l’Unione Europea. Le misure del Green Deal potrebbero cambiare radicalmente, ora che uno dei maggiori sostenitori del pacchetto sul clima potrebbe lasciare il posto a un esponente del Ppe. Come? Tutti i dettagli

L’addio dell’ex commissario europeo Frans Timmermans scuote l’Unione Europea e mette in dubbio diverse misure del Green Deal. Preoccupano i ritardi nei lavori e il cambio di equilibri politici nell’Unione Europea, secondo il Giornale. A complicare ancora di più la situazione c’è l’instabilità del nuovo governo spagnolo. Come cambieranno le misure del Green Deal dopo l’addio di Timmermans e il probabile arrivo di un commissario del Partito Popolare Europeo (Ppe)?

GREEN DEAL, EQUITÁ E INCLUSIVITÁ

L’addio dell’ex Commissario dell’Ue Timmermans apre le porte al greenlash, movimento opposto rispetto al Climate Strike, secondo il Giornale. Attualmente, il responsabile delle politiche europee per il clima è Maros Sefcovic, vice Commissario Ue, che resterà in carica fino alla nomina del prossimo membro della Commissione olandese. Il reggente ha pronunciato parole che sembrano suggerire la possibilità di un ridimensionamento delle misure spinte da Timmermans.

“Gli europei meritano una transizione verde giusta. Nel momento in cui puntiamo a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, dobbiamo assicurarci che ciò avvenga in modo equo e inclusivo, con crescita e posti di lavoro per tutti”, ha scritto Timmermans su X.

È interessante la scelta dei termini “equità” e “inclusività”, parole d’ordine del movimento greenlash, portato avanti dal Partito Popolare Europeo.

IL VENTO STA CAMBIANDO

Un altro elemento che suggerisce che l’aria sta cambiando in Europa, secondo il Giornale, è la candidatura di Wopke Hoekstra, membro del Ppe, da parte del governo olandese. Socialisti e Democratici perderebbero così la loro posizione predominante, rischiando di indebolire l’impianto costruito durante il mandato di Timmermans. Infatti, i popolari portano avanti proposte sul clima meno stringenti e ambiziose rispetto al gruppo S&D, che potrebbero smontare il castello del Green Deal.

C’è anche un terzo elemento che preoccupa l’Unione Europea: l’instabilità politica in Spagna. Infatti, le ultime elezioni non hanno restituito un vero vincitore tra popolari e socialisti. Il governo guidato dal candidato del Partido Popular (PP), Alberto Núñez Feijóo, possiede pochi seggi in più rispetto alla minoranza e non ha la maggioranza assoluta. Il timore dell’Ue è che il governo possa cadere da un momento all’altro, paralizzando i lavori ancora in corso sui dossier europei.

GREEN DEAL, LE AUTOMOBILI ENDOTERMICHE

La partita sulle automobili del futuro si gioca su due fronti: la direttiva sulle auto inquinanti e la Euro 7. Dopo una lunga trattativa la Commissione Europea ha trovato un accordo con la Germania che prevede l’ammissione degli e-fuel tra i carburanti del futuro. Un compromesso che ha scontentato però 7 Stati, ancora oggi contrari all’approvazione del Regolamento che vuole vietare le vendite di auto endotermiche dal 2035. L’Italia è in prima fila in questa battaglia, insieme a Francia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia.

La nomina di un commissario europeo che appartiene al gruppo del Partito Popolare Europeo potrebbe cambiare i già delicati equilibri e spingere la Commissione a rivedere il Regolamento. Per ora il primo appuntamento utile è il 2026, quando è previsto un primo bilancio della direttiva, ma potrebbero aggiungersene altri.

Nel frattempo, le ultime notizie dicono che la discussione approderà in Tribunale. Infatti, il Ministro del clima polacco, Anna Moskwa, ha annunciato che il suo Paese presenterà appello presso la Corte Europea contro il Regolamento Europeo poiché non considererebbe correttamente l’impatto sociale ed economico che il blocco a queste alimentazioni potrebbe avere sui singoli Stati.

MODIFICHE IN VISTA PER LA EURO 7?

Non se la passa meglio la direttiva Euro 7, che dovrebbe entrare in vigore il 1 luglio 2025. La norma, definita da alcune case automobilistiche “killer delle auto utilitarie”, prevede nuovi limiti alle emissioni di ossidi di azoto NOx, particolato e particelle prodotte da freni e batterie. Una proposta che ha scatenato le proteste di Francia, Italia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia, preoccupati per il futuro dell’industria dell’automotive.

“Percepiamo l’importanza di migliorare le performance in termini di emissioni, ma i nuovi limiti dovrebbero riflettere l’attuale sviluppo dei metodi di misurazione a livello delle Nazioni Unite, includere l’applicazione della relativa fase di monitoraggio a livello delle Nazioni Unite e tenere conto delle proprietà dei veicoli elettrici”, si legge nella lettera inviata lo scorso aprile dagli otto Stati.

GREEN DEAL, IL PUNTO SULLE CASE GREEN

Fino a pochi mesi fa dalle parole dei rappresentanti dell’Ue filtrava ottimismo riguardo l’approvazione della cosiddetta direttiva sulle case green. La proposta prevede che entro il 2030 gli immobili residenziali debbano raggiungere la classe energetica E e la D entro il 2033. Le nuove case costruite dal 2028 dovranno essere a zero emissioni. Invece, le altre tipologie di edifici esistenti dovranno far salire le prestazioni energetiche dell’immobile fino alla E entro il 2027 e alla D nel 2030. Inoltre, la direttiva elimina gradualmente l’uso di caldaie a combustibili fossili entro il 2035.

Ad oggi, però, ancora non si è arrivati a un punto d’incontro tra gli Stati membri. L’uscita di scena del principale fautore del pacchetto Green Deal, Frans Timmermans, e la probabile nomina di Hoekstra potrebbe modificare la misura, fissando obiettivi meno ambiziosi. Una possibilità che auspicano molte associazioni di categoria nazionali, che sottolineano i punti deboli: gli ingenti costi a carico dei cittadini, l’assenza del principio di neutralità tecnologica e i limiti dell’elettrico. Infatti, la direttiva sulle case green rischia di pesare interamente sulle spalle dei cittadini e rallentare il processo di decarbonizzazione, secondo Proxigas, Assogasliquidi-Federchimica, Ance, Angaisa, Applia Italia, Assotermica e Federcostruzioni.

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