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La crisi dei semiconduttori farà schizzare i prezzi dei regali hi-tech?

Crisi Semiconduttori

Si rischia l’impennata dei prezzi degli accessori tecnologici in un periodo strategico come quello del Natale. Dietro a tutto la crisi dei semiconduttori

Dodici mesi fa si diceva “chiudere tutto per salvare il Natale”, periodo fondamentale per far girare l’economia. Dodici mesi dopo a mettere a rischio il Natale, almeno quello consumistico, è la crisi dei semiconduttori, innescata sia da quella pandemica e del forte rialzo di tutte le materie prime ma anche dalle continue e crescenti tensioni tra USA e Cina. È proprio in Cina, infatti, che si stampano questi dispositivi ormai essenziali in ogni prodotto minimamente tecnologico.

C’è chi è corso ai ripari, come Bosch che, per far fronte alla carenza di chip, sta stanziando oltre 400 milioni di euro per ampliare le fabbriche dei prodotti silicio a Dresda e a Reutlingen, in Germania, e le attività dei semiconduttori a Penang, in Malesia. Ma si tratta di soluzioni che rischiano di non consentire il ritorno a livelli quantitativi pre-pandemici e che, soprattutto, non  forniscono soluzioni hic et nunc, richiedendo molto tempo per creare catene di produzione lontane dalla Cina.

La crisi dei semiconduttori sta costando parecchio a tutte le big del Tech. Apple ha già perso sei miliardi di dollari e la produzione di iPhone 13 ha risentito proprio dell’assenza di materie prime, provenienti in massima parte dalla Cina. Secondo quanto riportato da 9To5Mac, l’azienda di Copertino avrebbe perfino tagliato la produzione degli iPad per garantire componenti agli iPhone, evitandone una prolungata carenza di scorte. In particolare, le fonti di 9To5Mac parlano di una drastico crollo della produzione dei tablet, che potrebbe essere stata perfino dimezzata.

Ma l’assenza di semiconduttori non colpisce solo i produttori statunitensi: ne fa le spese pure la nipponica Nintendo. Lo riporta il quotidiano giapponese Nikkei, secondo cui il colosso produrrà circa il 20% in meno di console Switch rispetto a quanto previsto, fino al 31 marzo 2022. La stima passa da 30 milioni a 24 milioni di unità. Doppio il danno causato dai semiconduttori a Nintendo che si ritrova con meno scorte proprio sotto Natale, ma soprattutto nel pieno del debutto della nuova versione della sua console ibrida: Switch Oled.

E in mezzo ci sono pure gli europei. Secondo Jean-Marc Chery, numero uno della STMicroelectronics con partecipazioni statali italiana e francese, «La crisi dei semiconduttori si protrarrà fino al 2023. Aumentare la produzione ora non è possibile». «Gli impianti dell’industria dei semiconduttori – aveva spiegato il Ceo alla Stampa – lavorano sette giorni su sette, 24 ore al giorno, 360 giorni l’anno, per ammortizzare i costi di macchine da diversi milioni di euro. Quindi aumentare la capacità in fretta non è semplice. Nel medio, si possono acquistare nuove macchine se si possiede lo spazio attrezzato in cui inserirle. È quello che abbiamo fatto e faremo per far fronte al boom della domanda. Ma costruire da zero un ambiente per produrre microchip richiede anni».

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