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La lezione di Schuman per i policymaker di oggi

Schuman

Un estratto del seminario “Le origini economiche dell’Unione europea (1952-1957)” di Alessandro Albanese Ginammi (Università Europea di Roma), tenutosi all’Università Roma Tre il 4 marzo all’interno del corso magistrale di Storia economica e finanziaria del XX secolo


La convergenza di interessi di Germania, Italia e Francia dopo la Seconda guerra mondiale condusse alla nascita della Comunità europea (prima CECA nel 1952, poi CEE nel 1957). Gli ideatori furono Adenauer, De Gasperi e Schuman. La loro amicizia e il loro desiderio di pace furono l’origine di un progetto ambizioso, visionario, ma soprattutto competente, studiato, e per questo di successo, capace di garantire pace per i successivi settant’anni nel campo di battaglia delle due guerre mondiali. Tutti e tre erano nati alla fine dell’Ottocento in territori europei di confine o di importanza politica per le rispettive nazioni, tutti e tre avevano una formazione religiosa, intesa come rispetto per la vita, valore e dignità della persona e responsabilità delle azioni politiche di fronte a Dio; e tutti e tre divennero amici intorno all’idea di una pace tra Germania e Francia da realizzare attraverso un’unione economica insieme a Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo.

Adenauer era nato a Colonia, nella Prussia renana, nel 1876, cinque anni dopo l’unificazione tedesca. Visse la sua giovinezza durante gli anni di Bismarck e divenne Cancelliere della Repubblica federale di Germania guidando lo Stato tedesco dal 1949 al 1963. Cambiò il volto della Germania postbellica e della storia europea più di chiunque altro. Il caposaldo della sua politica estera fu proprio la riconciliazione con la Francia.

De Gasperi nacque nel 1881 a Pieve Tesino, quando il Trentino era ancora territorio dell’Impero austro-ungarico. Dal 1945 al 1953, in qualità di Presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri italiano, promosse iniziative indirizzate alla cooperazione europea, lavorando alla realizzazione del Piano Marshall e creando stretti legami economici con altri Stati europei, in particolare la Francia.

Robert Schuman fu il vero architetto della pace europea. Nacque nel 1886 in Lussemburgo. Il padre Jean-Pierre, nativo della Lorena Francese, era diventato tedesco nel 1871, in seguito all’annessione prussiana della regione. Robert si formò a Metz, in un contesto di divisione e di contrasti, culturali e sociali, fra la comunità francese e quella tedesca. Questa esperienza influenzò il suo operato da ministro degli Esteri francese tra il 1948 e il 1952, quando insieme a Jean Monnet elaborò il Piano Schuman, che rese pubblico il 9 maggio 1950, la data che oggi segna la data di nascita dell’Unione europea.

Nel 1948, De Gasperi e Schuman si erano incontrati a Parigi, Adenauer e Schuman a Bassenheim, sulla Mosella, nella zona francese. Da questi incontri Schuman prese spunto quando propose nel suo Piano il controllo congiunto della produzione del carbone e dell’acciaio, i principali materiali per l’industria bellica. L’idea di fondo era che, non avendo il controllo sulla produzione di carbone e ferro, nessun Paese sarebbe stato in grado di combattere una guerra.

Queste sono le origini del Trattato di Parigi, che istituì la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) il 18 aprile 1952, firmato da Francia, Italia, Benelux e Germania Ovest. Si stabiliva di mettere in comune la produzione siderurgica proveniente in gran parte da Ruhr, Alsazia e Lorena. L’obiettivo era evitare il riarmo e la corsa agli armamenti segreta. La creazione di una Alta Autorità di controllo prevedeva di prendere decisioni vincolanti per i Governi firmatari. L’impegno era comune, rinunciare a una parte di sovranità in nome della pace e della rinascita economica.

L’impulso positivo dato dai tre policymaker al processo di integrazione europea convinse i sei membri fondatori della CECA a dare vita alla Comunità Economica Europea (CEE) e alla Comunità Europea dell’Energia Atomica (EURATOM), con i trattati firmati a Roma il 25 marzo 1957. L’EURATOM si poneva l’obiettivo di coordinare l’approvvigionamento di materie fossili e i programmi di ricerca già lanciati o in procinto di essere lanciati dagli Stati nella prospettiva dell’uso pacifico dell’energia nucleare.

La CEE prevedeva un’Unione Doganale, un’armonizzazione delle politiche economiche e il libero movimento di lavoratori, servizi e capitali. Nacquero la Commissione Europea, il Consiglio dei Ministri, la Corte di Giustizia e il Parlamento Europeo. La Commissione era composta da personale nominato dai Governi membri, ma doveva essere considerato un organo sovranazionale e indipendente. Non aveva potere decisionale ma doveva assicurare la realizzazione degli obiettivi del Trattato. La Commissione formulava le proprie iniziative e il Consiglio dei Ministri doveva prendere le decisioni finali. Il Consiglio riuniva i ministri a seconda del tema discusso e prendeva le decisioni all’unanimità – il tema unanimità e maggioranza è utile per capire il concetto di cessione di sovranità (ad esempio, la Francia di De Gaulle era contraria al ruolo sovranazionale del Consiglio). La Commissione era incaricata di attuare queste decisioni e di controllare che i singoli individui, i governi e le imprese applicassero le politiche concordate. Il Parlamento era composto da personale eletto dai parlamenti nazionali, poi dal 1979 fu introdotto il suffragio universale. Il Parlamento aveva potere consultivo, ma poteva chiedere le dimissioni dei membri della Commissione e poteva supervisionare il bilancio comunitario. La CEE era dichiaratamente una comunità aperta a nuovi membri.

Gli aspetti positivi della CEE furono notevoli per i suoi membri: lo sviluppo dei commerci, l’aumento della produttività, la diversificazione delle imprese, la modernizzazione agricola e industriale, l’arrivo di investimenti e know-how soprattutto dagli Stati Uniti. L’integrazione europea fu inoltre un modello per molti Paesi in via di sviluppo.

I principali aspetti negativi furono legati al funzionamento dell’Unione Doganale, alla Politica Agricola Comunitaria, con la dispendiosa politica del sostegno ai redditi agricoli, infine alla mancata integrazione politica, originariamente prevista dai Trattati di Roma.

La crisi attuale dell’Unione europea dimostra l’urgente necessità di una vera unione politica ispirata ai Trattati del 1957. Da qui potrebbero ripartire Merkel, Conte e Macron.

Il testo della Dichiarazione Schuman, 9 maggio 1950.

La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche. La Francia, facendosi da oltre vent’anni antesignana di un’Europa unita, ha sempre avuto per obiettivo essenziale di servire la pace. L’Europa non è stata fatta: abbiamo avuto la guerra. L’Europa non potrà farsi un una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto. L’unione delle nazioni esige l’eliminazione del contrasto secolare tra la Francia e la Germania: l’azione intrapresa deve concernere in prima linea la Francia e la Germania. A tal fine, il governo francese propone di concentrare immediatamente l’azione su un punto limitato ma decisivo. Il governo francese propone di mettere l’insieme della produzione franco-tedesca di carbone e di acciaio sotto una comune Alta Autorità, nel quadro di un’organizzazione alla quale possono aderire gli altri paesi europei. La fusione delle produzioni di carbone e di acciaio assicurerà subito la costituzione di basi comuni per lo sviluppo economico, prima tappa della Federazione europea, e cambierà il destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla fabbricazione di strumenti bellici di cui più costantemente sono state le vittime. La solidarietà di produzione in tal modo realizzata farà si che una qualsiasi guerra tra la Francia e la Germania diventi non solo impensabile, ma materialmente impossibile. La creazione di questa potente unità di produzione, aperta a tutti i paesi che vorranno aderirvi e intesa a fornire a tutti i paesi in essa riuniti gli elementi di base della produzione industriale a condizioni uguali, getterà le fondamenta reali della loro unificazione economica. Questa produzione sarà offerta al mondo intero senza distinzione né esclusione per contribuire al rialzo del livello di vita e al progresso delle opere di pace. Se potrà contare su un rafforzamento dei mezzi, l’Europa sarà in grado di proseguire nella realizzazione di uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del continente africano. Sarà così effettuata, rapidamente e con mezzi semplici, la fusione di interessi necessari all’instaurazione di una comunità economica e si introdurrà il fermento di una comunità più profonda tra paesi lungamente contrapposti da sanguinose scissioni. Questa proposta, mettendo in comune le produzioni di base e istituendo una nuova Alta Autorità, le cui decisioni saranno vincolanti per la Francia, la Germania e i paesi che vi aderiranno, costituirà il primo nucleo concreto di una Federazione europea indispensabile al mantenimento della pace. Per giungere alla realizzazione degli obiettivi così definiti, il governo francese è pronto ad iniziare dei negoziati sulle basi seguenti. Il compito affidato alla comune Alta Autorità sarà di assicurare entro i termini più brevi: l’ammodernamento della produzione e il miglioramento della sua qualità; la fornitura, a condizioni uguali, del carbone e dell’acciaio sul mercato francese e sul mercato tedesco nonché su quelli dei paesi aderenti; lo sviluppo dell’esportazione comune verso gli altri paesi; l’uguagliamento verso l’alto delle condizioni di vita della manodopera di queste industrie. Per conseguire tali obiettivi, partendo dalle condizioni molto dissimili in cui attualmente si trovano le produzioni dei paesi aderenti, occorrerà mettere in vigore, a titolo transitorio, alcune disposizioni che comportano l’applicazione di un piano di produzione e di investimento, l’istituzione di meccanismi di perequazione dei prezzi e la creazione di un fondo di riconversione che faciliti la razionalizzazione della produzione. La circolazione del carbone e dell’acciaio tra i paesi aderenti sarà immediatamente esentata da qualsiasi dazio doganale e non potrà essere colpita da tariffe di trasporto differenziali. Ne risulteranno gradualmente le condizioni che assicureranno automaticamente la ripartizione più razionale della produzione al più alto livello di produttività. Contrariamente ad un cartello internazionale, che tende alla ripartizione e allo sfruttamento dei mercati nazionali mediante pratiche restrittive e il mantenimento di profitti elevati, l’organizzazione progettata assicurerà la fusione dei mercati e l’espansione della produzione. I principi e gli impegni essenziali sopra definiti saranno oggetto di un trattato firmato tra gli stati e sottoposto alla ratifica dei parlamenti. I negoziati indispensabili per precisare le misure d’applicazione si svolgeranno con l’assistenza di un arbitro designato di comune accordo: costui sarà incaricato di verificare che gli accordi siano conformi ai principi e, in caso di contrasto irriducibile, fisserà la soluzione che sarà adottata. L’Alta Autorità comune, incaricata del funzionamento dell’intero regime, sarà composta di personalità indipendenti designate su base paritaria dai governi; un presidente sarà scelto di comune accordo dai governi; le sue decisioni saranno esecutive in Francia, Germania e negli altri paesi aderenti. Disposizioni appropriate assicureranno i necessari mezzi di ricorso contro le decisioni dell’Alta Autorità. Un rappresentante delle Nazioni Unite presso detta autorità sarà incaricato di preparare due volte l’anno una relazione pubblica per l’ONU, nelle quale renderà conto del funzionamento del nuovo organismo, in particolare per quanto riguarda la salvaguardia dei suoi fini pacifici. L’istituzione dell’Alta Autorità non pregiudica in nulla il regime di proprietà delle imprese. Nell’esercizio del suo compito, l’Alta Autorità comune terrà conto dei poteri conferiti all’autorità internazionale della Ruhr e degli obblighi di qualsiasi natura imposti alla Germania, finché tali obblighi sussisteranno.

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