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La mediazione difficile di Meloni, tra l’Ue Trump e Kiev

Meloni a Washington rinnova il sostegno a Kiev senza inviare truppe e punta sul dialogo, cercando un difficile equilibrio con Trump, Macron e l’UE. Sul tavolo restano i temi sicurezza, art. 5 della NATO e il vertice Putin-Zelensky-Trump

Al vertice di Washington Giorgia Meloni ha rinnovato il sostegno e la solidarietà a Zelensky, ma ha escluso l’invio di truppe europee a Kiev. E su un’eventuale sede del prossimo trilaterale tra Putin, Zelensky e Trump a fine agosto, inizialmente ha proposto Roma, anche se alla fine prevarrà la scelta di Ginevra, suggerita da Macron, e sulla quale alla fine converge anche il governo italiano, per bocca di Tajani. “Dopo 3 anni e mezzo si vedono spiragli di dialogo” ha sottolineato la premier nel punto stampa. E ciò soltanto in virtù del “coraggio degli ucraini ma anche del sostegno unito che l’Occidente ha garantito”.

UN CAUTO EQUILIBRIO

Il ruolo di Meloni e dell’Italia è tutto un gioco di equilibri tra Trump, l’Unione Europea e Kiev. Nel discorso di apertura al tavolo delle trattative a sinistra di Trump e dei leader europei, la premier Meloni ha mantenuto il ruolo pacato di moderatrice, senza avanzare particolari richieste, pur rivendicando la paternità dell’idea di estendere l’articolo 5 della Nato all’Ucraina (che permette l’intervento della Nato a difesa di un Paese attaccato anche se non appartiene all’alleanza): “Siamo contenti che sulle garanzie di sicurezza si parta da una proposta italiana, quella dell’art. 5 della Nato”.

Per parte italiana si auspica l’unità per garantire pace e giustizia. Non si accenna ad un eventuale cessate il fuoco, chiesto dal presidente francese, e si respinge la possibilità di inviare truppe europee (o italiane) a Kiev.

IL NODO SULL’ART. 5 DELLA NATO E IL DISACCORDO CON PARIGI

Riguardo all’estensione dell’art. 5 della Nato non tutti sono d’accordo. Tra questi Emmanuel Macron che ha più volte evocato l’ipotesi dell’invio diretto di truppe in Ucraina, una linea bocciata in Italia dalla premier e dai suoi alleati.

Il premier francese spinge anche per un quadrilaterale con gli alleati europei “perché se parliamo di sicurezza si parla anche di quella del continente Europe” e, insieme a Merz, chiede come condizione di un nuovo vertice un “cessate il fuoco”.

IL RISULTATO DI WASHINGTON

Su questi fronti, dal vertice di Washington non è emerso alcun risultato concreto. Probabilmente alla fine si troveranno delle garanzie di sicurezza per Kiev per evitare che in futuro possa essere di nuovo attaccata dai russi. In merito, Trump non ha escluso lo schieramento di soldati americani e si è impegnato pubblicamente a difendere Kiev.

Il tema delle cessioni territoriali da parte degli ucraini è stato affrontato dietro le quinte e posticipandolo al trilaterale con Putin. Zelensky si è dichiarato disponibile e tutti gli sforzi diplomatici sono indirizzati affinché il nuovo summit possa tenersi entro 15 giorni.

GINEVRA (E NON ROMA) PER IL TRILATERALE

Sulla sede di un eventuale trilaterale tra Trump, Zelensky e Putin la premier Meloni aveva inizialmente proposto Roma. Da Parigi era giunta invece la candidatura di Ginevra, che alla fine dovrebbe prevalere.

Il governo italiano non intende polemizzare su questo punto, tanto che il ministro degli Esteri Antonio Tajani alla fine ha aperto alla s: “Ginevra potrebbe essere la sede giusta. L’Italia è favorevole perché è un Paese che ha sempre lavorato per la costruzione della pace. Roma sarebbe stata anche una sede ideale, voluta da americani e ucraini ma c’è il problema della Corte Penale internazionale, quindi sarebbe stato più complicato”. Ma L’incontro fra Vladimir Putin e Volodymir Zelensky potrebbe avvenire anche in Ungheria. Lo ha reso noto una fonte dell’Amministrazione americana  alla Reuters. La Russia non si è ancora espressa sull’annuncio da parte di Donald Trump.

 

 

 

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