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Le primavere arabe dieci anni dopo 2011-2021

La Tunisia è nuovamente una polveriera. Le conseguenze delle primavere arabe dieci anni dopo. Il commento e il video realizzato dalla Banca Mondiale

Dieci anni fa il popolo tunisino iniziò la protesta contro il suo presidente Ben Ali. E i fatti di questi giorni rendono quei fatti più vividi che mai nella nostra memoria. Allora i tunisini denunciarono il regime, le sue politiche e le sue pratiche corrotte chiedendo lavoro, libertà e dignità. Questo era il grido di milioni di giovani frustrati dall’arroganza del clientelismo, dal crescente abisso di opportunità economiche e dal soffocamento della parola non autorizzata in qualsiasi forma.

DALLA TUNISIA A EGITTO, LIBIA E YEMEN

Proteste pacifiche non avevano mai portato a un cambio di regime nella regione. La marea travolse il Nord Africa e il Medio Oriente. Quelle prime ondate di speranza – che alcuni hanno etichettato come “primavere arabe” – portarono alla caduta dei governi in Egitto, Libia e Yemen. Ma come ora sappiamo, l’onda si è schiantata in un vortice di disillusione, opportunismo politico, autoritarismo, violenza e guerra civile.

IL VIDEO DELLA BANCA MONDIALE

Un decennio dopo quei drammatici eventi, cosa è successo alla dignità e alla libertà? Cosa è successo alle opportunità economiche? I giovani della regione MENA (Medio Oriente e Nord Africa) stanno meglio oggi rispetto a dieci anni fa?

NULLA È CAMBIATO

Nonostante l’aumento delle aspirazioni, sistemi politici a volte più aperti, e un diritto più libero di dissenso – e nonostante il sostegno della comunità internazionale – nell’ultimo decennio non si sono materializzati profondi cambiamenti nella governance economica e nei risultati.

IL DEBITO PUBBLICO

Con pochissime eccezioni, i Paesi MENA hanno accumulato un debito pubblico insostenibile e aumentato la loro dipendenza dagli afflussi di capitale. Mentre alcuni nella regione, soprattutto nel Golfo, hanno mostrato miglioramenti nella capacità di fare affari, la competitività complessiva dei Paesi MENA è rimasta inferiore al potenziale della regione.

CONDIZIONI DI VITA PEGGIORI DI PRIMA

Secondo un nuovo sondaggio di The Guardian e YouGov, la maggioranza degli intervistati in Sudan, Tunisia, Algeria, Iraq ed Egitto non rimpiange le proteste; tuttavia, più della metà degli intervistati in Siria, Yemen, Libia e Sudan dice che le loro vite sono peggiori di prima della rivolta.

UN FUTURO ANCORA PIÙ BUIO

Anche in Tunisia – probabilmente il Paese più vicino a una storia di successo democratico – il 50% dice che la sua vita è peggiore oggi, mentre solo poco più di un quarto degli intervistati dice che la sua vita è migliore. E la speranza diminuisce: la maggioranza degli intervistati in Yemen, Siria, Iraq, Libia, Sudan e Tunisia crede che i loro figli avranno un futuro peggiore di prima delle proteste.

Quel futuro è tutt’altro che inevitabile. Ma senza un cambiamento radicale nella traiettoria, si potrà parlare più probabilmente di un altro decennio perso nella regione MENA.

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