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Lobbying, ecco le case auto che sfruttano il calcio per fare greenwashing ma ritardano l’abbandono delle fossili

Lobbying Auto Nel Calcio

Secondo il New Weather Institute, Toyota è prima per lobbying contro una decisa azione climatica e al terzo posto tra le aziende più impegnate a mantenere lo status quo

Il calcio nasconde gli interessi delle case automobilistiche nei combustibili fossili. Le aziende dell’automotive spendono complessivamente 4,5 miliardi di dollari per pubblicità trasmesse durante gli eventi sportivi, tre volte di più rispetto a 5 anni fa. Tuttavia, gran parte è greenwashing, uno stratagemma per ripulire la propria immagine sfruttando la passione dei tifosi mentre continuano a investire nei fossili. Le stesse case automobilistiche, infatti, continuano a cercare di convincere l’Europa a ritardare l’uscita di scena delle vetture a diesel e benzina. È quanto emerge dall’ultimo rapporto del think tank New Weather Institute, intitolato “Guida pericolosa: perché lo sport dovrebbe abbandonare la sponsorizzazione da parte dei principali inquinatori”. Chi sono i principali avversari dell’azione climatica?

CHI FA LOBBYING SULLE FOSSILI E GREENWASHING NEL CALCIO

Toyota e BMW figurano tra i “principali inquinatori” che sfruttano lo sport per fare greenwashing, secondo il report. Complessivamente le due case automobilistiche hanno stretto 120 tra partnership e sponsorizzazioni in 23 differenti sport. La maggior parte di questi accordi commerciali è incentrata sulla sostenibilità, ridotta a termine privo di significato, piuttosto che principio che guida l’agire delle imprese. Lo studio, infatti, inserisce la giapponese al primo posto per lobbying contro una decisa azione climatica e al terzo posto tra le aziende più impegnate a mantenere lo status quo.

La casa automobilistica giapponese “a livello globale ha il maggior numero di offerte e di sponsorizzazioni attive tra i marchi automobilistici del mondo, oltre alla quota di mercato più alta (10,5%)”, si legge nel rapporto. È possibile imbattersi in una pubblicità Toyota mentre si guarda il rugby, baseball, football americano, calcio, basket e tanto altro.

L’altra faccia della medaglia mostra però che la giapponese punta ancora molto sulle auto a benzina e diesel. Entro il 2040 l’azienda prevede infatti di vendere 110 milioni di vetture endotermiche, che secondo le stime del think tank produrrebbero 7,4 miliardi di tonnellate di CO2. Nel 2021 nonostante la difficile situazione economica globale Toyota ha venduto più di 10 milioni di auto a combustione interna, che si stima emetteranno 700 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

LE MINACCE SECONDO L’OCSE

Il report sottolinea che le auto endotermiche sono un pericolo non solo per il clima, ma anche per l’atmosfera, la mortalità sulle nostre strade e lo stile di vita. L’OCSE prevede infatti che l’inquinamento diventerà la principale causa di morte prematura da qui al 2050. Le stime parlano di 3,6 milioni di vittime all’anno. Inoltre, il think tank rileva che tra i primi a subire gli effetti delle scelte delle case automobilistiche ci saranno proprio gli sportivi e i tifosi. Un paradosso se pensiamo che molti eventi possono avere luogo grazie ai fondi dei “principali inquinatori”, che puntano sulla passione di fan e atleti.

Gli autori del rapporto sostengono che il mondo dello sport dovrebbe rifiutare di ricevere finanziamenti dai grandi inquinatori, come successo con le società di scommesse sportive e con il tabacco. Promuovere prodotti e stili di vita che impattano in maniera importante sull’ambiente rischia di vanificare gli sforzi di decarbonizzazione, sottolinea il think tank New Weather Institute. Al contrario, gli autori dello studio suggeriscono di guardare a lungo termine e stringere partnership commerciali con aziende e organizzazioni che lavorano attivamente per costruire un mondo dove lo sport possa prosperare.

(Articolo pubblicato su Energia Oltre)

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