Skip to content

ads
dazi

Italia e Ue mettono da parte il “bazooka” contro i dazi. Il piano

Salvini e Macron chiedono di mostrare i muscoli a Trump, ma l’Ue e l’Italia predicano la moderazione. Tutti i piani anti-dazi e i rischi se le trattative dovessero naufragare

Il silenzio assordante di Meloni sui dazi Usa rivela la volontà di FdI di muoversi con cautela, stretto tra due fuochi: l’approccio muscolare della Lega e la prudenza europeista di Forza Italia. Infatti, il Carroccio accusa Bruxelles di inerzia e chiede di mostrare i muscoli a Trump. L’attuale linea condivisa da Italia e Germania, invece, punta ad evitare l’escalation. Nel silenzio apparente di Palazzo Chigi e nella diplomazia prudente della Commissione Europea, si svolge una partita cruciale per il futuro dell’industria europea e italiana. In gioco ci sono anche la prossima Legge di Bilancio e le prossime elezioni.

LA RISPOSTA DELL’UE AI DAZI

Bruxelles sta valutando una risposta calibrata, ma decisa. L’idea è colpire settori americani ad alto valore simbolico, ma marginali per il mercato europeo, evitando di danneggiare comparti vitali per l’Ue. Sono due le liste su cui l’Ue lavora. La prima include soia, tabacco, riso, cereali, frutta, tabacco, sigari, tessuti, abbigliamento, calzature, arredo, tubi in ferro o acciaio, prodotti in alluminio, gelati. La seconda lista in risposta ai dazi Usa che deve essere approvata include Inizialmente il valore era pari a 95 miliardi di euro ora è sceso a circa 72 miliardi. (…) Nell’elenco compaiono (…) La seconda lista preparata da Bruxelles ha un valore di 72 miliardi di euro.

La seconda lista include un’ampia gamma di prodotti industriali e agricoli americani: aerei (tra cui Boeing), componenti per auto, veicoli finiti, prodotti chimici e plastica; apparecchiature elettroniche; prodotti sanitari non farmaceutici; macchinari. Documento dal “valore di 72 miliardi, da colpire in risposta ai dazi reciproci introdotti da Washington sul 70% delle esportazioni europee in aprile, che valgono 380 miliardi di euro, che sarà presentato in questi giorni, forse già oggi, agli Stati membri per l’approvazione”, scrive Il Corriere della Sera.

LA COMMISSIONE PREFERISCE LA MODERAZONE AL BAZOOKA

Nel frattempo, la Commissione europea ha deciso di prolungare fino al primo agosto la sospensione del primo pacchetto di contromisure ai dazi Usa su acciaio e alluminio “made in Ue”, che avrebbe colpito prodotti americani per un valore pari a 21 miliardi di euro”. Un segnale distensivo. Ma alcuni Paesi vorrebbero utilizzare il “bazooka” per mostrare i muscoli a Trump. Il presidente francese Macron sabato ha chiesto alla Commissione di mobilitare “tutti gli strumenti a disposizione, compreso il meccanismo anticoercizione” per evitare un accordo iniquo.

Le “maniere forti” includono una serie di misure quali l’imposizione di restrizioni in Ue al commercio di servizi digitali e finanziari, al divieto di acquisire imprese o partecipare al capitale e agli appalti pubblici.

IL SILENZIO DI MELONI SUI DAZI

Il silenzio di Meloni sulla lettera di Trump ha suscitato le ire dell’opposizione, che ieri ha accusato la premier di immobilismo. Un silenzio rotto da un post che descriveva un pomeriggio di lavoro intervallato da “ripetuti contatti” con Ursula von der Leyen e “tutti gli attori coinvolti nelle trattative”.

“L’obiettivo del governo, in questa fase, è chiaro e minimale: limitare i danni. Tentare di abbassare la soglia del 30% annunciata da Trump avvicinandola, almeno idealmente, al 10% che Londra ha ottenuto nel suo accordo bilaterale”, scrive La Stampa. Il primo passo della strategia del Governo è raggiungere un’intesa politica con Trump per congelare l’effetto delle tariffe. Successivamente, vuole intessere una trattativa settoriale sul modello dell’accordo UK-USA per limitare i danni. A questo scopo, Antonio Tajani martedì volerà negli Stati Uniti, dove incontrerà tra gli altri il segretario di Stato Marco Rubio.

COME FINIRA’?

La situazione però è difficile, come conferma un esponente di governo vicino a Meloni a La Stampa. “A prescindere dal tipo d’intesa, l’impatto delle tariffe arriverà comunque e le contromisure si vedranno solo in un secondo momento». Il timore è che i 25 miliardi promessi per sostenere il sistema produttivo ad aprile scorso non bastino. A rischio ci sarebbe anche la Legge di Bilancio.

Il governo teme infatti che se le compensazioni saranno lente o insufficienti, la fazione degli imprenditori delusi possa ingrandirsi. A pagare il prezzo dell’insoddisfazione dell’industria sarebbero le urne elettorali. Per questa ragione, c’è grande attesa per l’intervento che Meloni terrà giovedì all’assemblea generale della Cisl. Se le trattative con Trump per evitare i dazi dovessero fallire, il Governo guarda già a nuove mercati. Tra fine agosto e inizio settembre è previsto un tour in Asia di Giorgia Meloni, con tappe in cinque Paesi.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su