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Nasce la nuova Commissione è il regno secondo Ursula Von der Layen
Le dimissioni a sorpresa di Thierry Breton, il potente commissario al Mercato Interno francese vicino a Macron, non scalfiscono la nuova Commissione Europea che verrà presentata oggi a Strasburgo. E anche per l’Italia e Raffaele Fitto ci sarà una delega pesante, all’economia reale, parola di Ursula che si prepara a marcare il suo secondo mandato senza rivali
La nuova Commissione Europea può partire. Ursula von der Layen presenterà questa mattina la squadra e i relativi portafogli in una riunione a Strasburgo con i leader dei gruppi e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. E’ la notizia del giorno che viene raccontata da quasi tutti i quotidiani, tranne quelli vicini al centrodestra che invece si dedicano “alla pratica del complotto” così titola il Tempo della magistratura contro Matteo Salvini. Ma per gli altri giornali questo è il giorno di un nuovo inizio e come riporta in prima il Messaggero “Pronta la Commissione, Fitto verso la vicepresidenza”.
PER FITTO UNA DELEGA PESANTE: L’ECONOMIA REALE
Già perché se c’erano state polemiche e non da poco circa il ruolo e le deleghe al rappresentante italiano, sollevate soprattutto dai socialisti e dai verdi, a quanto pare queste sono superate. “Il suo cluster – scrive nella sua cronaca da Bruxelles Francesca Basso per il Corriere della Sera – dovrebbe essere l’economia reale con la supervisione su Agricoltura e Salute più il portafoglio alla Coesione cui si aggiunge il Pnrr, con il controllo diretto su una direzione generale che andrebbe a unire le attuali Dg Regio e Dg Reform (ora nel portafoglio Coesione della commissaria Ferreira) più la Task force Recovery”. Insomma una soddisfazione non da poco per Giorgia Meloni che ha lavorato di sponda con la Von der Layen anche se “costretta” a non votarla appena qualche mese fa.
E INCASSA INCASSA ANCHE IL PLAUSO DEL QUIRINALE
Intanto Raffele Fitto, che in queste settimane ha continuato a studiare i dossier caldi sull’economia, ha incassato il via libera anche del Quirinale e, come nota Angelo Picariello sulle colonne di Avvenire, questo non è un passaggio non da poco. “Il fatto che il Colle abbia reso pubblico il colloquio ha un significato – scrive il notista del quotidiano cattolico – Il capo dello Stato non entra nella dinamica politica che porta alla formazione della Commissione, tuttavia si ricorda che a giugno scorso Mattarella ha ribadito che nell’Ue « non si può prescindere dall’Italia». Insomma, se Fitto è il nome indicato dal governo, allora Fitto è, più in generale, il nome dell’Italia”.
LA VERA SORPRESA E’ LA DETERMINAZIONE DI URSULA
Per il nostro Paese, quindi, salvo sorprese si mette davvero bene e potrebbe essere davvero considerato un successo della premier, resta da capire se lo scossone di ieri con le dimissioni a sorpresa di Breton che, ricordiamolo era candidato a guidare l’Industria nella nuova commissione, possa scalfire il nuovo governo europeo. Per il Foglio non è così e il suo corrispondente David Carretta spiega bene anche le mire del secondo mandato della pragmatica Ursula. “L’’uscita di Breton dalla Commissione è indicativa della determinazione di von der Leyen di accentrare su di sé tutti i poteri, spostando l’equilibrio politico a favore del Partito popolare europeo. Il fatto che Macron abbia ceduto al ricatto è una dimostrazione della debolezza della Francia”. Non è un caso, quindi, come titola la Stampa in prima pagina che “Ursula impone la squadra” e che magari, come nota Marcello Sorgi vorrebbe che la Meloni fosse lontana dal modello Orban.
SARA’ UNA COMMISSIONE SBILANCIATA “A DESTRA”
Ma come sarà la nuova Commissione ? Quello che salta all’occhio è che sarà sbilanciata a destra: il Ppe ha 14 commissari più la presidente, i socialisti 4 e 5 i liberali. Le donne sono 11 su 27. Von der Leyen è riuscita a imporsi facendo raddoppiare la presenza femminile iniziale con un forte pressing sui Paesi più piccoli come Romania, Bulgaria, Slovenia ma anche su Portogallo e Belgio. Soprattutto von der Leyen ha avuto la meglio su Breton e, come ha scritto Claudio Tito nel suo retroscena su Repubblica “approfittando della debolezza di quasi tutti i grandi governi nazionali, a partire da quelli francese e tedesco, ha imposto le sue richieste”. E sul Corriere della Sera la chiusa di Francesca Basso è tutto un programma: “nella nuova Commissione von der Leyen non sembra avere più figure che possano tenerle testa (salvo Ribera) come hanno tentato di fare Timmermans, Vestager e appunto Breton”.