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Navalny, perché il Cremlino aveva paura del più famoso oppositore di Putin

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Sei cose da sapere su Navalny. Analisi di Riccardo Pennisi

Alexei Navalny è morto in prigione. Sei cose da sapere sul più famoso oppositore di Putin, e sul perché il Cremlino ne aveva tanta paura.

⚫1) La paranoia del regime russo ha reso Navalny un collezionista di processi e pene carcerarie. Avvelenato nel 2020 da agenti di Stato, si era spostato in Germania per curare gli effetti dell’attentato, e imprigionato al ritorno: 2 anni e mezzo per violazione della sorveglianza. Subito passati a 9 per “truffa”. L’anno scorso, un’aggiunta di 19 anni, per “estremismo”.

⚫2) Ma Navalny (47 anni) spaventava anche dal carcere – non lo faceva anche Gramsci d’altronde, lasciato morire senza cure in prigione dal Fascismo? Il regime di Putin ha continuato a inventare accuse nei suoi confronti. La morte arriva a un mese dalle elezioni in Russia – a cui solo gli amici di Putin partecipano. Il messaggio alla società è arrogante: non pensate nemmeno di avere alternative. Ma anche di paura: temevamo un uomo dietro le sbarre.

⚫3) Per l’ultimo processo, infatti, il tribunale si era trasferito a 250 km da Mosca. Evitare occhi indiscreti, evitare manifestazioni. E’ importante, nei regimi che usano il codice penale a scopi politici, farsi beffe dell’imputato e mostrare che il processo può avere una e una sola conclusione: Nel ’22, Navalny ebbe solo 10 giorni per leggere i 196 tomi stilati dall’accusa. Nessuno conosce con precisione i reati che gli sono contestati, e che sono montati ad arte – meglio dirlo chiaramente – dai tribunali.

⚫4) Navalny passò vari mesi di reclusione nel “Campo Penale n. 2”: non una prigione normale, ma un istituto punitivo (anche per gli standard russi), dove si finisce in isolamento per colpe come lavarsi il viso con la procedura sbagliata, e l’accesso alle cure mediche è impedito in vari modi. Dopodiché il 5 dicembre era “sparito”, senza che l’amministrazione carceraria dicesse dove fosse. Dopo 20 giorni e 600 richieste, fu “ritrovato” in una colonia penale oltre il Circolo Polare Artico.

⚫5) Navalny cominciò la sua carriera di oppositore quando il regime putiniano era meno oppressivo, e la Russia ben più ricca. All’inizio degli anni ’10 cominciò a denunciare la #corruzione delle aziende controllate dallo stato (bunker dei sostenitori di Putin) che rubavano denaro pubblico a palate. Aprì un blog, subito celebre, e nel 2013 si presentò candidato sindaco a Mosca. Lì per pochi voti non costrinse al ballottaggio la figura scelta dal Cremlino per vincere – sarebbe stato un risultato clamoroso.

⚫6) L’annessione della Crimea nel 2014 diede a Putin un sussulto di popolarità, ma Navalny resistette nonostante le intimidazioni crescenti: arresti per reati amministrativi, arresti di familiari, misure di custodia cautelare, tentativi di avvelenamento – fino a quello del 2020. Centinaia di migliaia di persone protestarono allora, in decine di città, in favore di colui che era visto dal Cremlino come il nemico pubblico numero uno.

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