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Papa Francesco nomina Giuseppe Pignatone a capo del Tribunale dello Sato Vaticano
In seguito all’inchiesta sulla disastrosa gestione del patrimonio immobiliare estero della Segreteria di Stato – che ha portato sotto indagine cinque funzionari e che sembra avere mandato in tilt l’intero sistema – a capo del Tribunale vaticano è stato nominato Giuseppe Pignatone.
Giuseppe Pignatone non avrà un ruolo da inquirente, quello che ha svolto durante tutta la sua lunga carriera ma prenderà il posto di Giuseppe Dalla Torre, già presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano nei due processi Vatileaks.
IL PROFILO
Pignatone, magistrato di altissimo profilo e protagonista di inchieste scomode, sarà il nuovo presidente del Tribunale Vaticano. Siciliano, classe 49, in magistratura da 45 anni, protagonista di primo piano della lotta alla mafia e alla ‘ndrangheta, un uomo che conosce perfettamente i tentacoli dell’ambiente mafioso-politico della Capitale contigua allo stato d’Oltretevere.
LA CARRIERA
Laureato in Giurisprudenza nel 1971 presso l’Università degli Studi di Palermo. È stato pretore a Caltanissetta e, dal 1977, sostituto presso la procura. Nel 2008 è stato nominato dal Csm procuratore di Reggio Calabria. Nel marzo 2012 era stato nominato dallo stesso Consiglio superiore della magistratura procuratore di Roma.
Pignatone aveva lasciato la magistratura a maggio per limiti di età: tra i casi più spinosi di cui si è occupato c’è soprattutto l’inchiesta e il processo per Mafia Capitale, che con cento indagati e 37 arresti rivoltò il sistema di malaffare romano dandogli per la prima volta il nome di associazione mafiosa.
LA SCELTA DI PAPA FRANCESCO
La nomina, voluta da Papa Francesco, mentre un altro scandalo travolge lo Ior, ha un significato chiaro sul corso che il Pontefice intende imporre alla banca Vaticana. E sulla nuova immagine di legalità. La scelta fatta da Francesco indica la volontà del pontefice di secolarizzare al massimo l’amministrazione della giustizia nello Stato vaticano, improntandola ad un rigore estremo nei confronti di corruzione e malversazioni.