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Perché le proteste No Vax in Canada sono l’ennesimo colpo all’automotive

Canada Automotive

Sull’Ambassador Bridge tra USA e Canada circolano ogni giorno circa 350 milioni di merci: il blocco del traffico dei camionisti che protestano contro le restrizioni mette in ginocchio l’automotive

Prima la pandemia e i lockdown. Poi la crisi dei chip. Infine la transizione ecologica con la necessità di passare in tutta fretta dalle motorizzazioni endotermiche a quelle elettriche (qui il punto sugli incentivi per le EV). Non c’è pace per l’automotive, che ora deve fare i conti pure con la difficoltà di approvvigionamento alla catena di montaggio per via delle proteste dei camionisti canadesi no-vax che stanno bloccando lo scambio di componenti tra i due Paesi.

 


E così Ford e Toyota, tra le principali Case automobilistiche del mondo, hanno annunciato la chiusura temporanea delle loro fabbriche in Canada. In una nota, l’azienda fondata da Henry Ford spiega che “questa interruzione sul ponte Detroit-Windsor danneggia i clienti, i lavoratori auto, i fornitori, le comunità e le aziende su entrambi i lati del confine”. “Speriamo – si legge  -che questa situazione sia risolta rapidamente perché potrebbe avere un impatto diffuso su tutte le case automobilistiche negli Stati Uniti e in Canada”.

Il portavoce di Toyota Scott Vazin ha detto che la Casa nipponica, che nel 2021 è stata la prima per vendite negli States, non sarà in grado di produrre nulla in tre impianti canadesi per colpa delle difficoltà alla catena di approvvigionamento, del tempo e delle sfide legate alla pandemia. Pure General Motors ha cancellato il secondo turno del giorno nella sua fabbrica di SUV  a Lansing, Michigan. Il portavoce Dan Flores ha riferito che ci si aspettava che riprendesse giovedì.

Anche il gruppo Stellantis, che controlla Fiat Chrysler, ha già detto che si aspetta ritardi nella produzione nella sua fabbrica in Ontario per la mancanza di pezzi. I camionisti stanno bloccando da giorni l’Ambassador Bridge, il più importante valico di frontiera tra Usa e Canada, dove passa circa un quarto del commercio tra i due Paesi.

Si stima che la paralisi del commercio stia costando 300 milioni di dollari al giorno. La protesta, inattesa, sta mettendo in grave difficoltà il premier Justin Trudeau, riapparso in Parlamento dopo essersi negativizzato dal Covid per pronunciare parole molto dure nei confronti degli attivisti che stanno paralizzando il Paese: “Tutti hanno il diritto di protestare, di non essere dʼaccordo con il loro governo e di far sentire la loro voce. Proteggeremo sempre quel diritto. Ma parliamoci chiaro: non si possono bloccare né la nostra economia, né la nostra democrazia”.

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