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Perché Netanyahu ha detto sì alla tregua in Libano. Ecco i tre motivi

Netanyahu tregua

Il primo ministro israeliano Netanyahu annuncia la tregua e spiega le ragioni che lo hanno spinto a prendere questa decisione

Fumata bianca sul cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah che entrerà in vigore mercoledì mattina alle 4 ora locale, le 3 in Italia. Benyamin Netanyahu ha lasciato l’onore dell’annuncio ufficiale al presidente uscente degli Stati Uniti, evitando di dire apertamente nella conferenza stampa indetta prima del discorso serale di Joe Biden che Israele aveva firmato l’accordo. Il primo ministro israeliano si è limitato a spiegare al Paese le motivazioni della tregua, che è stata approvata e confermata dopo l’intervento di Biden. Un accordo studiato perché la tregua sia permanente, fa sapere Washington. Netanyahu ha ribadito che, nonostante il cessate il fuoco, Israele mantiene “la libertà militare completa” grazie a un accordo di comprensione con gli Stati Uniti.

LE TRE RAGIONI DI NETANYAHU PER LA TREGUA

Il premier israeliano ha spiegato le ragioni alla base della tregua, indicando tre priorità strategiche:

1.”Concentrarsi sulla minaccia iraniana”: il premier ha sottolineato l’importanza di impedire all’Iran di rafforzare le proprie capacità nucleari e militari, definendo questa missione “la più importante per garantire l’esistenza e il futuro dello Stato di Israele”.

2.”Rinnovare le forze armate e i rifornimenti di armi”: Netanyahu ha ammesso che ci sono stati “grossi ritardi nella fornitura di armi e munizioni”, rendendo necessario un periodo di pausa per rifornire e rafforzare l’esercito israeliano.

3.”Separare i fronti e isolare Hamas”: l’accordo mira a ridurre le tensioni con Hezbollah per concentrare gli sforzi contro Hamas nella Striscia di Gaza, consentendo anche il ritorno degli ostaggi.

UN AVVERTIMENTO A HEZBOLLAH

Nonostante la tregua, Netanyahu ha avvertito che Israele risponderà duramente a qualsiasi violazione. “Se Hezbollah tenterà di riorganizzarsi, di scavare tunnel o lanciare missili, colpiremo”, ha dichiarato, aggiungendo che l’organizzazione è stata “riportata indietro di decenni”. E’ stato lo stesso Biden a ribadirlo: “Se Hazbollah violerà l’accordo, Israele avrà diritto alla difesa”. Questo cessate il fuoco, dunque, sembra rappresentare più un periodo di riorganizzazione che un segno di distensione.

LA POSIZIONE DI NETANYAHU SULLA SIRIA E SULL’IRAN

Il premier ha anche lanciato un monito al presidente siriano Bashar al-Assad, accusato di consentire il trasferimento di armi iraniane e di Hezbollah verso il Libano. “Assad deve capire che sta giocando con il fuoco”, ha detto Netanyahu, sottolineando l’impegno israeliano a contrastare qualsiasi tentativo di rafforzare la presenza militare iraniana nella regione.

In merito all’Iran, Netanyahu ha ribadito la determinazione a impedire al Paese di dotarsi di armi nucleari. Ha citato l’attacco israeliano del 26 ottobre, che avrebbe “distrutto parti significative” del programma nucleare iraniano, come prova della volontà di agire preventivamente.

L’instabilità della regione, quindi, e le tensioni persistenti con Iran e Siria lasciano poco spazio a un ottimismo duraturo. Netanyahu ha chiarito che ogni mossa sarà valutata in base agli sviluppi sul campo, mantenendo alta la vigilanza militare.

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