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Chi è Joerg Kukies, il nuovo ministro delle Finanze tedesco e perché Scholz ha licenziato Lindner

Scholz

Terremoto politico a Berlino, il cancelliere Scholz toglie la fiducia al suo ministro delle Finanze e leader dei liberali. Governo in bilico, Lindner voleva voto anticipato

IL LICENZIAMENTO DI LINDNER: LA ROTTURA NEL GOVERNO ‘SEMAFORO’

A Berlino, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha deciso di licenziare Christian Lindner, ministro delle Finanze e leader del Partito Liberale (FDP). La decisione segna un punto di rottura nella coalizione di governo, nota come ‘semaforo’ per i colori dei partiti che la compongono: SPD (socialdemocratici), Verdi e FDP (liberali). Lindner aveva chiesto il ricorso a elezioni anticipate, una proposta che Scholz ha definito “irresponsabile” e che lo ha portato a perdere la fiducia nel suo ministro delle Finanze.

LA CRISI NEL GOVERNO E IL FALLIMENTO NEGOZIATI

La crisi tra i partiti di coalizione era in fermento da mesi, complicata dalle dure sconfitte elettorali dell’FDP nei Laender orientali e da un calo nei sondaggi che potrebbe escludere i liberali dal Bundestag nelle prossime elezioni. Lindner ha spinto per un “piano di svolta economica” che prevedeva tagli alle spese sociali e ambientali, con un ridimensionamento degli investimenti sul clima e un freno all’indebitamento. Tuttavia, SPD e Verdi hanno rigettato queste misure, ritenendole un passo indietro rispetto agli impegni del governo.

LE TENSIONI SUL BILANCIO E LE DIVERGENZE DI VISIONE

Le tensioni interne si sono riflesse anche sulla gestione del bilancio, una delle principali aree di disaccordo. Scholz e il vicecancelliere Robert Habeck (Verdi) hanno tentato di trovare un compromesso con il leader liberale. Habeck aveva persino proposto di ridistribuire i fondi destinati alla fabbrica Intel a Magdeburgo per coprire i buchi di bilancio, ma Lindner ha rifiutato. L’insistenza del ministro delle Finanze sui tagli di spesa e sulla riduzione delle tasse aziendali ha reso impossibile trovare una base comune di intesa.

SCHOLZ HA ANTICIPATO “LA TRAPPOLA DEI LIBERALI”

“E alla fine – scrive la corrispondente del Corriere della Sera, Mara Gergolet – è stato Olaf Scholz a licenziare Christian Lindner. Quando le cose erano decise, quando la trappola dei liberali è scattata, quando ormai la scenografia era stata allestita per lasciare il governo, è stato il cancelliere con senso d’orgoglio e d’anticipo, a privarli del gusto di sbattere la porta”. Olaf Scholz però, prosegue il Corriere, “paga l’incapacità di dare un’identità e una direzione a un esperimento che doveva «modernizzare» la Germania: via dalle grandi coalizioni, un patto con i liberali e i verdi per guardare a un mondo più aperto”.

LA REAZIONE DI LINDNER E IL RUOLO DI SCHOLZ

Subito dopo l’annuncio del licenziamento, Lindner ha accusato Scholz di non essere in grado di guidare il Paese verso un “nuovo inizio” e ha criticato quella che ha definito una “rottura calcolata” del governo. Scholz, tuttavia, ha sostenuto che il comportamento di Lindner aveva minato la fiducia necessaria per una collaborazione stabile e costruttiva, e ha indicato la decisione come necessaria per evitare danni alla Germania.

IL FUTURO DEL GOVERNO E LA POSSIBILITA’ DI NUOVE ELEZIONI

Con il licenziamento di Lindner, il governo di coalizione è in bilico. Il partito liberale tedesco FDP ha annunciato che tutti i suoi ministri lasceranno privando così la Cancelleria della maggioranza alla Camera dei Deputati. Scholz ha annunciato che richiederà un voto di fiducia al Bundestag a metà gennaio, il che potrebbe portare a elezioni anticipate entro marzo, qualora non ottenga il sostegno del parlamento. Nel frattempo, il presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, ha già incontrato il leader dell’opposizione Friedrich Merz (CDU), segnale che i preparativi per un possibile cambio di governo sono in corso.

SCHOLZ NOMINA JOERG KUKIES NUOVO MINISTRO DELLE FINANZE. IL PROFILO

Sicuramente quello che emerge è che Scholz non vuole rimanere a guardare e farsi travolgere dagli eventi. Così ha già deciso di nominare Joerg Kukies, il suo ex consigliere economico, all’incarico di ministro delle Finanze, al posto di Lindner. A dare notizia è la Dpa.

Ecco il profilo di Kukies: 1994, laurea in Scienze Economiques, Università Pantheon-Sorbonne, Parigi; 1997, MPA, John F. Kennedy School of Government, Università di Harvard; 2001, Dottorato di Ricerca in Finanza, Università di Chicago, Graduate School of Business. 2001-04, Associato, Team di sviluppo prodotto, Goldman Sachs International, Londra. Dal 2004 al 2011 è stato associato e dal 2007 al 2011 responsabile della divisione azioni, Germania e Austria, Goldman Sachs International, Francoforte. 2011-14, Responsabile Equity Derivates, Europa, Medio Oriente e Africa, Goldman Sachs International, Londra. Dal 2014 al 2018 è stato co-amministratore delegato di Goldman Sachs AG e amministratore delegato della filiale di Francoforte di Goldman Sachs International. Da aprile 2018 a dicembre 2021, Sottosegretario di Stato per la politica dei mercati finanziari e la politica europea presso il Ministero federale delle finanze tedesco. Da dicembre 2021 segretario di Stato presso la Cancelleria federale, commissario della Cancelliera federale per i vertici del G7/G20.

IL CONTESTO INTERNAZIONALE E LE RIPERCUSSIONI DELLA CRISI TEDESCA

Questa crisi di governo si sviluppa in un momento delicato per la Germania e per l’Europa, anche alla luce della recente vittoria di Donald Trump alle elezioni americane. SPD e Verdi considerano la stabilità del governo essenziale per affrontare le nuove sfide, mentre l’FDP sostiene che l’instabilità negli Stati Uniti richieda una pronta revisione delle politiche economiche e una maggiore disciplina fiscale.

IL BILANCIO TEDESCO E I PROSSIMI PASSI

La discussione sul bilancio rimane un nodo centrale da risolvere, con il prossimo dibattito fissato per il 14 novembre. SPD e Verdi potrebbero tentare di governare con un esecutivo di minoranza, ma la stabilità di un simile assetto è tutt’altro che garantita. Il licenziamento di Lindner e l’incertezza politica potrebbero avere significative ripercussioni sia sul bilancio tedesco sia sulle politiche europee. E sullo sfondo incombe sull’Europa il  nuovo corso dell’Amministrazione Trump.

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