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Privacy, Green Deal e lettere agli Stati. Cosa si fa nei Palazzi europei

Lettere
Non solo lettere della Commissione europea con rilievi agli Stati sui conti pubblici nel Taccuino europeo a cura di Andrea Mainardi 

LETTERE DA BRUXELLES. NON SOLO ITALIA

Non c’è ottobre senza una lettera da Bruxelles con la richiesta di chiarimenti sulla manovra economica. E non è solo l’Italia a ricevere lettere dalla Commissione europea. Risposte sono attese da Francia, Spagna, Portogallo e Belgio. Anche la Finlandia ne ha ricevuta una ai primi di ottobre a cui ha già replicato.

Lo dicono le norme dell’Unione europea: la Commissione può chiedere ulteriori informazioni entro sette giorni dalla presentazione dei bilanci nazionali. Come annota Bloomberg: le lettere segnano un passaggio standard nel processo di revisione dei bilanci nazionali. L’anno scorso la Commissione aveva scritto a sei Paesi.

Nella lettera al ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, ad esempio, la Commissione avverte del “rischio di non conformità”. Non dissimile la richiesta giunta a Roma, firmata da Pierre Moscovici, commissario uscente agli Affari economici, e Valdis Dombrovskis, vice presidente appena riconfermato. Le perplessità – nota Repubblica – riguardano la riduzione del debito nel rispetto delle regole sui conti pubblici: “Il piano dell’Italia non è conforme ai parametri di riferimento per la riduzione del debito nel 2020”, si legge nel documento. La bozza prevede un peggioramento del deficit strutturale di 0,1% del Pil, “che manca il raccomandato aggiustamento strutturale di 0,6%”, e “un aumento della spesa dell’1,9%, che eccede la riduzione raccomandata di almeno lo 0,1%”. Il governo Conte risponderà entro mercoledì 23.

Qui il testo integrale della lettera Ue all’Italia

Le lettere arrivano proprio mentre la Commissione e altre istituzioni, tra cui la Bce e il Fmi, spingono i paesi europei a ridurre i loro livelli di debito. La Spagna ha registrato l’anno scorso il più grande deficit strutturale tra i paesi della zona Euro, circa il 3,2% del Pil (oltre 38 miliardi).

Fonti dell’Unione sottolineano ad Euractiv le differenze tra caso spagnolo e italiano, dato che Madrid ha un governo provvisorio: la Spagna tornerà alle urne il 10 novembre. Per questo, la lettera a Pedro Sánchez è descritta piuttosto come un segnale al prossimo governo. Situazione analoga per Belgio e Portogallo. La Spagna ha convenuto con Bruxelles di ridurre il disavanzo all’1,1% del Pil l’anno prossimo e di ridurre il disavanzo strutturale dello 0,65% del Pil (7,8 miliardi di euro).

I VERDI CRUCCI DI VON DER LEYEN

Poco prima di essere confermata come nuova presidente della Commissione europea, l’ex ministro della Difesa tedesco Ursula von der Leyen si è impegnata a introdurre un Green Deal europeo entro cento giorni dalla sua entrata in carica. Programma ambizioso: ridurre le emissioni di carbonio e invertire il collasso ecologico del pianeta, garantendo al contempo la giustizia sociale.

Ce la farà? Ne dubitano Pawel Wargan e David Adler coordinatori di Green New Deal for Europe in un editoriale pubblicato su Politico. Questo per la frammentazione dei portafogli in Commissione: “La politica sociale è separata dalla politica commerciale, proprio come la finanza è separata dagli obiettivi di riduzione dei gas serra. Nel migliore dei casi, proposte ambiziose finiscono nelle mani di funzionari che sono solidali con la causa. Nel peggiore, con i commissari che sono determinati a vederli fallire”. Del Green Deal di Von der Leyen se ne occuperanno l’olandese di centrosinistra Frans Timmermans – deve studiare piano riduzione delle emissioni entro 2030 e su economia circolare – e Valdis Dombrovskis – chiamato a fare i conti sulla transizione verde: “C’è poco motivo per credere che il politico di centrodestra sia desideroso di abbracciare l’ambizione ambientale necessaria per far passare il Green Deal”. Dombrovskis ha il compito di trasformare la Banca europea per gli investimenti in una banca climatica. Supervisionerà una nuova strategia di finanziamento basata sull’emissione di obbligazioni verdi. Insomma: sarà lui l’arbitro della partita.

BALCANI POCO AMOUR

Emmanuel Macron è riuscito a bloccare l’avvio dei negoziati per l’adesione di Albania e Macedonia del Nord all’Unione. “Sono molto deluso per la decisione o meglio dalla non decisione del Consiglio europeo” sull’allargamento, il commento del presidente uscente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. “Se l’Ue dà l’impressione di fare promesse e poi di non mantenerle, nessuno nel mondo ci rispetterà”. Il primo ministro della Macedonia del Nord, Zoran Zaev, ha chiesto elezioni anticipate il più presto possibile dopo che i leader europei non sono riusciti a concordare l’avvio dei colloqui. “Non abbiamo tempo da perdere”, ha scritto Zaevin una serie di tweet, esprimendo rabbia e delusione per il rifiuto. Le elezioni si terranno il 12 aprile.

PREOCCUPAZIONE PRIVACY NEI PALAZZI UE

Il Garante europeo per la protezione dei dati (Edps) conferma la sua “seria preoccupazione” circa la privacy garantita dai contratti stipulati tra le istituzioni europee e Microsoft, fornitore di sistemi ai vari uffici dell’Unione. L’inchiesta, avviata in aprile, è ancora in corso. Prende origine da un’indagine olandese sulla protezione dei dati, compresa la conservazione, ad esempio, degli oggetti delle email.

BREXIT, IL ROMANZO D’APPENDICE NON CONOSCE FINE

Voti e non voti. Deal o no deal. Il lungo addio della Gran Bretagna all’Europa è un continuo susseguirsi di mosse e dichiarazioni. Tre articoli per orientarsi. Rigorosamente sorseggiando una tazza di tea e gustando cucumber sandwiches british style:

Qui il punto di Daniele Meloni su Brexit con il nulla di fatto del Super-Saturday

Le mosse delle banche centrali, a cura di Alessandro Fugnoli

Il commento a cura di Stefan Scheurer, Director Global Capital Markets & Thematic Research di Allianz Global Investors, su dazi e Brexit

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