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Protagonisti e obiettivi dell’Associazione Italia-India

India

Presieduta da Emma Marcegaglia, ne fanno parte tra gli altri Giuseppe Bono, Ferruccio De Bortoli, Gabriele Galateri di Genola e Licia Mattioli. Si punta a rafforzare le relazioni del nostro paese con l’India

Sarà Emma Marcegaglia a guidare l’Associazione Italia-India per la cooperazione fra i due paesi (Aiicp), nata a fine 2019 a Milano. Costituita grazie a un gruppo promotore che rappresenta realtà industriali, strutture associative e il mondo culturale e della società civile, solo ora — visto lo stop per l’emergenza sanitaria e il lockdown -— comincerà le attività.

CHI C’È

Oltre all’ex presidente di Confindustria, fanno parte dell’associazione Antonio Armellini, ex ambasciatore in India, che ne è vicepresidente. Componenti onorari sono l’ambasciatore Lorenzo Angeloni e l’ambasciatore d’Italia in India Vincenzo de Luca. Ed ecco tutti gli altri membri: l’amministratore delegato di Snam Marco Alverà, l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, l’amministratore delegato e direttore generale di Pininfarina Silvio Angori, l’imprenditrice Sonia Bonfiglioli, l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono, l’imprenditore e parlamentare di Italia Viva Matteo Colaninno, l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli. E ancora: l’imprenditore e vicepresidente di Assolombarda Andrea dell’Orto, il presidente di Sace Rodolfo Errore, il presidente di Generali Gabriele Galateri di Genola, l’europarlamentare leghista Gianna Gancia, l’avvocato e sindaco effettivo dell’Enel Romina Guglielmetti, il notaio e manager Piergaetano Marchetti, l’imprenditore Nunzio Martinello, l’imprenditrice ed ex candidata alla presidenza di Confindustria Licia Mattioli, lo scrittore Giorgio Montefoschi, l’ex presidente Ice Beniamino Quintieri, il giornalista Danilo Taino, gli avvocati dello studio Gop Rosario Zaccà e Alessandro Zalonis.

OBIETTIVI DELL’ASSOCIAZIONE

Come si legge sul sito web dell’associazione, l’obiettivo per cui è nata questa iniziativa è quello di “promuovere un deciso rafforzamento nelle relazioni fra Italia e India” dando vita a “uno strumento di soft power italo-indiano, operante in entrambi i paesi e capace di contribuire ad allargare le basi della conoscenza reciproca, correggere percezioni errate e far pervenire segnali di attenzione utili ad esercitare maggiore ascolto ed influenza”.

Il punto di partenza è che “diversamente dalla Cina, dell’India non si abbastanza” nel nostro Paese e anche agli occhi degli indiani l’Italia appare spesso “simpatica, con aree di assoluta eccellenza ma dal peso politico modesto”. L’associazione però ricorda che non è stato sempre così visto che “l’Italia è stata presente sin alle prime fasi della rivoluzione agroalimentare dell’India indipendente ed è con l’industria italiana che si è sviluppata la motorizzazione del Paese”. Poi nel tempo la presenza di Roma si è affievolita “ma rimane una base solida su cui lavorare e non sono mancate negli anni success stories italiane in molti settori”.

Tra i gruppi industriali italiani attivi nel Paese asiatico si ricordano Montedison, Snam e Iri ma anche Fiat, Innocenti e Piaggio. Nomi storici come Ceat o Bisleri sono diventati marchi indiani; attualmente sono presenti imprese come Generali, Fincantieri, Enel, Astaldi, Saipem, senza dimenticare settori merceologici come il manifatturiero, la moda e il design. Una curiosità: ancora oggi in un dialetto locale indiano ventilatore si dice “Marelli”.

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