Skip to content

ads
tregua Iran

Quali sono i tre siti nucleari iraniani colpiti dagli Usa

Ben prima della scadenza delle due settimane che aveva concesso per un possibile negoziato con Teheran, il presidente americano Donald Trump ha ordinato un attacco a sorpresa contro l’Iran. Una mossa che sembra voler imprimere un’accelerazione drammatica alla crisi in Medio Oriente, arrivata dopo nove giorni di bombardamenti da parte di Israele.

L’ANNUNCIO DI TRUMP, “COLPITI E CANCELLATI”

“Fordow, Natanz e Isfahan sono stati completamente e totalmente cancellati”, ha dichiarato Trump nel suo discorso alla nazione, rivendicando l’efficacia dell’attacco. Ma il rischio di un’escalation militare resta altissimo. L’Iran ha promesso una risposta, mentre gli Stati Uniti rafforzano la propria presenza militare nella regione. “Adesso è iniziata la guerra” ha scritto su X un account riconducibile ai Guardiani della Rivoluzione iraniana, mentre la tv di Stato di Teheran ha minacciato che “ogni cittadino americano, o militare, nella regione è ora un legittimo obiettivo”. L’escalation rischia di travolgere l’intera area mediorientale.

FORDOW, IL SITO SOTTERRANEO VICINO A QOM

Tra i tre obiettivi colpiti figura il sito di Fordow, uno degli impianti più segreti e sorvegliati del programma nucleare iraniano. Costruito nei primi anni 2000 e reso noto pubblicamente solo nel 2009, si trova nei pressi della città santa di Qom, circa 150 chilometri a sud di Teheran. L’impianto è scavato nella montagna, a una profondità stimata tra gli 80 e i 90 metri, rendendolo estremamente difficile da colpire con armi convenzionali. Per questo, secondo indiscrezioni, gli Stati Uniti avrebbero impiegato sei bombe ‘bunker buster’ capaci di penetrare il terreno prima di esplodere. Già nel 2009, l’allora presidente Barack Obama aveva definito “incoerente con un programma pacifico” la configurazione della struttura.

NATANZ, IL CUORE DELL’ARRICCHIMENTO DELL’URANIO

Il secondo obiettivo è Natanz, uno dei centri più cruciali del programma atomico iraniano. Scoperto nel 2002, è noto per essere in grado di arricchire l’uranio fino al 60% di purezza, un livello vicino a quello necessario per scopi militari. Situato a circa 160 chilometri a sud di Teheran, il sito è in parte sotterraneo e ha già subito in passato operazioni di sabotaggio: nel 2010 fu colpito dal virus informatico Stuxnet, mentre nel 2020 e nel 2021 è stato danneggiato da esplosioni sospette. Nell’attacco americano, sarebbero stati lanciati una trentina di missili Tomahawk sull’area.

ISFAHAN, CONVERSIONE DELL’URANIO E STRUTTURE MILITARI

Il terzo obiettivo dell’attacco è stato Isfahan, città che ospita una rete articolata di strutture militari e nucleari. In particolare, il sito colpito è quello in cui l’uranio naturale viene convertito in gas per essere poi immesso nelle centrifughe di Natanz e Fordow. Costruito a partire dal 1999, l’impianto ospita anche tre piccoli reattori di ricerca forniti dalla Cina ed è coinvolto nella produzione di combustibile nucleare per uso civile. Ma Isfahan è anche sede di una grande base aerea e di fabbriche legate alla produzione di droni, rendendola un obiettivo strategico per gli Stati Uniti.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su