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Regno Unito, cosa insegna la crisi economica

Difesa UK Londra

Il Regno Unito affronta le pesanti conseguenze economiche derivanti dall’emergenza sanitaria con misure a sostegno di imprese e lavoratori, in particolare nel settore della ristorazione. Tuttavia l’economia è in ginocchio e una vera ripresa pare lontana. L’articolo di Federica Barsoum

1. UN’ECONOMIA PROVATA DALLA PANDEMIA

Con l’imperversare dei contagi da Covid-19, anche il Regno Unito, sesta economia al mondo, si è ritrovato ad affrontare pesanti conseguenze economiche, legate in particolare alle chiusure e alle misure di contenimento adottate a partire dalla primavera scorsa. Secondo le stime dell’OECD (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), il Paese subirà un crollo del PIL del 10% circa nel 2020, performance che si attesta come una fra le peggiori in Europa. Oltre a ciò si prospetta un tasso di disoccupazione in crescita fra il 7 e il 9%, con migliaia di posti di lavoro già andati perduti. La famigerata seconda ondata e l’incombente minaccia di nuove chiusure hanno poi determinato un crollo delle vendite in Borsa e una generale sfiducia nella capacità dell’economia di far fronte a nuovi possibili shock, timori che si sono tradotti anche in un deciso calo dei consumi.

2. UNA RETE DI SICUREZZA A TUTELA DI IMPRESE E LAVORATORI

Alla luce di tutto ciò si è manifestata l’esigenza di intervenire con nuove misure a sostegno delle imprese, partendo in particolare da quelle della ristorazione e dell’accoglienza, settori duramente  colpiti dalla crisi pandemica in tutta Europa. Il ministro delle Finanze britannico, Rishi Sunak, ha annunciato che a partire dal primo novembre lo Stato si farà carico di due terzi dello stipendio dei dipendenti di tutti i locali che sono stati costretti per legge a chiusure di almeno una settimana. Il piano, che riguarderà il Regno Unito intero e proseguirà per sei mesi, ha il chiaro obiettivo di costruire una rete di sicurezza per le imprese edi lavoratori, contro lo spettro di una disoccupazione di massa, in vista di un inverno che si prospetta difficile. In aggiunta è previsto un contributo sino a tremila sterline per tutte le attività colpite dai provvedimenti restrittivi.

3. PROSPETTIVE FUTURE

Sebbene il quadro generale sia tutt’altro che incoraggiante, a detta di molti le possibilità di crescita dell’economia inglese sono state sottostimate. Nei fatti, secondo la Banca d’Inghilterra, nel terzo trimestre 2020 il PIL crescerà complessivamente del 20%, con un ritmo di circa l’1,5% a settimana. Inoltre l’economia sarà solo del 3 o 4% al di sotto dei livelli pre-Covid, e non al 18% come previsto inizialmente. Stando a tali stime, anche i consumi sarebbero lentamente ripartiti, con un aumento settimanale del 2% incominciato nel mese di maggio. Nonostante ciò alcuni esperti prevedono che la ripresa sarà molto lenta, stimando un ritorno dell’economia inglese ai livelli pre-pandemia nel 2023. In ogni caso sarà molto difficile stabilire con decisione in che direzione andrà l’economia, dato il clima di crescente incertezza che accompagna l’aggravarsi della situazione epidemiologica non solo nel Regno Unito, ma nell’Europa intera.

Articolo pubblicato su ilcaffegeopolitico.net

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