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Salta il piano sugli asset russi, sì a 90 miliardi per Kiev: com’è andato il Consiglio europeo

Trovato l’accordo nella notte per l’Ucraina: salta l’uso degli asset russo ma vengono approvati 90 miliardi finanziati con Eurobond

Al via al prestito di 90 miliardi per l’Ucraina e garantito con il bilancio pluriennale comunitario, finanziato dunque con il debito comune. Naufragata la linea di Ursula Von der Leyen e Friedrich Merz sull’uso degli asset russi: è pesata la contrarietà del Belgio e di altri paesi contrari (tra cui anche l’Italia), ma il colpo di grazia arriva da Viktor Orban e Robert Fico.

A KIEV UN PRESTIDO DI 90 MILIARDI CON BOND UE

La decisione dei Ventisette (con Ungheria e Slovacchia) arrivata alle 3 del mattino è quella di fornire a Kiev 90 miliardi di euro per il biennio 2026-2027. Il prestito dell’Ue avviene attraverso “prestiti contratti dall’Ue sui mercati e sostenuto dal margine di bilancio dell’Ue”. La mobilitazione delle risorse del bilancio dell’Unione non avrà alcun impatto sugli obblighi finanziari della Repubblica ceca, dell’Ungheria e della Slovacchia che si sono tirati fuori (anche se la prima ha votato a favore della procedura).

“Tale prestito sarà rimborsato dall’Ucraina solo una volta ricevute le riparazioni”: si legge nel testo dell’accordo. Ammesso e non concesso che la Russia avrà mai intenzione di risarcire Kiev, cosa al quanto improbabile attualmente. “Fino ad allora, tali attività rimarranno immobilizzate e l’Unione si riserva il diritto di utilizzarle per rimborsare il prestito, nel pieno rispetto del diritto dell’UE e internazionale”, continua il documento.

L’INTESA MANCATA SUGL ASSET RUSSI

Quanto agli asset, tutto naufragato. La questione se impiegarli o meno per il prestito a Zelensky aveva come forte oppositore il Belgio, principale custode dei beni del Cremlino. Il primo ministro Bart De Wever avrebbe approvato il prestito a tre condizioni: la mutualizzazione dei rischi, l’effettiva garanzia di liquidità e la totale condivisione degli oneri da parte dei Paesi che detengono beni russi. Scettici anche Italia, Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca.

Nel vertice dei Venticinque senza Ungheria e Slovacchia, il Consiglio europeo ha continuato a seguire la linea del “stiamo lavorando su questo”, invitando il Consiglio e il Parlamento europeo “a continuare a lavorare sugli aspetti tecnici e giuridici degli strumenti che istituiscono un prestito di risarcimento basato sui saldi di cassa associati ai beni immobilizzati della Russia”, i cosiddetti asset russi.

“Un grande successo” lo ha definito Merz anche se la sua linea iniziale era quella di usarli. Il dietrofront è stato motivato dall’ammissione che la proposta originaria della Commissione era troppo complessa rispetto a quella adottata che è “molto pragmatica”. Viktor Orban e Robert Fico, nel frattempo, non hanno smettevano di lavorare ai fianchi per far saltare la soluzione che avrebbe scatenato l’ira di Mosca. A quel punto il pressing di Merz e von der Leyen ha smesso di dare segni di vitalità.

ADESIONE A UE

Il Consiglio europeo ha ribadito anche il sostegno al percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’Ue che :”accoglie con favore i significativi progressi compiuti finora dall’Ucraina nelle circostanze più difficili“. L’Unione europea si legge nell’accordo “continuerà a sostenere l’Ucraina nella costruzione di un futuro pacifico e prospero all’interno dell’Unione europea, in linea con l’approccio basato sul merito”.

TENSIONI SUL MERCOSUR

Intanto, fuori del Consiglio Europeo, a Bruxelles, 8.000 agricoltori con un migliaio di trattori hanno manifestato contro la firma del trattato Mercosur. I manifestanti hanno lanciato patate, barbabietole, uova, pietre, bottiglie e petardi e la polizia è intervenuta con l’uso di idranti e fumogeni.

L’accordo Ue-Mercosur prevede l’eliminazione dei dazi con il Sud America liberalizzando il 90% degli scambi industriali e il 93% di quelli agricoli in 10 anni. Gli agricoltori italiani insieme a quelli francesi temono quindi la concorrenza sleale da carne e zucchero sudamericani e chiedono di rivedere le clausole di garanzia previste nel patto. L’Italia insieme alla Francia ha espresso i dubbi su alcuni passaggi e la firma è slittata a gennaio.

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