Sul progetto Stargate da 500 miliardi annunciato da Trump per lo sviluppo dell'Intelligenza artificiale è…
Sette cose da sapere sull’attacco di Hamas contro Israele
“Sarà una guerra lunga e difficile”, queste le parole di Netanyahu dopo l’attacco di Hamas a Israele con l’Operazione Tempesta. L’analisi di Riccardo Pennisi
1) Non è stato uno dei “soliti” “scambi” di missili. L’attacco è su larga scala. Alle 6 di mattina è partita una prima ondata di centinaia di razzi dal cielo (5000 secondo Hamas), dalla Striscia di Gaza.
2) Ma il vero assalto comincia due ore dopo via terra, quando i pick-up delle Brigate Al Qassam (l’ala militare di Hamas) superano il muro di separazione dai territori palestinesi e attaccano, supportati da deltaplani motorizzati, varie basi dell’esercito israeliano, inclusi posti di frontiera e commissariati. Il numero degli assalitori è imprecisato.
3) E’ l'”Operazione Tempesta”, secondo il capo delle Brigate Al-Qassam, Mohammed Deif, braccio armato di Hamas, che invita tutti i nemici di Israele a partecipare, puntando a un conflitto regionale – Hamas ha alleati soprattutto in Libano: i complimenti di Hezbollah sono arrivati subito (e anche dall’Iran). I militanti della Jihad islamica di Gaza dicono che lo faranno.
4) “Siamo in guerra e vinceremo”, ha detto primo ministro israeliano Netanyahu in un messaggio alla nazione. 50 anni dopo l’ultima guerra aperta, quella del Kippur (ottobre 1973). Anche stamattina (sabato) coincideva con la fine di una festa ebraica, Sukkot. L’attacco ovviamente ha provocato tanti feriti e la morte di centinaia di persone. Ci sarebbero altri soldati uccisi e numerosi ostaggi. E vari blindati e veicoli militari catturati.
5) Israele si trovava in un momento politico molto delicato, con una vasta opposizione all’ultimo governo di Netanyahu e alla sua riforma della giustizia. L’attacco di Hamas rafforza ovviamente il governo, a cui l’opposizione ha promesso tutto il sostegno necessario. Il sentimento di unità nazionale davanti al pericolo prevale. L’esercito israeliano ha lanciato in risposta l’operazione “Falce di Ferro”, e sta già bombardando Gaza.
6) Gli USA hanno immediatamente offerto la propria solidarietà a Israele contro l'”azione terroristica scatenata da Hamas”. “Siamo sorpresi – dicono invece dalla Russia – israeliani e palestinesi, fermatevi, cessate il fuoco: non è così che si risolvono le controversie internazionali”.
7) Solo 5 anni fa Hamas proponeva la tregua a Israele. Oggi lancia un attacco epocale. Cosa è cambiato? Tra israeliani e palestinesi, poco. Ma tra Israele e molti Paesi arabi, a cominciare dall’Arabia Saudita, sì: con loro – col benestare degli Stati Uniti – lo stato ebraico sta siglando una serie di accordi storici. Hamas, invece, appartiene a una costellazione politico-militare, con Hezbollah e l’Iran appunto, che quegli accordi rifiuta. Hamas è molto radicata a Gaza, ma in Cisgiordania, a Ramallah, è un altro partito, #Fatah, a dettare legge. La distensione tra israeliani e sauditi avvantaggerebbe i palestinesi di Fatah, marginalizzando Gaza. I filo-iraniani di Hamas, invece, sono disposti a tutto – come l’attacco di oggi dimostra – pur di farla saltare.