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Siamo al sovranismo bancario, Berlino contro Roma. Su Unicredit-Commerzbank ci giochiamo il “Rapporto Draghi”
Il cancelliere tedesco Scholz contro l’operazione Unicredit: “Attacchi non amichevoli, acquisizioni ostili, non sono mai una cosa positiva per le banche”. Il nostro gruppo già al 9% ha sottoscritto opzioni sull’11,5% del capitale, la banca tedesca crolla a Francoforte ed è gelo tra Germania e Italia
La notizia, ripresa da molti quotidiani nelle pagine economiche tranne il Messaggero che titola in prima “Unicredit, gelo Roma-Berlino”, è che la banca italiana ha comunicato di aver presentato domanda alla Bce per salire oltre l’asticella del 10% e andare «fino al 29,9% in Commerzbank», a un soffio dalla soglia dell’Offerta pubblica d’acquisto. E nel frattempo ha annunciato di aver sottoscritto «strumenti finanziari», ovvero opzioni, pari a circa l’11,5% del capitale sociale della banca tedesca. Al punto che il cancelliere tedesco, come riporta il Sole24ore in prima pagina ha definito un “atto ostile” quello italiano e quando scendono in campo i governi per difendere le proprie bandiere non è mai un buon segnale.
CROLLA COMMERZBANK, SCHOLZ BOCCIATO DAI MERCATI
Mentre il cancelliere tedesco ringhiava il suo “nein” il titolo di Commerzbank crollava alla Borsa di Francoforte (-6%), prova della distanza siderale – come scrive il Foglio – che “si è creata tra le ragioni del mercato, molto positivo sulla prospettiva di un’aggregazione italotedesca, e quelle della politica su posizioni di sovranismo bancario”. Appena ieri l’Handelsblatt, il più importante quotidiano economico tedesco, sosteneva che Unicredit sarebbe un buon partner per Commerzbank e che “lo stato farebbe meglio a non mettersi in mezzo”. Della stessa opinione, d’altra parte, sono molti economisti e associazioni industriali. C’è di mezzo anche il futuro dell’Unione Bancaria tanto spesso ipotizzato in Europa e quasi mai realizzato.
TAJANI: “POSIZIONE TEDESCA INSPIEGABILE”
E’ più o meno quello che ha ribadito il ministro degli Esteri Antonio Tajani che si trova a New York insieme a Olaf Scholz per l’Assemblea delle Nazioni Unite: “ Non capisco perché quando qualcuno viene ad acquistare in Italia si dice che siamo in un sistema europeo moderno del mercato unico, se poi un italiano acquista fuori non è più nel mercato unico”. Già perché il punto è proprio questo. Sembra difficile che UniCredit voglia buttarsi in un rischioso “muro contro muro” con Berlino. “Se però non troverà il canale del dialogo, la banca italiana si troverà di fronte a un bivio – scrive il quotidiano della Confindustria – lanciare un’operazione ostile, che però ha detto di voler evitare, oppure, fare marcia indietro: il che significherebbe vendere l’intera quota, incassando però intanto una ghiotta plusvalenza”. Un passaggio decisivo intanto si giocherà a Francoforte, dove la Bce ha sessanta giorni per valutare i profili della domanda di UniCredit.
PANICO IN GERMANIA, LA PARTITA ADESSO E’ DENTRO LA BCE
Quello che appare certo è che si è generata una situazione di panico di buona parte del mondo politico tedesco all’ipotesi che la Germania possa perdere il controllo della sua seconda banca. Come scrive Federico Fubini, vicedirettore del Corriere della Sera nel suo retroscena: “Proprio per questo conterà per il seguito di questa partita un mix di approcci dei governi e di imparzialità dei regolatori europei, non tanto di quelli nazionali di Francoforte che sembrano essersi già schierati. Conterà, in sostanza, la parte della Bce guidata dal Consiglio di vigilanza. Al vertice della politica monetaria c’è naturalmente la francese Christine Lagarde, già esplicita nel sostenere l’opportunità di aggregazioni fra banche di diversi Paesi europei. Al vertice del Consiglio di vigilanza della Bce c’è invece la tedesca Claudia Buch, arrivata a gennaio dalla Bundesbank a sostituire l’italiano Andrea Enria. Sarà lei a guidare le discussioni del Consiglio — dove siedono i regolatori di tutti i Paesi dell’Unione europea — di fronte alla richiesta di Unicredit dell’autorizzazione a salire al 29,9% di Commerz”.
MELONI IN SILENZIO, MA E’ UNA PARTITA CHE VA OLTRE ROMA-BERLINO
Dopo la presa di posizione del cancelliere tedesco in molti si domandano cosa farà Giorgia Meloni che per adesso ha ignorato il problema destinato a crescere nelle prossime ore. “Negli ambienti finanziari molti notano l’assenza o la debolezza di una sola voce: quella del governo italiano – annota Fubini – che, dopo aver parlato tanto di nazione, può chiedere che le regole europee siano rispettare a difesa degli operatori del Paese”. Lo farà? Di certo come scrive nel suo commento per la Stampa, Stefano Lepri questa partita apparentemente bancaria è “il banco di prova del rapporto di Mario Draghi. Se una fusione tra Commerzbank e Unicredit sarà davvero impedita, potremo dire addio al sogno che l’Europa diventi più coesa, e rafforzandosi possa meglio competere nel mondo con Stati Uniti e Cina”. Come si vede la partita va oltre Roma-Berlino…