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Trump-Harris è testa a testa, i destini del mondo appesi all’ultimo voto

Trump

Ci siamo. Gli Usa e il mondo tra poche ore conosceranno l’esito delle elezioni presidenziali destinate a cambiare il corso della storia. I due candidati dividono l’America e i quotidiani, anche i nostri si schierano e c’è chi addirittura evoca per Trump il ruolo di un moderno Hitler

Mai come questa volta l’esito del voto non è scontato. Lo fu nel 2012, quando fu da subito chiara la vittoria di Barack Obama, mentre George Bush venne proclamato Presidente soltanto a dicembre. dopo un lungo scrutinio e battaglie in tribunale. La storia potrebbe ripetersi anche con Donald Trump e Kamala Harris ci informa il Corriere della Sera perché il primo “sta recuperando in Pennsylvania” e “la seconda “è avanti Iowa, feudo dei repubblicani” mentre la Stampa punta alle esternazioni di Trump “sul voto truccato” che sono “oltre il limite” per Repubblica.

LA GUERRA DEI SONDAGGI, PER I GIORNALI SONO TESTA A TESTA

La verità è che le elezioni sono appesi ad un voto e anche ai sondaggi che potrebbero influenzare gli elettori all’ultimo momento. Ieri quello del New York Times vede Harris in recupero (+3) in North Carolina, Nevada, Wisconsin e a +1 in Georgia; mentre Trump è in vantaggio in Arizona (+4) e Michigan (+1) e sono pari in Pennsylvania. “Tra gli elettori che hanno deciso chi votare negli ultimi giorni (l’8%) Harris è in vantaggio (55% a 44%) – ci informa nella sua cronaca per il Corriere la corrispondente Viviana Mazza – in particolare nel Sud tra giovani, ispanici e neri. Secondo i suoi consiglieri ciò è dovuto alle ultime uscite nel campo rivale, come «Porto Rico isola di spazzatura». E Trump ieri ha detto che non avrebbe «mai dovuto lasciare la Casa Bianca» e che, per colpirlo, un killer dovrebbe «sparare attraverso i fake media e questo non mi spiacerebbe»”.  Quel che è certo è che considerato il margine di errore (2-3%), i candidati restano testa a testa nei sondaggi.

ANCHE I SETTORI ECONOMICI SI DIVIDONO TRA I DUE CANDIDATI

Anche i settori dell’economia americana si dividono. Lo scrive il Sole24Ore in una bell’analisi su chi sta con chi. “Il settore della tecnologia, per esempio, è tradizionalmente liberale e progressista, ma alcuni personaggi di spicco dell’industria, come Elon Musk di Tesla, si sono schierati con il candidato repubblicano Donald Trump e le passate battaglie della democratica Kamala Harris contro giganti del calibro di PayPal e Facebook non depongono a favore dei Dem. Il comparto sanitario vota invece repubblicano, perché i democratici spingono per la riduzione dei prezzi dei farmaci a danno dei margini dei produttori, però anche Trump ha fatto dichiarazioni vaghe in passato, perché il tema della salute è caro anche agli elettori conservatori”. E sull’energia? “C’è una divisione più netta, perché Harris proseguirebbe la politica di Joe Biden a favore della transizione energetica, della decarbonizzazione e delle auto elettriche, finanziata con l’Inflation Reduction Act “.

LA MINACCIA ALLA LIBERTA’, TRUMP VISTO COME NUOVO HITLER

Una vigilia di fuoco, aspettando i conti che si faranno il 6 mattina. Ma anche i giornali si dividono, almeno quelli nostrani. C’è una stampa tendenza Harris, sicuramente Repubblica, la Stampa ed una che inneggia a Trump senza difficoltà basta leggere il fondo di Daniele Capezzone su Libero che scrive del “panico a sinistra se vincesse Donald”  e sulla stessa lunghezza d’onda anche il Giornale, la Verità e il Tempo quotidiani vicini al centrodestra. Colpisce però, tra tutte  l’analisi di Stefano Stefanini su la Stampa su !quell’errore negli anni Trenta su Hitler e la minaccia Donald per la nostra libertà”.  “Quello che Donald Trump ha messo in scena al Madison Square Garden (l’attacco ai media e le possibili frodi, ndr)è il vero Donald Trump – scrive l’analista sul quotidiano torinese –  Non prenderlo sul serio sarebbe ripetere l’errore che tanta Germania benpensante fece con Adolf Hitler negli anni Trenta. Il “tanto non lo farà” spalanca le chiuse della democrazia alle dittature. Il rischio Trump è reale. Per tutti. Non facciamoci illusioni”.

“L’AMERICANO IGNOTO” CHE PUO’ DECIDERE I DESTINI DEL MONDO

Come finirà? Bisogna attendere e avere pazienza mentre i palinsesti televisivi sono pronti a cambiare e si annunciano già le maratone a partire da quella di Enrico Mentana su La7. Di certo, in tutto il susseguirsi di analisi ed editoriali quello che cerca di darci un quadro più descrittivo e distaccato appare sul Foglio ad opera di Stefano Cingolani intitolato l’americano ignoto. Già cosa sappiamo noi degli States oggi? Non è più l’America della Coca-cola. del dollaro e dei jeans. E prendendo in prestito un discorso di Condoleezza Rice, tornata all’università di Stanford dopo l’esperienza al fianco di George W. Bush scrive: “Gli Stati Uniti sono un paese ben diverso oggi, esausto dopo otto decenni di leadership internazionale, alcuni di successo e ampiamente apprezzati, altri considerati un fallimento. Gli americani sono meno fiduciosi nelle loro istituzioni e nella realizzabilità del sogno americano – si legge – La loro mente da un lato guarda al mondo e pensa che gli Usa hanno fatto abbastanza, adesso è arrivato il turno di qualcun altro. Dall’altro guarda fuori e vede un grande paese che prova a cancellare uno più piccolo, bambini avvelenati dai gas nervini o gruppi terroristici che decapitano i giornalisti e dice: dobbiamo agire. Il prossimo presidente dovrebbe fare appello a quest’ultimo lato del cervello”. E noi con lui”.

 

 

 

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