Skip to content

Trump & Putin, il tycoon e lo zar: il nuovo ordine mondiale passa da qui

scambio prigionieri usa russia

Sono pronti a parlarsi. Il leader del Cremlino e il 47esimo presidente degli Stati Uniti stanno per riannodare i fili. Una parte di mondo spera che possa significare la fine del conflitto almeno in Ucraina, l’altra teme che aumenteranno i “cesarismi”. In ogni modo il futuro passa da questa strana coppia mentre Giorgia Meloni potrebbe avere un ruolo non da poco come fa capire l’ex premier Mario Monti

La convincente vittoria elettorale di Donald Trump,  rispetto a quattro anni fa ha conquistato il voto con più donne, più latinos, più afro-americani ha importanti conseguenze sui rapporti di forza geopolitici. Se ne è accorto – notano i quotidiani Vladimir Putin che ieri, come riporta la Stampa ha avuto parole di miele verso the Donald: “si è rivelato un uomo coraggioso, mi ha fatto impressione come si è comportato durante l’attentato” aggiungendo che “si è comportato da uomo, in una circostanza in cui ciascuno si mostra per quello che è davvero”. E Trump non si è tirato indietro: “Parlerò con Putin”.

LA STRANA COPPIA PRONTA A CAMBIARE IL MONDO

Così i quotidiani decidono di analizzare la “strana coppia” e quello che potrebbe accadere in Ucraina, il ruolo dell’Europa che è stata da sempre vicina al popolo di Kiev e come uscirne senza che tutto possa sembrare una resa allo zar di Russia. “Trump e Putin annuncio incrociato: pronti a parlarci” titola in prima il Sole24Ore e anche il Corriere della Sera focalizza la sua attenzione sul “dialogo” tra i due mentre Repubblica si spinge ancora oltre e parla già di “intesa”.  La sua squadra starebbe già lavorando infatti ad un piano per la pace in Ucraina, come ha rivelato il Wall Street Journal, un piano  che prevede “il congelamento del conflitto lungo la linea di contatto esistente con una zona demilitarizzata, rinuncia di Kiev all’adesione alla Nato per almeno vent’anni, ma nessuno stop all’invio di armi statunitensi o all’ingresso nella Ue”.

CHE FINE FARA’ L’UCRAINA? DUE VISIONI IN CAMPO

Per questo Zelensky è volato a Budapest per ribadire con veemenza la disperazione le ragioni dell’Ucraina di fronte ai leader europei e chiedendo meno “sostegno a parole” come riporta il Messaggero “e più armi”. Da parte sua Putin invece ha messo subito in chiaro le condizioni: vuole un’Ucraina che torni al «buon vicinato» con il Paese che la bombarda, e neutrale perché altrimenti «resterà sempre un’arma in mani ostili», e con «confini nuovi» perché le regioni occupate dai militari russi sono «nostri territori storici». In altre parole – scrive Anna Zafesova su la Stampa – le condizioni di Mosca non cambiano di un millimetro, e la «crisi ucraina», come la chiama, resta per Putin una questione di spartizione di sfere di influenza in un gioco tra Mosca e Washington”.

UN NUOVO ORDINE MONDIALE PIENO DI NAZIONALISMI

Certo questi sono i desiderata dello zar di Mosca e per questo bisogna  capire quanto il “piano di Putin” coincida con la “pace di Trump”, perché il diavolo ovviamente sarà ovviamente nei dettagli: tra il “congelamento” del conflitto lungo la linea del fronte e un ridisegno dei confini a seguito di un’occupazione militare c’è infatti una notevole differenza. Quello che però sottolinea  Ugo Tramballi  sul Sole24Ore è che “la vittoria così travolgente del sovranismo in America, potrebbe incentivare i nazionalismi latenti o già palesi in Europa, sponsorizzati e protetti dalla Russia di Vladimir Putin: i serbi in Bosnia, i filo-russi in Moldavia, Georgia e in alcuni Paesi membri dell’Unione europea”. E questo potrebbe aprire scenari completamente nuovi, un ordine mondiale completamente diverso proprio in mano alla strana coppia Trump&Putin.

MONTI E L’ENDORSEMENT A MELONI: “UTILE ALLA UE CON TRUMP”

In questo scenario un ruolo da cerniera potrebbe toccare proprio all’Italia, lo dice in un’intervista al Corriere della Sera l’ex presidente del Consiglio Mario Monti: “La premier può essere utile all’Unione europea di fronte al tycoon, superando i veti” e fa un endorsement non da poco: “Giorgia Meloni ha capito l’Europa e i suoi problemi. È il leader che può spiegare meglio questa realtà a patrioti, sovranisti e riluttanti vari. I quali possono essere molto legati al diritto nazionale di veto, soprattutto in politica estera”. Che poi, detto in altre parole è quello che ha scritto Elena Molinari su Avvenire cercando di spiegare il trionfo di Trump: “la sfida reale per i partiti, però, è intercettare chi ha votato per uno o per l’altro dei candidati “turandosi il naso”. Si sente dire molto in queste ore che i democratici hanno perso il voto degli operai, o dei latinos, o degli uomini. In realtà Kamala Harris ha perso il voto di chi non sceglie un candidato per ideologia o per principio ma perché sente il bisogno, umanissimo e legittimo, di sentirsi ascoltato, e non come membro di un “gruppo demografico”. Trump l’ha capito, almeno in apparenza, ma è tutto da vedere se le sue politiche manterranno questo approccio”.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su