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Ue, entrato in vigore l’accordo commerciale con Singapore

Singapore

L’accordo di libero scambio con Singapore è entrato in vigore il 21 novembre ed è il primo che Bruxelles stringe con uno degli Wtati membri dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN). L’articolo di Antonino Galliani per ilcaffegeopolitico

UN PO’ DI STORIA

La città-Stato asiatica e l’UE hanno iniziato i negoziati per l’accordo di libero scambio, denominato EUSFTA (EU-Singapore Free Trade Agreement), nel dicembre del 2009, poco dopo la crisi finanziaria del 2008. I negoziati si sono conclusi qualche tempo dopo, nell’ottobre del 2014. L’obiettivo dell’accordo con Singapore era quello di unire i Paesi membri dell’UE con uno degli Stati più rilevanti per la fornitura di beni e servizi, da parte delle imprese europee, nella regione del Sud-Est asiatico. Inoltre un accordo di tale importanza avrebbe aperto ulteriori possibilità all’UE di avvicinarsi agli altri Paesi membri dell’ASEAN, fra cui grandi potenze regionali come Thailandia e Indonesia. A dimostrazione della rilevanza che Singapore ha per l’UE, nel 2016, si è registrato che ben 10mila imprese europee utilizzavano la città come porto sicuro per i loro investimenti nella regione dell’Asia del Sud-Est. Investimenti diretti dall’UE che nel 2018 hanno raggiunto i 4,1 miliardi di euro. È anche necessario menzionare che le esportazioni di beni dall’Unione a Singapore equivalgono a 33 miliardi di euro, con una stima di circa 50mila imprese coinvolte. Numeri di grande rilevanza, che hanno portano all’approvazione dell’accordo, da parte del Consiglio dell’Unione Europea, l’8 novembre del 2019. Con rosee previsioni, l’EUSFTA potrebbe condurre a un accordo simile anche con la stessa ASEAN – e gli Stati dell’ASEAN formano insieme la terza economia dell’Asia e la quinta a livello internazionale.

I PUNTI SALIENTI DELL’ACCORDO

L’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e Singapore può essere considerato uno dei primi accordi bilaterali di ultima generazione. Oltre alla rimozione delle classiche barriere doganali e ai dazi per le merci esportate e per i servizi, contiene sezioni dettagliate dedicate alla protezione della proprietà intellettuale, all’assegnazione degli appalti pubblici, all’energia rinnovabile e allo sviluppo sostenibile. Per quel che concerne l’eliminazione dei dazi sui beni, l’EUSFTA prevede che Singapore rimuoverà le ultime barriere tariffarie e non tariffarie su bevande alcoliche, incluso il vino, e su altri prodotti come parti di veicoli, motori, energia rinnovabile, prodotti farmaceutici e apparecchiature mediche. Da parte sua l’UE abbatterà circa l’84% dei dazi su specifici prodotti alimentari, farmaci e apparecchiature elettroniche provenienti da Singapore. Altri beni originari della città-Stato asiatica, come ad esempio determinati tipi di carne, pesce e prodotti dell’industria tessile, vedranno l’eliminazione dei dazi nei prossimi 3-5 anni. Come era già stato menzionato in precedenza, l’accordo prevede anche una sezione specifica per la protezione del diritto d’autore: a tal proposito è necessario sottolineare che per entrambe le parti vige una protezione fino a 70 anni del copyright. Ma la parte più innovativa dell’accordo, soprattutto per l’epoca in cui ci troviamo e l’importanza cruciale che svolge lo sviluppo dell’energia rinnovabile per l’abbassamento delle emissioni di CO2, è quella relativa all’impegno preso, sia dall’UE sia da Singapore, per facilitare lo scambio di beni e politiche atti al potenziamento delle tecnologie legate alle fonti rinnovabili. Quest’ultima sezione risulta essere estremamente interessante non solo per Singapore, ma anche per i Paesi membri dell’ASEAN, dove ancora si continua a utilizzare come fonte primaria di energia il carbone, più dannoso per l’ambiente.

 QUALI SONO I POSSIBILI SVILUPPI DERIVANTI DALL’EUSFTA

Senza ombra di dubbio, l’aspetto più vantaggioso per il prossimo futuro che deriverebbe dall’EUSFTA è la possibilità di poter iniziare ulteriori procedimenti di negoziato per la creazione di altre aree di libero scambio con i restanti Stati membri dell’ASEAN. Nella migliore delle ipotesi si potrebbe anche giungere alla creazione di una grande area di libero scambio con la stessa ASEAN. Un accordo potenzialmente vantaggioso, non solo per le imprese europee che esportano beni verso il Sud-Est asiatico (si tratta infatti di un mercato che ha fruttato circa 96 miliardi di euro in esportazioni di prodotti made in EU solo nel 2018), ma anche per dare una spinta più significativa all’implementazione di politiche verdi in zone dove ancora l’energia proveniente dai combustibili fossili fa da padrona nel mercato.

 

Articolo pubblicato su ilcaffegeopolitico.org

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