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Un giorno di ordinaria follia, lampi di guerra tra Israele e Hezbollah
Israele lancia un attacco preventivo sul Libano che a sua volta risponde con il lancio di un centinaio di missili. Il mondo guarda sgomento questi “lampi di guerra” e teme un’escalation in Medio Oriente. Cosa succederà adesso? I giornali analizzano gli scenari, la via diplomatica sempre più difficile, si spera nelle elezioni Usa
Tutti i quotidiani oggi dedicano la loro apertura e i titoli di prima pagina “all’attacco preventivo che scatena quello successivo” come ricorda il Fatto Quotidiano. Sono “lampi di guerra” sia per Repubblica che per il Corriere della Sera, mentre il Messaggero si tratta di una “prova di guerra” quella che il Quotidiano Nazionale definisce “preventiva in Libano”. Insomma la parola guerra e le sue conseguenze e i possibili scenari futuri allarmano i giornali che dedicano parecchio spazio a quanto accaduto ieri.
PROVE DI GUERRA, UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA
Cosa è successo lo racconta Francesca Caferri nella sua cronaca per Repubblica: “ad appiccare il fuoco per primo non è Hezbollah, ma l’aviazione israeliana: non sono ancora le cinque del mattino quando un centinaio di jet dell’Idf colpiscono “migliaia” di missili, droni, piattaforme di lancio nel Sud del Libano per fermare – diranno poco dopo i portavoce militari israeliani – un attacco imminente di Hezbollah”. Il quotidiano L’Orient le Jour parla del «bombardamento più forte dall’inizio della guerra». Tre i miliziani uccisi. «Israele non vuole la guerra ma è pronto se attaccato», dice il ministro della Difesa Yoav Gallant. A questo punto “la reazione di Hezbollah non si fa attendere: l’azione preventivata parte nonostante tutto – riporta ancora il quotidiano diretto da Maurizio Molinari – centinaia di droni e missili varcano il confine, molti vengono distrutti, alcuni colpiscono e portano distruzione: muore un militare colpito dalle schegge, due sono feriti. Ad Accro salta l’elettricità, l’aeroporto Ben Gurion ferma i voli, l’intero Nord e Centro sono in allarme”.
EFFETTO SORPRESA, MA ISRAELE FARA’ LO STESSO CON L’IRAN?
Insomma un giorno di ordinaria follia, dove la guerra diventa “preventiva”, dove deve prevalere l’effetto sorpresa, senza soppesare bene quello che potrebbe succedere dopo. Scrive Federico Rampini nella sua analisi per il Corriere della Sera: “nella memoria storica di Israele ci sono due tipi di guerre: quelle in cui il Paese si è mosso per primo, anticipando le mosse dei nemici; e quelle in cui è stato costretto a reagire dopo un attacco. Le prime sono i modelli da seguire, le seconde hanno lasciato ferite profonde nella psiche nazionale, un’insicurezza esistenziale che supera il bilancio delle vittime”. E ricorda come “la carneficina di civili ebrei il 7 ottobre 2023 è stata uno shock per molte ragioni, tra cui il fallimento dell’intelligence israeliana, perciò si è fatta strada nella leadership e nell’opinione pubblica israeliana la convinzione che il Paese deve recuperare una capacità di prevenzione, deve annichilire i nemici prima che questi possano sferrare attacchi micidiali”. Insomma “l’effetto-sorpresa, o lo usi tu o sarà usato contro di te: è questa logica implacabile ad aver conquistato non solo i capi politici o militari ma anche gran parte della popolazione, ormai convinta che i palestinesi vogliono lo sterminio degli ebrei, non una soluzione di due Stati”. E conclude con la domanda che tutti si pongono: “rimane poi un capitolo futuro di «guerra preventiva»: si renderà necessaria anche contro l’Iran, se procede verso l’arma nucleare?”
ELEZIONI NEGLI STATI UNITI DECIDERANNO ANCHE CONFLITTO IN MEDIO ORIENTE
Tutti pensano ad evitare l’escalation e gli occhi del mondo sono puntati alle elezioni americane di novembre che potrebbero essere l’ago della bilancia anche per le sorti del Medio Oriente. E’ questa l’analisi di Giordano Stabile su la Stampa: ” Se vince Donald Trump Netanyahu avrà mano libera nel regolare i conti con Hezbollah e pure nell’annessione della Cisgiordania, come minimo la zona di confine lungo la Valle del Giordano. Con Kamala Harris presidente i margini di manovra saranno più ridotti ma va detto che il 7 ottobre ha posto la questione della sicurezza alle frontiere in maniera ineludibile”. E quindi il piano di Netanyahu e dei suoi alleati è “rioccupazione della Striscia con la creazione di un’ampia fascia di sicurezza attorno a tutto il perimetro, più due, tre grandi corridoi all’interno, presidiati in permanenza dall’esercito. A questo dovrebbe seguire l’annessione della zona di confine tra Cisgiordania e Giordania. Infine, invasione del Libano fino al fiume Litani per dare un colpo mortale alle milizie sciite”. E il giorno di ordinaria follia potrebbe trasformarsi in una guerra permanente…