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Un governo tecnico per Macron, la stella cadente del firmamento francese

lockdown Francia

Il governo Barnier è durato solo tre mesi: il premier francese è stato sfiduciato con una mozione di censura votata con 331 voti (ne bastavano 288) su 574. Non succedeva dal 1962 e la Francia è piombata nel caos. Si rischia un vuoto di governo e l’esercizio provvisorio di bilancio a meno che non arrivi per la prima volta “un tecnico”. Macron alle 20 parla alla nazione. 

Quanto assomiglia la crisi francese a un film già visto in Italia con tanto di mercati impazziti e lo spread che comincia a ballare. Tanto che Avvenire fa il titolo più azzeccato “Crisi à l’italienne” cercando di spiegare lo psicodramma che si sta vivendo a Parigi e che, per i quotidiani, ha un solo colpevole, Emmanuel Macron, oggi sì una stella, ma cadente, della politica d’Oltralpe. “Il macronismo è morto” sentenzia nell’editoriale per il Corriere della Sera Aldo Cazzullo “proprio nell’anno che, nella fantasia del suo fondatore, doveva essere quello della consacrazione”.

UN CLIMA DA RESA DEI CONTI

È stata una giornata drammatica all’Assemblée Nationale. “Un clima da resa dei conti” scrive il corrispondente di Repubblica Anais Ginori “che rende complicato prevedere come potrà resistere un nuovo governo, nell’impossibilità di convocare nuove elezioni politiche fino all’estate prossima”. “Anche con un Barnier ogni tre mesi. Macron non durerà tre anni” ha fatto sapere, come riporta il Messaggero Jean-Luc Mélenchon che parla di una «sfiducia ineluttabile». Comincia una nuova partita che stravolge un sistema concepito dal generale Charles De Gaulle per garantire una stabilità istituzionale ed evitare gli agguati parlamentari della Quarta Repubblica. “Il potere non è più all’Eliseo, ma qui all’Assemblée Nationale” dice Boris Vallaud, capogruppo dei deputati socialisti. Bisogna vedere come verrà gestito.

IL FALLIMENTO DI MACRON

In ogni caso bisogna considerare che si è nel mezzo di una situazione economica allarmante, con lo spread ai livelli più alti dalla crisi finanziaria del 2012. “La gravità della situazione economica e la verità si imporranno a qualsiasi nuovo governo” ha avvertito il premier uscente Michel Barnier, come riporta il Foglio . E a finire sotto accusa è il presidente Macron che questa sera alle 20 parlerà alla nazione. “Ha già escluso di dimettersi, lo ha ripetuto più volte, l’ultima delle quali due giorni fa a Riad, nonostante aumentino le voci che gli chiedono di farsi da parte” scrive Stefano Montefiori sul Corriere della Sera. Ed ha davanti due strade:  quella più lunga prevede qualche giorno di pausa, magari fino alla fine della prossima settimana, per dare tempo all’«arco repubblicano» di trovare un accordo o, come lo chiama l’ex premier Gabriel Attal, un «patto di non sfiducia» tra tutte le forze politiche esclusi i partiti di Marine Le Pen e di Jean-Luc Mélenchon.

I POSSIBILI SUCCESSORI, LE DUE STRADE PER USCIRE DALLA CRISI

L’altra strada, quella cortissima, annota ancora il quotidiano diretto da Luciano Fontana “potrebbe vedere la nomina di un nuovo premier subito, entro 24 ore, un nome da annunciare magari già nel discorso di stasera, replicando la formula politica appena fallita — ministri di centro e di destra, appoggio esterno di Marine Le Pen — ma con un nuovo leader. Si fanno i nomi di Sébastien Lecornu, François Bayrou, Bernard Cazeneuve (ex premier socialista), François Baroin e altri. Sullo sfondo, la profezia sinistra di Mélenchon: “Può cambiare premier ogni tre mesi, ma tanto Macron fino al 2027 non dura”. Già perché come scrive Mario Sechi nel suo editoriale su Libero il presidente non sarà mai in grado di fare questo discorso: “Miei compatrioti, ho provato in tutti i modi a dare un governo alla Francia, ho chiamato le elezioni anticipate proprio per favorire un chiarimento politico, ma non è arrivato, ho fallito prima con l’esecutivo Borne e poi con quello Barnier, infine ho capito qual è il problema, sono io l’ostacolo al nuovo inizio della politica del nostro Paese e dunque, con tutto il peso che questo comporta ma con l’onore di aver servito la Repubblica, mi dimetto e lascio la parola ai francesi”.

UN GOVERNO TECNICO? SAREBBE LA PRIMA VOLTA A PARIGI

Forse, alla fine, dopo tutte le analisi ha ragione Jacques Attali, stretto collaboratore di François Mitterrand negli anni della gauche trionfante, voce libera nella sinistra francese da una posizione riformista che intervistato dalla Stampa dice: “Non ci sono vincitori, abbiamo perso tutti, l’unica via di uscita sono le coalizioni”. “Bisogna che i partiti di governo capiscano che devono lavorare insieme come succede in Italia, Germania, Spagna, Portogallo, Olanda, Belgio… e imparino a formare coalizioni, cosa che non hanno mai fatto perché non si sono mai trovati nelle condizioni di doverlo fare”. Insomma, tornando all’inizio la crisi si potrebbe risolvere all’italiana…magari con la nomina di un governo tecnico…cosa mai successa prima d’ora a Parigi.

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