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Vino, cosa farà l’Ue dopo l’etichetta health warning dell’Irlanda?

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Il fronte dei contrari si sta facendo sempre più ampio e la questione è arrivata a Ginevra, sede dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). L’articolo di Giulia Alfieri

Il vino non crea tensioni solo a casa nostra tra l’immunologo Matteo Bassetti e la biologa Antonella Viola, che battibeccano sui social su quanto faccia bene o meno bere il nettare degli dèi.

L’Irlanda, infatti, a causa del tasso di alcolismo diffuso nel Paese, prova da tempo a combattere contro gli alcolici – vino compreso – e lo scorso gennaio ha ottenuto dalla Commissione europea l’autorizzazione ad applicare su queste bevande un’etichetta come quelle delle sigarette con scritte del tipo “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” oppure “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”, i cosiddetti health warning.

Insomma, Viola sta all’Irlanda come Bassetti sta alla coalizione avversaria.

Ora, però, il fronte dei contrari si sta facendo sempre più ampio e la questione è arrivata a Ginevra, sede dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Da Dublino, però, intanto è giunto l’annuncio che il regolamento è stato convertito in legge.

IL FRONTE DEI CONTRARI

Oltre a due dei più importanti produttori di vino in Europa come Francia e Spagna, che si erano già schierati con l’Italia e altri 6 Stati contro gli health warning sulle etichette di vino, nelle settimane seguite alla notifica della legge di Dublino al Wto è arrivata una pioggia di pareri negativi.

Stati Uniti, Cuba e Paesi produttori come Australia, Cile, Nuova Zelanda ma anche mercati di importazione quali Regno Unito, Canada, Messico e Repubblica Dominicana hanno espresso la loro contrarietà alla proposta dell’Irlanda.

“I partner internazionali hanno espresso le loro preoccupazioni nell’ambito del processo di notifica al Wto, riprendendo sostanzialmente le stesse perplessità già evidenziate nei mesi scorsi dagli Stati membri dell’Ue”, ha detto Mauricio González-Gordon, presidente dell’associazione delle industrie europee del vino denominata Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev).

“Questi commenti – ha aggiunto – rappresentano un segnale importante e significativo per l’Irlanda e la Commissione europea sull’impatto critico che la legislazione irlandese avrà sul mercato unico dell’Ue e sull’immagine dell’Ue stessa”.

COSA VIENE CONTESTATO

Tornando all’interno dell’Ue, lo stesso Ceev ha da poco presentato un esposto alla Commissione Ue per chiedere di avviare una procedura d’infrazione contro l’Irlanda per aver violato la legislazione europea e il mercato unico.

“Le disposizioni incluse nei regolamenti irlandesi sull’etichettatura sono incompatibili con il diritto dell’Ue e costituiscono un ostacolo ingiustificato e sproporzionato al commercio ai sensi della legislazione europea”, ha spiegato González-Gordon. “Frammenteranno il mercato unico dell’Ue compromettendone il corretto funzionamento, ostacolando l’accesso di prodotti provenienti da altri Stati membri e generando così una chiara discriminazione nei confronti dei prodotti importati”.

Il Ceev, come hanno già osservato negli scorsi mesi i produttori italiani, critica anche il fatto che la proposta dell’Irlanda non distingua tra abuso e consumo responsabile di alcol, non informando quindi correttamente i consumatori.

I CONTRARI EUROPEI

Al reclamo dell’associazione si sono aggiunti quelli di SpiritsEurope, organizzazione dei produttori di bevande alcoliche; Brewers of Europe, associazione dei produttori di birra; l’associazione dell’industria alimentare iberica Fiab e anche i produttori europei di sidro.

Per l’Italia sono intervenuti Federvini, Federalimentare, Assobirra, Unione italiana vini e Confagricoltura.

“I dubbi sollevati dall’Italia e dal mondo produttivo hanno dunque trovato accoglienza in seno al Wto – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti -. Occorre evitare che si applichino in maniera ampia e generalizzata strategie nate per contrastare l’abuso di alcol penalizzando ingiustamente prodotti come il vino e ambiti dove tali criticità non sussistono. La Commissione Ue dovrebbe semmai riportare il dibattito nella direzione del contrasto all’abuso di alcolici e a favore dell’educazione e della corretta informazione per il consumatore”.

GLI SCENARI

Nonostante un fronte così unito e nutrito, l’ultima parola non è detta. La palla passa, dunque, nelle mani del Wto che dirà la sua il prossimo 21 giugno tramite il Comitato per gli ostacoli tecnici al commercio (Technical Barriers to Trade Committee), che potrebbe aprire un meccanismo di risoluzione delle controversie, ma anche la Commissione Ue, dopo mesi di silenzio è ora chiamata a parlare e a motivare la presunta conformità del provvedimento.

Il Comitato dovrà inoltre esprimersi sul principio della doppia etichettatura poiché i Paesi esportatori dovranno prevedere per l’Irlanda delle bottiglie etichettate diversamente.

Infine, si potrebbe anche arrivare al coinvolgimento dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per avere un ulteriore pare.

LA LEGGE IRLANDESE

Nel frattempo, proprio in mattinata è arrivata da Dublino l’ufficialità. Il ministro irlandese della Salute, Stephen Donnelly, ha convertito in legge il regolamento che prevede l’etichettatura degli alcolici con gli health warning. È il primo Paese in Europa.

La legge prevede che, oltre alle avvertenze per la salute, l’etichetta indichi il contenuto calorico e i grammi di alcol nel prodotto. Si applicherà dopo un periodo di transizione di tre anni e, dunque, dal 22 maggio 2026.

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