skip to Main Content

A che punto è il Pnrr (e come cambia, se cambia)?

Meloni Fitto Modifica Pnrr

Superati i cento giorni del Governo Meloni, un bilancio sull’attuazione dei progetti e le proposte di modifica non ancora inoltrate all’Ue. L’impegno della Sna

Una strada lunga e tortuosa. E’ quella della ricostruzione europea post-pandemica, quella che fa capo ai singoli stati membri oltre che alle istituzioni europee. Imparagonabile eppure paragonata erroneamente al piano Marshall del secondo dopoguerra. L’Italia alle prese con l’attuazione del Piano di ripresa e resilienza, con il rispetto di tutte le scadenze progressive dei progetti, va avanti. Di governo in governo. E a prescindere dal colore politico, il monito è chiaro: per ricevere tutte le tranches di soldi dall’Ue bisogna fare i bravi.

Ora, però, a oltre cento giorni dall’insediamento, l’esecutivo di destra sta pensando concretamente di presentare proposte di modifica all’Unione. Un passo non ancora effettuato.

ALCUNE INTENZIONI DEL GOVERNO PER LA MODIFICA DEL PNRR

“Meloni si affida ai colossi dell’economia di Stato e intanto chiede impegno e velocità ai ministri che gestiscono le risorse del Pnrr legate all’energia. La regia è affidata a Raffaele Fitto”, raccontava stamani La Repubblica. Tutto insieme a Eni, Enel, Terna e Snam, insomma.

“Entro il 30 marzo bisognerà mettere in fila tutti i progetti del Piano che andranno cestinati. Via quelli che vanno troppo a rilento”. Perché per arrivare a compiti fatti al 2026 bisogna fare in fretta. Senza perdere tempo su ciò che per quella data non si potrà realizzare.

L’IMPEGNO DELLA SNA NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE FUTURA

Intervenendo alla Reggia di Caserta per la sfida di formare l’alta dirigenza della Pubblica amministrazione in funzione del Pnrr, Paola Severino (già ministro della Giustizia e Presidente della Scuola nazionale dell’amministrazione) ha detto al Mattino che la competenza “è la premessa necessaria per la realizzazione dei progetti, a partire dalla delicatissima fase in cui devono essere deliberati”.

I nuovi dirigenti, ha aggiunto, “dovranno avere competenze e capacità gestionali, certo. Ma è quello che richiede il Pnrr per tutta l’Italia perché possa davvero funzionare”.

GLI ANNUNCI DI ACCORDO CON L’UE (PER CAMBIARE IL PNRR) SONO VERI?

Al 30 aprile, intanto, bisognerà inviare la richiesta di modifica del Pnrr a Bruxelles. Perché al netto di quanto comunicato dall’inquilina attuale di Palazzo Chigi non è ancora avvenuto questo passaggio.

“Come abbiamo spiegato in passato, in base all’articolo 21 del regolamento che ha creato il fondo comune europeo con cui è finanziato il Pnrr – ha spiegato Pagella Politica – l’Italia può presentare all’Ue una modifica del proprio piano a una determinata condizione. L’articolo in questione stabilisce infatti che una revisione è possibile se il piano «non può più essere realizzato, in tutto o in parte» a causa di «circostanze oggettive»”.

Solo Germania e Lussemburgo si sono fatte avanti. Per l’Italia, invece, “al momento di questa intesa ufficiale non sembra però esserci traccia. Il programma elettorale del centrodestra conteneva la promessa di chiedere all’Ue una revisione del piano, ma a oggi l’impegno non può dirsi ancora mantenuto”, ha aggiunto il portale di fact-checking.  Ricordando che a livello nazionale serve una proposta di piano di modifiche da discutere in Aula, poi il passaggio in Ue – prima in Commissione e poi in Consiglio. La tempistica di due mesi non è, peraltro, rigida.

Inoltre, come sottolineato da Openpolis, sono “14 su 55 le scadenze europee che al 2 febbraio 2023 risultano ancora non completate, sul totale di quelle previste per il secondo semestre del 2022″.

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top