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Che acqua beviamo? Il report di Altroconsumo
Ecco cosa rivela Altrocosumo che ha effettuato test su 79 prodotti e stilato una classifica delle acque minerali italiane
L’Italia è il primo Paese in Europa per consumo di acqua in bottiglia: ogni anno ognuno ne beve e consuma più di 220 litri. In commercio ne esistono diversi tipi che si differenziano a seconda di alcuni criteri. Altroconsumo ha messo alla prova sia le acque minerali naturali sia quelle con le bollicine, per verificarne qualità e difetti.
LE DIFFERENZE
Il criterio principale che permette di classificare l’acqua in bottiglia è la quantità di sali minerali che contiene. Questo distingue i diversi tipi in minimamente mineralizzata, oligominerale, minerale, ricca di sali minerali. La quantità di sali inoltre, determina la sua destinazione d’uso. Altroconsumo ha spiegato nel dettaglio le differenze e i diversi tipi di utilizzo.
MINIMAMENTE MINERALIZZATA
Nel report si legge che l’acqua minimamente mineralizzata è quella che possiede un contenuto in sali minerali – calcolato come residuo fisso a 180°C – non superiore a 50 mg/l. È leggera, che stimola la diuresi, indicata quando si utilizzano il latte in polvere e altri alimenti per l’infanzia.
OLIGOMINERALE
L’oligominerale o leggermente mineralizzata ha un contenuto di sali minerali non superiore a 500 mg/l; favorisce anch’essa la diuresi ed è indicata nelle diete iposodiche dato il modesto contenuto di sodio.
MINERALE
Nell’acqua minerale, o mediominerale, il contenuto di sali minerali ha un valore compreso tra 500 e 1500 mg/l. È molto utile d’estate o durante la pratica di attività sportive, perché consente di reintegrare i liquidi e i sali minerali persi con la sudorazione.
RICCA DI SALI MINERALI
In un’acqua ricca di sali minerali il residuo fisso a 180 °C è superiore a 1500 mg/l e va consumata solo sotto controllo medico.
LE ETICHETTE
Saper leggere correttamente l’etichetta dell’acqua in bottiglia è molto importante perché permette di scegliere quella più indicata per noi. Ma quali sono le indicazioni da verificare? La prima cosa da guardare quando si esamina l’etichetta di una bottiglia è la verifica della presenza della dicitura Acqua Minerale Naturale: ciò garantisce che quell’acqua può essere commercializzata perché rispetta precise indicazioni di legge.
LUOGO D’ORIGINE
Il secondo elemento da valutare quando si legge l’etichetta è il luogo d’origine dell’acqua che deve essere riportato obbligatoriamente: quelle provenienti da sorgenti di montagna sono da preferire perché generalmente più povere di sali minerali.
PARAMETRI ANALITICI
Una volta che ci si è accertati da dove proviene l’acqua, e che sia minerale naturale, è il momento di leggere la tabella dei parametri analitici. Il primo è il residuo fisso, poi ci sono il Ph, il sodio e i nitrati.
IL RESIDUO FISSO
L’acqua viene fatta evaporare a 180°C e ciò che rimane è il residuo fisso, ossia i minerali che non evaporano a quella temperatura: più è alto più è ricca di sali minerali.
IL PH
È la misura dell’acidità dell’acqua: il suo valore va da 1 a 14 ma generalmente quella in bottiglia ha un pH pari a 7. Il pH dipende dagli ioni contenuti nell’acqua e può essere acido o alcalino (da 6,5 a 8).
IL SODIO
Il sodio agisce direttamente sulla nostra salute e l’acqua in bottiglia può essere indicata in etichetta come sodica se il suo valore supera i 200 mg/l mentre può riportare l’indicazione che è adatta per le diete povere di sodio, se il suo tenore in sodio è inferiore a 20 mg/l.
Tendenzialmente, è sempre bene orientarsi su un’acqua con basso contenuto di sodio visto che la nostra dieta è già di per sé ricca di sale, consapevoli comunque del fatto che l’acqua non rappresenta la fonte principale di questo sale minerale.
NITRATI
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha stabilito che i nitrati sono sostanze probabilmente cancerogene: nelle falde acquifere del nostro Paese se ne possono trovare, seppur in maniera molto limitata. È bene quindi prestare attenzione al valore dei nitrati presenti nell’acqua in bottiglia: per essere potabile, l’acqua non deve contenere più di 50 mg/l di sodio, ma per essere adeguata alla prima infanzia è bene che non superi i 10 mg/l.