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Cosa potremo fare con il fascicolo sanitario elettronico

Ecco cosa si potrà fare con il fascicolo sanitario elettronico. Tutte le Regioni hanno aderito al progetto, dal 2020 ciascuno potrà accedere al proprio fascicolo dal portale nazionale

Il fascicolo sanitario sta finalmente diventando realtà. Dopo 7 anni dal suo “debutto” legislativo — era previsto dal decreto legge 179 del 2012 — solo negli ultimi tre anni si è lavorato attivamente sul progetto che negli ultimi mesi ha ricevuto una forte accelerazione. E dal prossimo anno, ricorda Il Sole 24 Ore, diventerà operativo il portale nazionale che consentirà ai cittadini di accedere al proprio fascicolo in maniera più facile e diretta.

COSA PREVEDE

Al momento nel fascicolo sanitario si è deciso che siano compresi i referti medici, i verbali di pronto soccorso, le lettere di dimissioni, i dossier farmaceutici, il consenso alla donazione degli organi, le vaccinazioni. Sta circolando però l’ipotesi di inserire nel fascicolo elettronico anche i referti e i dossier forniti all’assistito dalle strutture sanitarie private. Sono attive 19 Regioni – l’unica che fa eccezione è la Calabria che ha aderito al progetto solo a luglio scorso – più le due province autonome di Trento e di Bolzano. Da notare che però lo stato di realizzazione dei servizi necessari non presenta lo stesso livello in tutto il Paese: per esempio, si va da 0 in Campania e Calabria a 100 in Puglia, Sicilia e Toscana e in alcune Regioni del Nord come Valle d’Aosta e Lombardia.

Attualmente i referti sanitari che sono stati digitalizzati sono 258,4 milioni mentre sono 12,5 milioni i fascicoli sanitari attivi: dunque il fascicolo è funzionante solo per il 21% della popolazione italiana. Il motivo è presto detto: per rendere attivo il fascicolo elettronico occorre fare una esplicita richiesta e fornire il proprio consenso e proprio per questo motivo, ricorda il quotidiano confindustriale, era circolata l’ipotesi di inserire in manovra l’eliminazione del consenso in modo che l’attivazione possa avvenire automaticamente.

LE ULTIME NOVITÀ

Ai primi di settembre l’Agid, l’Agenzia per l’Italia digitale istituita durante il governo Monti, ha messo a punto una circolare per dare il via al test del punto unico di accesso da cui accedere al proprio fascicolo sanitario. Ora infatti l’assistito può avere accesso dal portale della Regione di residenza attraverso lo Spid, l’identità digitale. Il problema nasce per chi decide di cambiare Regione di residenza o per chi si trasferisce all’estero. Con il punto unico di accesso — che partirà ufficialmente dal 2020 — problemi del genere verranno risolti perché la consultazione potrà avvenire senza vincoli e a prescindere dalla Regione o dallo Stato in cui si risieda.

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