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Dai falsi inidonei all’assenteismo, tutti i dossier bollenti di Ama

Ama

Pace, nuovo numero 1 di Ama in arrivo da Invitalia, troverà sulla sua scrivania numerosi dossier in attesa di risposta

Di lavoro il nuovo numero 1 di Ama, Daniele Pace, ne avrà parecchio e i suoi sforzi non dovranno essere indirizzati “soltanto” a mettere a posto i conti della municipalizzata capitolina che si occupa della raccolta dei rifiuti. Le ultime storie e i dati, infatti, confermano che c’è un problema anzitutto di controllo dei dipendenti. Ma andiamo con ordine.

QUANTI SONO I DIPENDENTI DI AMA (E IN QUANTI LAVORANO)?

In totale, Ama ha settemilacentoventisei dipendenti e un tasso di assenteismo, stando ai dati del primo trimestre 2022, del 18 per cento. Il problema è annoso. Negli anni i vari amministratori (la giunta Raggi ne ha cambiati davvero tanti) hanno provato a risolverlo in vari modi, chi ingaggiando società di investigatori privati da mettere alle calcagna dei furbetti, chi promettendo bonus per la presenza, facendo passare il messaggio che fosse la sola realtà al mondo che premia non chi si distingue, ma chi semplicemente va a lavorare.

Millecinquecento lavoratori, poi, risultano inidonei, perennemente ammalati. Come se tutto ciò non bastasse, la municipalizzata ha appena annunciato 665 nuove assunzioni a tempo indeterminato che porteranno l’organico a un passo dalle 8mila unità. Un vero esercito che non giustifica la condizione in cui storicamente versa la capitale, indipendentemente dalla giunta.

rifiuti

Del resto, è proprio di questi giorni la notizia della guarigione miracolosa di 200 impiegati Ama, tornati idonei al servizio a seguito di un’indagine approfondita degli ispettori voluta dal nuovo management. Nella maggior parte dei casi l’inidoneità professionale derivava da certificati medici (mal di schiena, impossibilità a fare sforzi prolungati, ecc…) presentati per varie patologie guarite col tempo, non per l’azienda. Tra i guariti, pure chi lamentava diverse allergie.

L’operazione di reintegro però non li riporterà al vecchio lavoro: i duecento miracolati lavoreranno nelle portinerie delle rimesse aziendali ed eseguiranno le ronde per il controllo dei cassonetti in città, così da segnalare le aree critiche ai colleghi deputati alla raccolta dei rifiuti.

E poi c’è il tema dei conti. L’ultimo bilancio è stato chiuso con un utile pari a circa 28milioni di euro, più precisamente 27.807.522. Apparentemente buono. Sì, solo apparentemente. Perché, come veniva fatto notare dal Tempo, l’azienda ha risparmiato solo grazie al Covid: 2,6 milioni di euro di carburante, 1,9 milioni di euro di bollette gas ed energia elettrica, e 3,4 milioni di euro anche grazie alla gestione in smart working della raccolta della Tari. Altri 4,2 milioni – si legge – sono stati risparmiati raccogliendo meno rifiuti grazie a lockdown e zone rosse e arancioni. E infine 5,5 milioni di euro di incassi non previsti sono arrivati da Atac che ha pagato ad Ama la Tari pregressa sulle strisce blu.

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