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Decreto crescita, il “Salva Roma” salva tutte le città in dissesto

Non solo la Capitale. Fra i Comuni italiani in gravi difficoltà finanziarie ce ne sono molti altri, soprattutto al Sud. Anche Torino in forte rischio. Nel frattempo si attende la versione definitiva della norma Salva Roma nel decreto Crescita

Cresce l’attesa per il Salva Roma. In giornata i relatori del decreto Crescita nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera Raphael Raduzzi (M5S) e Giulio Centemero (Lega) presenteranno un emendamento per la norma che – dopo le fibrillazioni tra i due partiti al governo – rischiava di essere stralciata dal testo. La proposta di modifica, secondo indiscrezioni dell’ultim’ora, interverrà per aiutare anche gli altri Comuni in difficoltà e non solo la Capitale. Del resto, il vicepresidente del Consiglio e leader della Lega, Matteo Salvini, si è sempre opposto all’esclusività di un trattamento di favore per Roma. Ricordiamo che da tempo il Campidoglio chiede di rinegoziare il debito storico delle casse comunali, 12 miliardi accumulati prima del 2008, così da evitare il default nel 2022. Ma quanti e quali sono i Comuni italiani in grave difficoltà finanziaria?

COSA DICE LA CORTE DEI CONTI

Nel 2018, stando alla relazione della Sezione di controllo sugli enti della Corte dei Conti depositata lo scorso aprile, si sono registrate gravi criticità finanziarie in 72 municipi di cui 58 nella circoscrizione Sud e Isole. In questa cifra totale bisogna distinguere fra 42 Comuni che si trovano in procedura di riequilibrio – secondo quanto previsto dal Testo unico degli enti locali – e 30 in fase di dissesto. Non bisogna dimenticare però che esistono 379 municipi italiani in dissesto già da tempo come Vibo Valentia, in Calabria, che nel 2013 ha fatto registrare un default, mai superato, e che nell’ultimo rendiconto ha segnalato un deficit di 7,7 milioni.

Casi eclatanti sono quelli di Terni, in Umbria, che da febbraio 2018 è commissariata, e di Catania, citata dallo stesso Salvini come esempio di Comune in difficoltà. Nelle scorse settimane il sindaco del capoluogo siculo, Salvo Pogliese, ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiedere “immediati interventi di sostegno per il Comune in condizione di dissesto”.

In Puglia note dolenti per Lecce, Manfredonia e Andria, che insieme contano 250mila abitanti, ora in fase di riequilibrio. Il record negativo va però alla Calabria dove ben 41 Comuni sono in dissesto e 54 in riequilibrio: se si pensa che nella Regione esistono 404 Comuni, parliamo di quasi il 25%. A fine settembre si è aggiunta al gruppo anche Gioia Tauro e pure per Reggio Calabria ci sono le ore contate visto che ad aprile la magistratura contabile ha fermato il piano di riequilibrio, dando ragione alla Corte Costituzionale che a febbraio aveva dichiarato illegittima la norma che consentiva il ripiano dei debiti comunali in 30 anni anziché in 10.

Sempre restando al Sud sono interessati dal problema municipi piccoli come Bojano, in Molise, e Partinico, Milazzo e Cefalù in Sicilia – seconda in questa poco entusiasmante classifica con 86 Comuni su 390 totali -, ma anche realtà più grandi come Messina e Potenza, in Basilicata. Al Nord ricordiamo Alessandria, in Piemonte, e Savona, in Liguria, anch’esse citate dal ministro dell’Interno.

Le uniche Regioni non toccate dal problema sono Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, Veneto e Sardegna.

IL CASO TORINO

Tra le grandi città che rischiano il dissesto delle casse comunali c’è anche Torino, in bilico da qualche anno ormai. Nell’ultima Legge di Bilancio la città della Mole si è vista tagliare 80 milioni di finanziamenti statali nonostante le forti proteste della sindaca Chiara Appendino. In questi giorni dunque i torinesi stanno pagando l’Imu, l’imposta sulla casa, con l’aliquota massima del 10,6 per cento per i canoni concordati e per chi concede la seconda casa a un parente di primo grado: previste entrate in aumento di 5 milioni. Anche la Tari, la tassa sui rifiuti, vedrà un incremento dello 0,69% a prescindere da Isee e nucleo famigliare. Infine, chi entrerà con l’auto nell’area Ztl sarà costretto a pagare un ticket di 5 euro.

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