Tra acciaio, auto e pharma, i dazi annunciati da Trump peseranno come un macigno sull’export europeo. Ecco quali saranno i Paesi più colpiti dalle tariffe Usa
I dazi Usa assesteranno il colpo più duro all’export irlandese. L’Italia, però, è il secondo Paese in Ue più a rischio per le nuove tariffe del 30% annunciate da Trump. Un macigno che pesa sulle spalle dell’industria europea, già gravata dalle tariffe in vigore: 50 % su acciaio e alluminio, 25 % sulle auto, che si aggiungono ai dazi base del 10 %. In particolare, in Italia avrebbero un impatto significativo su crescita, export e occupazione. Alcune merci rischiano di essere colpite da dazi cumulati, oppure da entrambi. Le automobili, ad esempio, potrebbe vedere la tariffa salire dal 25% al 30%. Difficile (ma non impossibile, conoscendo Trump) che i dazi si possano sommare, raggiungendo percentuali che rasentano il 50%. Quali sarebbero i Paesi più colpiti?
DAZI, IRLANDA VINCE LO SCETTRO
Il settore farmaceutico è il più a rischio. L’Irlanda si aggiudica il podio di nazione più vulnerabile. Infatti il 55 % dell’export del Pharma irlandese è diretto negli USA. Se verranno confermati i dazi del 30% il Paese rischia un calo del PIL fino al 3% entro li 2028, secondo euronews.com.
La locomotiva d’Europa sarà penalizzata in particolare dai dazi sulle auto (25 %) e dai generali (30 %). Le stime prevedono un calo del PIL intorno allo 0,4 % nel lungo termine. Infatti, la Germania è prima in Europa per esportazioni industriali di automobili e prodotti farmaceutici verso gli Usa. Per questa ragione, l’impatto stimato sull’economia tedesca sarà rilevante: -0,4 % di PIL.
ITALIA SECONDA IN UE PER IMPATTO DEI DAZI
La cattiva notizia è che l’Italia è in seconda posizione nella classifica dei Paesi Ue che potrebbero subire di più gli effetti dei dazi Usa. Nel 2024 il Belpaese ha esportato verso gli USA circa €65–70 miliardi di merci, posizionandosi come il secondo esportatore europeo dopo la Germania. Un primato che ora rischia di trasformarsi in un boomerang economico. In particolare, i settori più a rischio sono l’automotive, il lusso, la moda e il pharma. Una tariffa del 10% su tutti i prodotti europei potrebbe provocare una perdita di €20 miliardi di export e 118 000 posti di lavoro in Italia, secondo Confindustria. Se i dazi ammonteranno al 25%, secondo le stime, l’Italia rischia una perdita di Prodotto Interno Lordo dello 0,3 – 0,4%.
Le più colpite saranno le piccole-medie imprese, maggiormente esposte e meno in grado di assorbire i costi tariffari rispetto alle grande aziende. In particolare, si rischiano forti ripercussioni produttive ed occupazionali nei distretti industriali del Nord del Paese (Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto).
RISCHIO MODERATO PER FRANCIA E PAESI BASSI
Sul gradino più basso del podio troviamo la Francia e i Paesi Bassi, molto esposti ai dazi a causa del loro export molto diversificato: auto, pharma e aerospaziale in primis. Il rischio per l’economia di questi Stati è moderato, con un calo del PIL stimato tra 0,25 e 0,3%.