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Si chiude il 2022, crollano tg e quotidiani ma aumentano le televisioni
Secondo l’ultimo rapporto Agcom, solo nell’ultimo anno i maggiori notiziari nazionali hanno perso dal 4 al 25% a seconda del canale e della fascia oraria. Eppure, il Censis ha rilevato che gli schermi nelle case aumentano. Male anche i quotidiani
Un rapporto inversamente proporzionale, con indicazioni chiare sulle nuove tendenze della società. Incrociando i rapporti Agcom e Censis non si fa fatica a rilevare da un lato la potenza del grande schermo da avere davanti al proprio divano, dall’altro il ricorso sempre minore all’informazione tradizionale dei telegiornali. Per accennare, bastano tre dati: dal 2018 a oggi il tg del primo canale nazionale ha subito un crollo di ascolti di oltre il 14% nella fascia di metà giornata e del 5,3% in quella serale. Contemporaneamente, nell’ultimo quinquennio, le tv smart sono cresciute del 210,9%.
I DATI DEL RAPPORTO AGCOM
Buona fine e buon principio, si dice a chiusura dell’anno e in previsione del nuovo inizio. Ma nel caso dei telegiornali conviene accogliere soltanto la seconda parte dell’augurio. Il perché è facile da capire guardando al rapporto Agcom di fine 2022 sui telegiornali nazionali.
Che riserva dati negativi sia nel quadro degli ultimi quattro anni, sia in quello dei recenti dodici mesi. Per quanto riguarda la Rai, ad esempio, dal 2018 a oggi ha visto crollare gli ascolti del tg del primo canale del 14,1% nella fascia delle 13.30 e del 5,3% in quella delle 20. Brusco il calo di ascolti, nel caso del Tg2, per il notiziario serale (giù del 28,9%) nel quadriennio. Rispetto al 2021, i tg di Rai Tre crollano più di tutti nella fascia dell’ora di pranzo. Mentre in quella serale spicca il -23,3% del Tg2.
Passando a Mediaset, spicca il -34,4% del tg di Rete4 nella fascia diurna e il 24,7% negativo di Studio Aperto delle 18.30. Negli ultimi dodici mesi “migliora” di venti punti percentuali il quarto tg nella fascia diurna, dove crolla l’informazione di Italia 1. Intaccata pesantemente anche nella fascia serale con un -25%.
Infine, riguardo La7, la variazione ’18-’22 del tg di pranzo è pari al -33% e negli ultimi dodici mesi è scesa al 5% in negativo. Per la sera, il gap quadriennale è del 10,9% e quello dell’ultimo anno fa registrare un -9,2%.
Dati in negativo, tutti, che però non devono lasciar ignorare i milioni di spettatori che ancora si affidano a questo mezzo d’informazione.
IL CROLLO INARRESTABILE DEI QUOTIDIANI
Non meno negativa è la condizione con cui arrivano al giro di boa i quotidiani italiani.
Dal 2018 a oggi (settembre), le vendite giornaliere sono crollate del 32,5% e nell’ultimo anno del 9,4%. Le copie digitali crescono del 12,5% da quattro anni a questa parte, ma nei recenti dodici mesi registrano un calo del 5,7%.
Rispetto al 2021, i quotidiano del gruppo Gedi (Stampa, Repubblica, Secolo XIX) registrano un -15,1% in quanto a copie vendute. Peggio, di non molto, rispetto soprattutto ai giornali del gruppo Monrif (Qn, Giorno, Nazione, Resto del Carlino), giù dell’11,9%. Male anche il gruppo 24 Ore e Amodei.
LE PROSPETTIVE SECONDO IL CENSIS
Ritornando agli ascolti televisivi, i dati sopra discussi stonano con altre rilevazioni emerse dal Censis. Secondo il cui rapporto, nell’ultimo quinquennio le televisioni come apparecchio in sé rimangono stabili sui 43 milioni ma aumentano nel numero di quelle con connessione internet e dispositivi associati. Come si legge dall’analisi, “nel 2022 16 milioni e 700.000 apparecchi sono Smart TV o dispositivi esterni connessi, in crescita del 210,9% rispetto al 2017, che in valore assoluto significa oltre 11 milioni di apparecchi connessi in più negli ultimi cinque anni”.
E siccome “aumentano anche i pc collegati, fissi o, soprattutto, portatili, che sono 20 milioni e 700.000, in crescita del 7,6% negli ultimi cinque anni, e i tablet, che sono 7 milioni e 700.000 (+ 4,4% dal 2017 ad oggi)” ciò significa che “sul fronte dell’informazione e dell’intrattenimento, avere più device digitali – fissi e portatili – significa poter praticare forme più moderne e personalizzate di fruizione dei contenuti”.