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Il Governo Meloni è ultimo per risposte a interrogazioni non urgenti
Secondo i dati del governo elaborati da Openpolis, i valori più alti sono dei governi Renzi (21,9%), Letta (18,9%) e Gentiloni (17,7%)
Discutere e approvare le leggi è – almeno sulla carta – la principale attività del parlamento. Ma la produzione normativa non è l’unica prerogativa delle camere. Tra le funzioni non legislative svolte da deputati e senatori rientra infatti anche la presentazione dei cosiddetti atti di sindacato ispettivo. Come interrogazioni e interpellanze, che servono a indagare l’operato del governo.
L’esecutivo infatti deve sempre rendere conto al parlamento del proprio operato, in virtù del rapporto fiduciario che lo lega a quest’ultimo e senza il quale sarebbe costretto alle dimissioni. Questi atti hanno un importante valore politico, dato che permettono ai parlamentari di portare all’attenzione del governo ma anche dell’opinione pubblica fatti ritenuti importanti, anche per il proprio elettorato.
Nel corso del loro mandato, deputati e senatori presentano moltissimi atti di questo tipo. Con la conseguenza che spesso i governi non riescono a dare seguito a tutte le richieste di chiarimento. Considerando complessivamente tutti i tipi di atti ispettivi possiamo osservare che l’attuale esecutivo presenta il tasso di risposta più alto tra quelli delle ultime 3 legislature. In netto aumento, peraltro, rispetto all’ultima volta che ci siamo occupati di questo tema.
Si apre così una recente analisi di Openpolis. Eccone i dettagli che estraiamo qui.
GOVERNO PROMOSSO SULLE RISPOSTE URGENTI
34,2% le risposte fornite dal governo Meloni agli atti di sindacato ispettivo del parlamento.
Oltre al fatto che si tratta comunque di un valore relativamente basso, tale indicatore deve essere interpretato. Infatti la situazione cambia molto se dal conteggio escludiamo le interpellanze urgenti e le interrogazioni a risposta immediata. Quelle situazioni cioè in cui l’esecutivo non può sottrarsi dal rendere conto del proprio operato. Se analizziamo le risposte ad atti ispettivi non urgenti infatti il governo Meloni scivola agli ultimi posti nel confronto con i suoi predecessori.
QUANTE COMUNICAZIONI HA RESO IL GOVERNO?
32 le comunicazioni, informative e relazioni rese dal governo Meloni alle camere dal suo insediamento.
Si tratta però di un numero estremamente limitato di interventi rispetto a tutti gli atti di sindacato ispettivo presentati dal parlamento. Camera e senato infatti hanno a disposizione diversi strumenti che, in teoria, dovrebbero servire per ottenere informazioni dal governo su fatti di particolare interesse pubblico. Si tratta delle interrogazioni e delle interpellanze.
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Per quanto riguarda l’attuale esecutivo, gli atti di sindacato ispettivo prodotti fino al 31 maggio sono stati 2.478 di cui 848 hanno ricevuto una risposta. Come abbiamo già anticipato questo dato rappresenta il valore più elevato nel confronto fra i governi delle ultime 3 legislature, anche se le differenze tra un esecutivo e l’altro non sono particolarmente marcate. Il governo Renzi infatti aveva risposto al 33,2% degli atti ispettivi, il governo Conte I al 33%, il governo Draghi al 32,9%.
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POCHE INTERROGAZIONI NON URGENTI MA…
Il dato relativamente elevato del governo Meloni è dovuto al fatto che sono stati presentati finora pochi atti che non prevedano una risposta immediata. Se infatti consideriamo esclusivamente le interrogazioni a risposta orale e scritta, quelle a risposta in commissione e le interpellanze non urgenti possiamo osservare che gli atti ispettivi sottoposti all’attuale governo sono stati solamente 1.867. Ovviamente su questa differenza influisce il fatto che il governo Meloni è in carica solamente da 8 mesi. Peraltro considerando il tasso di risposta a questo tipo di interrogazioni l’attuale esecutivo scivola all’ultimo posto (14% circa). Mentre i valori più alti sono dei governi Renzi (21,9%), Letta (18,9%) e Gentiloni (17,7%).
Interrogazioni a risposta immediata e interpellanze urgenti sembrano essere l’unico modo per i parlamentari per farsi rispondere dal governo.
(L’analisi integrale è su Openpolis, qui)