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Il termometro dei consumi dice che la crisi è finita?

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L’Osservatorio permanente Confimprese-EY sui consumi di mercato: “Pur essendoci un quadro in miglioramento rispetto al mese di luglio 2020, la strada verso la ripresa è ancora lunga”. Ma, a sorpresa, i dati dimostrano come la vaccinazione spinge l’economia

Se oltre alla febbre portata dal Covid potessimo misurare anche la temperatura alla nostra situazione economica, dovremmo dire che non ci siamo ancora ripresi del tutto dal colpo assestato dalla pandemia. La situazione, per carità, è in netto miglioramento rispetto al 2020, annus horribilis del lockdown, ma poi basta comparare i consumi di quest’estate con quelli del 2019, ultimo anno prima della pandemia, per vedere solo numeri contrassegnati dal segno meno.

È quanto emerge dai dati raccolti dall’Osservatorio permanente Confimprese-EY sui consumi di mercato analizzando i numeri del mese di luglio così da tracciare una linea spartiacque tra il 2019 e il 2020 e sottolineare la differenza del livello dei consumi nei due anni presi in considerazione. “Pur essendoci – commentano gli analisti – un quadro in miglioramento rispetto al mese di luglio 2020 sostenuto da un sistema Paese che inizia a dare segni di ripresa con un Pil migliore rispetto ai cugini d’Oltralpe, la strada verso la ripresa è tuttavia ancora lunga”.

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NEL 2021 VS 2019 SOFFRE SOPRATTUTTO IL TURISMO

Tra i canali di acquisto, oltre al -53% del travel che continua a soffrire maggiormente le conseguenze della pandemia, troviamo i centri commerciali in flessione a -23% (erano a -18% nel mese di giugno vs giugno 2019) e gli outlet a -17%. Dato negativo per le high street a -28%. Quanto alle aree geografiche la peggiore è il Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna) -25%, seguito dall’area Nord-Est -23% (Emilia-Romagna, Triveneto) e Nord-Ovest -22% (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta). Segue a breve distanza l’area Sud -19% (Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata).

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CONSUMI 2021 VS 2020

L’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento e non food ci dice insomma che, rispetto allo scoppio della pandemia, la perdita è ancora mostruosa, del -22%. Diversa, invece, la situazione rispetto all’annus horribilis del 2020: +8%, ma c’era stato di mezzo il lockdown.

Rispetto all’anno in cui è scoppiata in tutto il mondo la crisi sanitaria del Coronavirus, la ristorazione riprende quota e, complice il periodo estivo che invita ai consumi fuori casa e l’ampliamento/allestimento di spazi esterni e dehor, mette a segno una crescita del +26%. Cifre decisamente più contenute pari a +4% per abbigliamento/accessori che, nonostante la l partenza saldi con un mese di anticipo rispetto al 2020 non hanno dato i risultati sperati. Anche il non food registra una crescita più contenuta rispetto ai mesi precedenti e chiude a +4%.

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Tra i canali di vendita, da segnalare in primis l’inversione di tendenza del travel che, per la prima volta dall’inizio della pandemia (marzo 2020) chiude luglio 2021 in positivo: +13%, “segno che gli italiani grazie anche alla campagna vaccinale, iniziano nuovamente a frequentare stazioni e aeroporti”. I centri commerciali recuperano e chiudono a +11%, migliorano gli outlet a +16%, segno che gli italiani non disdegnano una sosta nei grandi centri degli sconti. Le high street si fermano a +6%: è evidente che le città non si sono ripopolate, forse influenzate dallo smart working estivo. Quanto alle aree geografiche, sono in significativo miglioramento. A partire dal Nord-Est +14%, seguito dal Centro +10%, dal Nord-Ovest +9%. “Fanalino di coda il Sud +3%, che, nonostante il periodo estivo e il conseguente maggiore afflusso turistico, paga il numero minore di vaccinati”, dicono dall’Osservatorio sui consumi.

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