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Immobile occupato da Casapound, per la Castelli (5S) va liberato subito

Casapound

La corte dei Conti ha calcolato il danno erariale per l’affitto non pagato da Casapound per la sede nel quartiere Esquilino: 4,6 milioni di euro. “Quel bene deve tornare alla collettività” ha commentato la vice ministra Castelli

“La liberazione dell’immobile occupato abusivamente da CasaPound da oggi è ancora più prioritaria” ha commentato Laura Castelli, vice Ministro dell’Economia e delle Finanze. La Corte dei Conti ha calcolato infatti un danno erariale di oltre 4 milioni e 600 mila euro, generato durante negli oltre 15 anni in cui la struttura di Via Napoleone III è stata sottratta all’utilizzo civico.

La procura regionale della Corte dei Conti ha notificato gli inviti a dedurre a cinque dirigenti dell’Agenzia del Demanio, tra cui il direttore della sede di Roma Antonio Ottavio Ficchi, e a quattro del Miur, per un danno erariale pari a 4,6 milioni di euro in relazione alla mancata riscossione per 15 anni del canone del palazzo occupato di via Napoleone III, nel quartiere Esquilino a Roma, dove si trova anche la sede di CasaPound.

LA SEDE DI CASAPOUND

L’immobile, un edificio di sei piani di proprietà dello Stato che nel settembre del 1958 il Ministero delle Finanze-Direzione Generale del Demanio concesse in uso governativo al Ministero della Pubblica Istruzione, cominciò ad essere occupato a partire dal 2003, a seguito di uno sgombero e di trasloco dei vecchi uffici, da esponenti del movimento politico di estrema destra. Nei confronti di CasaPound, però la magistratura contabile non può intervenire trattandosi di un’associazione di diritto privato.

LA SENTENZA DELLA CORTE DEI CONTI

La vicenda dell’occupazione da parte di CasaPound dell’immobile in Via Napoleone III a Roma “manifesta, con tutta l’evidenza della semplice narrazione dei fatti, la gravissima negligenza e la scarsissima cura (mala gestio) che l’amministrazione pubblica ha mostrato nei confronti di un intero edificio di proprietà pubblica di ben sei piani che per oltre 15 anni È stato sottratto allo Stato ed alle finalità pubbliche in palese violazione delle più elementari regole della (sana) gestione della cosa pubblica e in contrasto con il particolare regime vincolato cui sono soggetti i beni del patrimonio indisponibile dello Stato”. Lo scrivono i giudici della Corte dei Conti del Lazio.”Non è tollerabile in uno Stato di diritto – si legge ancora nell’atto dei giudici contabili – una sorta di ‘espropriazione al contrario’, che ha finito per sottrarre per oltre tre lustri un immobile di ben sei piani, sede storica di uffici pubblici, al patrimonio (indisponibile) dello Stato, causando in tal modo un danno certo e cospicuo all’erario”.

Ancora, si ricorda, “i beni immobili del patrimonio indisponibile (quale quello in discorso ‘non possono essere sottratti alla loro destinazione, se non nei modi stabiliti dalle leggi che li riguardano’ (art. 828, co. 2, del codice civile), sottrazione invece palesemente avvenuta per oltre 15 anni, nell’inerzia più totale delle amministrazioni competenti”.

PAGAMENTO DELL’INDENNITÀ DI OCCUPAZIONE

La Procura regionale “ritiene che l’occupazione sine titulo dell’immobile da parte di CasaPound e degli altri occupanti abbia determinato una perdita economica per le finanze pubbliche – e comunque una lesione al patrimonio immobiliare pubblico, dato che il cespite non è stato proficuamente utilizzato per oltre 15 anni (e non lo è tuttora) – da calcolarsi, in base al criterio reddituale, in via equitativa ex art. 1226 c.c., ricorrendo al parametro costituito dall’indennità di occupazione sine titulo che si sarebbe dovuto richiedere agli occupanti, ovvero, in alternativa, al risarcimento dei danni che, in via autonoma o nell’ambito di azioni penali o civili mai intentate o mai coltivate, sarebbero state liquidate in sede giudiziaria (in entrambi i casi si tratta di importi commisurati al canone di locazione non percepito)”.”Poiché le iniziative di natura amministrativa in autotutela patrimoniale e/o le azioni, civili e penali, comunque finalizzate al rilascio dell’immobile ed eventualmente al risarcimento dei connessi danni, non sono state attivate né proposte dal MIUR e dall’Agenzia del demanio, pur avendo prospettive di successo certe”, per i giudici “quanto meno si doveva procedere alla richiesta, dapprima in via amministrativa, successivamente ed eventualmente in via contenziosa, del pagamento dell’indennità di occupazione.

CASTELLI: “IMMOBILE DEVE TORNARE ALLA COLLETTIVITÀ”

“Attendere oltre è offensivo per lo Stato e per i cittadini onesti. Quel bene deve tornare alla collettività, per essere inserito, come già detto nelle settimane scorse, o in un piano di riqualificazione o in un piano di dismissioni del patrimonio pubblico, entrambi obiettivi prioritari di questo Governo”. Ha commentato così il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli.

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